Alzi la mano chi non si è emozionato, almeno una volta, guardando la copertina di un disco o di un cd. Infatti, sono molte le rappresentazioni iconiche immortalate in moltissimi dischi divenuti storici.
Non è sempre stato cosi
All’inizio le copertine dei dischi (che erano eslcusivamente a 78 giri) erano delle semplici buste marroncine come la nostra carta da pacco e, al massimo, riportavano la scritta dell’orchestra e il titolo dell’opera. O il logo della casa discografica. Certamente l’unico scopo era prevenire eventuali graffi al vinile e proteggere i suoi delicati solchi, magari dalla polvere.
I dischi di quel periodo erano quindi tutti uguali fra loro (almeno all’esterno) così qualcuno ha pensato che sarebbe stato bello sfruttare quella superficie per mandare qualche messaggio. Non dimentichiamo che siamo alla fine degli anni 30 e che il concetto di marketing (e di pubblicità) era davvero molto differente rispetto ai giorni nostri.
L’intuizione è dovuta alla fantasia di un disegnatore
Alex Steinweiss (1917-2011) è stato un grafico americano impiegato alla Columbia Records come disegnatore. Un giorno (era il 1939) propone al suo supervisore di illustrare la copertina di un disco, “Smash Song Hits” di Rodgers & Hart. Inizialmente non trovò alcun sostegno, anzi il netto rifiuto, ma decise di insistere in quanto era fermamente convinto che la sua fosse un’idea eccellente.
Scelta vincente
La decisione della Columbia di assecondare il proprio grafico, il quale era evidentemente un innovativo, porta subito un grande incremento delle vendite e apre la strada ad un futuro in cui la copertina di un disco ricoprirà un ruolo molto importante per il pubblico. Possiamo tranquillamente affermare che da quel momento nulla fu più come prima ed iniziò un periodo di grande innovazione musicale in cui, anche la copertina, aveva un ruolo ben preciso nel processo di marketing.
Tutto il resto è storia.
