Black Hole Sun è uno dei più famosi singoli dei Soundgarden, pubblicato il 4 maggio del 1994 e facente parte dell’album Superunknown.
Il brano, che ebbe un enorme successo tanto da rimanere in vetta alla Billboard Mainstream Rock Track per circa sette settimane, venne composto dal frontman della band Chris Cornell in soli quindici minuti dopo aver visto per tutto il giorno dei film horror. Il testo, accompagnato da una melodia cupa e malinconica, trasporta l’ascoltatore all’interno di un mondo onirico e desolato, prossimo alla fine
La voce graffiata di Chris Cornell colora il paesaggio tanto da farlo assomigliare a uno dei più oscuri dipinti surrealisti di Salvador Dalì o Ives Tanguy. Le parole preannunciano la fine di un qualcosa di non precisato: forse di un percorso, di una vita o del mondo intero.
Nella prima strofa, il narratore, quasi con rassegnazione, descrive la situazione in cui si trova la sua anima proiettandola all’esterno e facendola coincidere con il mondo. La rassegnazione permea le parole, tutto ciò che riesce a vedere è sul punto di morire, anche il cielo non ha più vita, non ha più luce. Davanti ai suoi occhi tutto muore e si imputridisce, tutto scompare sotto il “Black Hole Sun”. E, nel ritornello, il “Black Hole Sun” arriva per pulire il protagonista dei suoi rimorsi, dei suoi peccati, dei suoi dolori e traghettarlo, quasi dolcemente, verso la sua fine personale, verso la sua Apocalisse.
Nella seconda strofa il senso di rassegnazione prevale su tutto
Non c’è più tempo per gli uomini onesti, non è più tempo per ricordare la giovinezza, il freddo e la morte calano sul mondo e tutto diventa più freddo, simile a un Inferno ghiacciato: il Black Hole Sun non porta calore, porta la fine, lo zero, il gelo. Torna il ritornello, come un martello ricorda al narratore che non c’è scampo dal suo destino e non c’è possibilità di salvezza. Un ripetuto “Black Hole Sun, Black Hole Sun” suona nelle orecchie come una violenza continua su un’anima perduta e stanca, vittima di sé stesso e del mondo intero.
Sul finire del brano, le parole “Hang my head / Drown my fear / Till you all just disappear” mostrano come l’Apocalisse prima descritta possa essere un allucinato incubo del protagonista. Un’ossessione senza fine che si ripete nella mente di un’anima che si condanna a vivere, continuamente, una fine del mondo che corrisponde alla fine di sé stesso. Un’Apocalisse personale, dunque, un dipinto surrealista, un grido che squarcia il tempo e lo spazio.
Il clima surreale e apocalittico di Black Hole Sun viene ripreso nel video della canzone, diretto dal regista britannico Howard Greenhalgh
Il video mostra un tranquillo quartiere suburbano di una qualsiasi città, l’atmosfera ricorda il Tim Burton di Edward mani di forbice, con quelle case colorate sospese in un’irrealtà paradisiaca che si rivela però un cupo inferno. Gli abitanti, snaturati in ogni forma e addobbati da sorrisi innaturali e angoscianti, vengono inghiottiti da un sole diventato in pochi istanti un buco nero. Un’Apocalisse in piena regola, ma quello che c’è da chiedersi resta la domanda lasciata in sospeso dal testo della canzone: il mondo rappresentato è la proiezione dell’interiorità del narratore o è frutto di un brutale incubo?
(scritto da Samuele Iacopini)