Il chitarrista dei Pink Floyd David Gilmour rivela la sua ammirazione per Eddie Van Halen e Steve Lukather, e spiega perché in studio gli piace fare le cose in modo spontaneo.
David Gilmour spiega il suo approccio alla chitarra in un’intervista a Guitar World del 1988
David Gilmour discute le sue influenze blues e il suo “sound” – spesso imitato – e altro nell’intervista a GW del 1988. Di seguito estrapoliamo il pensiero di Gilmour da un’intervista del chitarrista inglese tratta dal numero di luglio 1988 di Guitar World, che presentava Eddie Van Halen in copertina. La storia originale aveva il seguente titolo: David Gilmour: Absolute Sound.
“Non ci sono dispositivi, personalizzati o meno,
che mi diano il mio suono. Mi viene dalle dita”
La trama del racconto
È il 2010. Una missione spaziale congiunta sovietico-americana ha stabilito con successo una vasta popolazione di coloni sulla luna. Le due dozzine di cosmonauti, astronauti, scienziati e astronomi assortiti vivono in pace e in armonia da quasi un anno. Il loro consolato generale, composto da un contingente di americani e russi, ha stabilito una serie di leggi alle quali tutti si attengono. E hanno scelto un inno nazionale per la loro casa a Lunaville.
A maggioranza, hanno scelto The Dark Side of the Moon dei Pink Floyd, un classico del 20° secolo che sta ancora, sorprendentemente, emergendo nelle classifiche di Billboard sulla Terra, quasi 40 anni dopo la sua uscita iniziale.
“Mi piace affrontare ogni traccia e ogni assolo
che faccio con una mente aperta“
David Gilmour, straordinario chitarrista, alla fine degli anni 80 è ancora un artista discografico attivo e ha inciso due dischi come solista: David Gilmour (1978) e About Face (1984). Nel 1986 Gilmour acquista la casa galleggiante Astoria, che si trova lungo il Tamigi, vicino Hampton Court, e la trasforma in uno studio di registrazione. E’ titolare del nome “Pink Floyd” insieme a Nick Mason e Richard Wright, in seguito ad una causa legale intentata (e persa) da Roger Waters.
Eppure, nonostante la popolarità diffusa e il plauso della critica di cui ha goduto negli ultimi 15 anni come artista solista, Gilmour ricorda ancora con affetto i suoi giorni con i Floyd. Lo straordinario The Dark Side of the Moon occupa un posto speciale nella sua memoria, anche se quando gli è stato chiesto di elencare il suo progetto preferito negli ultimi 40 anni della sua carriera, ha risposto: “Mi è piaciuto molto A Momentary Lapse of Reason. Penso che il mio modo di suonare sia stato piuttosto buono su quel disco, in realtà.”
“In realtà il mio approccio non è pianificato,
tranne che lavoro sul suono finché non suona come piace a me”
Come non essere d’accordo con Gilmour?
Certo, ha suonato alcuni assoli memorabili da quando è entrato nei Pink Floyd alla fine del 1967 (leggi l’articolo), come quello di Comfortably Numb (The Wall – 1979), Money (The Dark Side of the Moon – 1973, Pigs (Animals– 1977), All Lovers Are Deranged (David Gilmour – 1984), Marooned (The Division Bell – 1984), In Any Toungue (Rattle That Lock – 2016), solo per citarne solo alcuni. Ma in A Momentary Lapse of Reason, il primo album dei Floyd in cui Gilmour è veramente e prepotentemente protagonista, che David libera la sua immensa classe. Compositiva ed esecutiva. Infatti, probabilmente liberato dall’influenza prepotente di Roger Waters, riesce a sciogliersi da una sorta di catena e ad esprimersi senza freni.