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In through the out door, il canto del cigno dei Led Zeppelin e degli anni ’70

In Through the Out door

Il giorno di Ferragosto del 1979 accade quello su cui in pochi avrebbero scommesso: i Led Zeppelin pubblicano un nuovo album. In Through the Out door dovrebbe segnare l’ennesima rinascita della band, ma non andrà così.

Quando esce In Through the Out door, i Led Zeppelin arrivano da una serie di annate molto travagliate. I guai più appariscenti li ha avuti sempre Robert Plant; prima i problemi di salute alle corde vocali, poi il terribile incidente d’auto in Grecia. Quando il complesso sembra tornato a pieno regime con Presence, l’ennesima tragedia si abbatte sul vocalist.

Mentre i Led Zeppelin sono in tour negli Stati Uniti, come un fulmine a ciel sereno arriva la notizia della morte di Karac, il figlio di Plant. Il ragazzino, di appena cinque anni, muore per un’infezione allo stomaco. Non sono però solo le traversie di Plant a minare l’equilibrio del complesso.

Jimmy Page vive anni difficili, per alcuni a causa dei suoi sempre maggiori interessi per l’occultismo; più prosaicamente, il chitarrista è nel mezzo del tunnel dell’eroina. John Bonzo Bonham non se la cava meglio: la vita della rockstar per un ragazzo di campagna come lui non si rivela la più adatta. Il grande batterista si rifugia nell’alcol, di cui è sempre più schiavo.

Anche John Paul Jones, il componente più tranquillo e – per molti – vera mente musicale, soffre la vita vagabonda dei tour. Più volte Jones manifesta propositi di ritiro, mai concretizzati.

La tragedia del piccolo Karac fa comunque da detonatore per una situazione già difficile. I Led Zeppelin, com’è ovvio, annullano tour e impegni e Plant arriva vicinissimo all’idea di staccare la spina al gruppo. Nel 1978 i quattro musicisti si incontrano varie volte nella Foresta di Dean, nel castello di Clearwell. La costruzione neogotica ospita uno studio di registrazione, dove venne concepito tra gli altri Burn dei Deep Purple.

A Plant e soci torna la voglia di suonare.
Il tutto è complicato da problemi fiscali, che da anni li costringono a vivere una sorta di esilio; tant’è che il nuovo disco messo in cantiere verrà registrato in Svezia, ai Polar Studios di Stoccolma.

Nel frattempo, però, anche il mondo del rock è cambiato.
Il rock duro di cui gli inglesi furono capostipiti si è sublimato nel metal, genere al tempo stesso affine e lontano dai suoni zeppeliniani. Il mercato è stanco di virtuosi della chitarra e di pezzi dalla lunghezza chilometrica. La breve stagione del punk ha finito per spazzare via l’agonizzante rock progressivo, e ora gli eroi degli appassionati suonano oscura New Wave o commerciale Discomusic.

Il ritorno della band è un po’ come – per usare le loro stesse parole – “cercare di entrare dalla porta d’uscita” (trying to get in through the ‘out’ door). Da qui arriva il titolo del nuovo disco, le cui registrazioni sono forse le più travagliate della storia del gruppo. Page e Bonham, infatti, sono a mezzo servizio a causa delle loro dipendenze; la responsabilità del progetto ricade così sulle spalle di Plant – già provato dagli eventi – e Jones.

Per la prima volta il nome di Bonham è completamente escluso dalle composizioni, e lo stesso accade con quello di Page in un paio di brani. Un fatto quasi surreale, considerando la vulcanica creatività del chitarrista nei primi lavori.

Jones ha appena acquistato un sintetizzatore polifonico Yamaha GX-1, il cui suono sarà alla base di molti pezzi e finirà per dare un sound leggermente anacronistico all’album. Il packaging è forse la parte più curata del disco, che esce per la Swan Song, etichetta degli stessi Led Zeppelin.

Il vinile viene infatti proposto in un’anonima busta di carta da pacchi, con stampigliati nome e titolo; un po’ come se il disco fosse pronto per essere spedito. All’interno si cela la copertina vera e propria, ideata dalla Hipgnosis e disponibile in sei diverse versioni, impossibili da vedere prima dell’acquisto. Forse una trovata per scatenare una sorta di caccia tra i collezionisti.

La foto ritrae una scena da fumoso bar di New Orleans con vari personaggi; ogni copertina propone la stessa location, vista ogni volta da un punto di vista differente. Il locale è in realtà ricostruito in uno studio londinese.

In Through the Out door si apre coi suoni del sintetizzatore che annunciano In The Evening. Posto in apertura, il brano vanta un incedere roccioso ed è tra le cose migliori dei tardi Zeppelin. Il riff di chitarra di Jimmy Page è convincente e i sintetizzatori non troppo invadenti. La prestazione di Robert Plant, più muscolare e meno gridata del solito, è ottima.

Non manca un bell’assolo di Page, molto classico e all’insegna di fraseggi blues; a un tratto i ritmi rallentano e su un arpeggio di chitarra elettrica Jimmy sciorina una parte musicale che ricorda un po’ i Pink Floyd di qualche anno prima. Insomma, un attacco coi fiocchi.

La successiva South Bound Juarez si apre con un piano quasi honky tonk e un riff di chitarra saltellante e sincopato. Più o meno a metà durata arriva un assolo di Page al fulmicotone, davvero vecchio stile. In sostanza, però, il brano pur risultando nel complesso gradevole non riesce a decollare del tutto.

Si passa a Fool in the Rain, lungo e inusitato passo falso nel canzoniere dei Led Zeppelin. Un riff ininterrotto tracciato da tastiere e batterie ospita una prestazione non proprio memorabile di Plant alla voce. Purtroppo, però c’è ancora spazio per fare peggio e – improvvisamente – il ritmo prende la via inaspettata della samba, con tanto di percussioni e fischietti.

Un assolo molto particolare della chitarra di Page, filtrata da un octaver, non salva Fool in the Rain dall’essere probabilmente la più brutta canzone del repertorio dei Led Zeppelin.

Altro giro, altro genere: Hot Dog chiude in modo scanzonato la prima facciata all’insegna del country. Ed è il country più sfrenato, col piano da saloon di John Paul Jones e Robert Plant che pare una via di mezzo tra Elvis Presley e Johnny Cash. Anche la chitarra di Jimmy Page è pienamente calata nel genere.

Sembra incredibile, ma i Led Zeppelin risultano una credibilissima country band e – al netto dell’opportunità del tutto – Hot Dog risulta tanto fuori luogo quanto gradevole.

Il lato B di In Through the Out door si apre con Carouselambra, lungo episodio ai confini del rock progressivo che arriva con almeno un lustro di ritardo. L’attacco coi ridondanti sintetizzatori di Jones non è dei migliori e il brano pare procedere senza una vera direzione. A un certo punto un cambio di ritmo, inevitabile in territori prog, arriva e segna un deciso rallentamento.

L’atmosfera si carica di pathos, con la chitarra di Jimmy Page che regala vigorose pennate che risollevano la situazione. Nel finale si torna al non felicissimo tema iniziale; undici minuti che certo non segnano il trionfo dei Led Zeppelin. Un brano che vanta qualche bella intuizione ma che mette in grande evidenza soprattutto il declino della band.

Il penultimo brano della raccolta – e forse anche il più famoso – è All My Love, struggente ballata dedicata da Robert Plant al figlio Karac. Con South Bound Juarez, il pezzo è l’unico che non porta la firma di Jimmy Page. L’atmosfera del brano è piuttosto struggente nelle strofe, per poi aprirsi in un bel ritornello.

All My Love regala un bell’assolo di sintetizzatore di John Paul Jones e uno ulteriore di Page con la chitarra classica. Si tratta dell’unica volta in cui questo strumento compare tra le note dei Led Zeppelin.

La chiusura è per I’m Gonna Crawl, lentone un tempo specialità della casa.
L’introduzione con gli archi sintetizzati di Jones fa presagire il peggio, poi invece l’atmosfera cambia in una più salutare ballata soul dall’incedere lentissimo. Non siamo – o almeno non del tutto – nei territori blues di Since i’ve Been Loving You, ma più in quelli del lento pieno di pathos che farà la fortuna di Gary Moore.

L’assolo di chitarra di Jimmy Page, va detto, è davvero bello, ma forse all’epoca non è quello che si aspettano né i fan della prima ora, né le nuove leve di appassionati rock.

In Through the Out door si chiude così.
Pochi immaginano che con esso si chiuda la carriera dei Led Zeppelin, una delle più grandi band della storia del rock. Quella che sembrava un’ennesima rinascita, si scontra un anno dopo con un’altra tragedia.
L’ultima, stavolta.

Il 25 settembre del 1980 John Bonzo Bonham soccombe ai demoni che cerca di combattere con l’alcol; ed è proprio la sua dipendenza a essergli fatale.

“Desideriamo rendere noto che la perdita del nostro caro amico e il profondo senso di rispetto che nutriamo verso la sua famiglia ci hanno portato a decidere – in piena armonia tra noi ed il nostro manager – che non possiamo più continuare come eravamo.”

Con questo scarno ma sentito comunicato stampa i Led Zeppelin chiudono un decennio di trionfi. Page, Plant e Jones non torneranno mai sulla decisione.
Coda, del 1982, pur inserito a pieno titolo nella discografia, è in realtà una raccolta di scarti e inediti, compilato soprattutto per adempiere a obblighi contrattuali.

Ozone Baby, Darlene e Wearing and Tearing, tre brani di Coda, provengono proprio dalle registrazioni di In Through the Out door.
Le ultimi coi quattro cavalieri dell’hard rock riuniti in studio a suonare assieme.

— Onda Musicale

Tags: Deep Purple, Led Zeppelin, Robert Plant, John Bonham, Jimmy Page
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