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Un disco per il week end: “Appetite for Destruction” dei Guns N’ Roses

Siamo nella Los Angeles di fine anni ’80 ed è un periodo d’oro sia per il rock che per il metal. Con la nascita di sempre più band, alcune ancora altre presenti a discapito di quelle degli anni ’60 – ’70, e sottogeneri (il thrash è più che affermato e prende piede il glam) sempre più ragazzi sognano il rock. Questi ragazzi sono i Guns N’ Roses.

Guidati da Axl Rose, anagramma di Oral Sex per l’alias di William Bruce Bailey, il gruppo propone uno sleaze metal condito dalla giusta attitudine rock stradaiola oltre che strafottente ed estrema.

Dopo vari cambi di nome e line up, oltre che decine di concerti ed episodi al limite della legalità, la band sforna il suo primo album. È il 21 luglio del 1987 ed il mondo conosce ufficialmente Appetite for Destruction.

Il nome del fortunatissimo disco viene preso da un dipinto censurato di Robert Williams, ma viene poi cambiato nella forma che tutti noi conosciamo perché sembra che i Guns non pagarono il copyright.

Detto questo, diamo un’occhiata al primo disco di una delle band più famose, e chiacchierate, di sempre. Tra sesso, droga, risse con il pubblico, reunion e rock n’ roll.

Welcome to the Jungle: l’iconico riff echeggiato di Slash, vero e proprio simbolo con il cilindro e la fida Les Paul, caratterizza uno dei più famosi pezzi della band americana.

Il testo parla della giungla urbana, Los Angeles, piena di vizi e tentazioni. Una sorta di paradiso apparente, ma che in realtà nasconde decadenza e squallore, un vortice negativo che inghiotte i malcapitati.

Una delle strofe finali, “you know where you are/you’re in the jungle baby/you’re gonna die”, è tratta da uno strano episodio accaduto a Rose in compagnia di un amico.

I due erano per le strade di Seattle quando un senzatetto urla loro quella frase (sai dove sei? Sei nella giungla piccola! Stai per morire!). Effetto riuscito? Forse. Hit di successo? Assolutamente sì!

It’s So Easy: uno dei primi singoli estratti dall’album, al pari del precedente, che mostra il lato più cinico e strafottente della band. Da notare il giro di basso iniziale di Duff McKagan ed il cambio di voce, da arrabbiata a melodica, assieme all’arpeggio delle chitarre di Slash ed Izzy Stradlin.

Nightrain: quando si è in una rock band il dividere le spese è all’ordine del giorno. Tra benzina, strumentazione, cibo e quant’altro un po’ di alcol non manca mai, ma cosa fare quando i soldi scarseggiano?

Semplice, trovare qualcosa di economico come il vino che dà il titolo a questa canzone, un dollaro, e mischiarlo ad un testo che parla di pericoli, altri liquori e qualcosa di pericoloso.

Veloce come un cazzotto e tagliente come un coltello, questa l’estrema sintesi del pezzo. Anche se non è uno dei pezzi più conosciuti dei Guns vi farà fare un bel salto dalla sedia perciò gustatevelo a tutto volume!

Out Ta Get Me: se è vero che là fuori è una giungla non è detto che bisogna per forza essere preda o predatore. A volte si può anche mantenere la propria umanità. Più che adeguati i cori mentre le chitarre assassine di Slash e Stradlin macinano un riff dietro l’altro.

Mr. Brownstone: i Guns non sono mai stati estranei alle droghe e non l’hanno neanche mai nascosto quindi perché non farci un testo sopra? Tanto non c’è nulla da nascondere in ogni caso.

La canzone parla appunto dei loro stravizi dovuti all’uso di eroina. Da notare i ritmi tribali grazie alle percussioni ed alla batteria di Steven Adler.

ParadiseCity: hit corale da cantare a squarciagola che segue i dettami, ed i sogni, delle rockstar. Take me down/To the paradise city/Where the grass is green/And the girls are prettyrecita il famosissimo ritornello prima delle rullate impazzite di Adler ed il basso di McKagan che fanno da tappeto sonoro per le chitarre indiavolate e la voce al vetriolo di Rose!

Un’esplosione rock fino alla fine per un paradiso fittizio, una Los Angeles corrotta, che è riuscito persino ad uccidere Capitan America.

My Michelle: un inquietante arpeggio, condito dal giro di basso di McKagan, raccontano la vera storia di Michelle, un’amica della band, la cui vita è stata una delle tante perse nella giungla.

Think About You: canzone d’amore, rock e stradaiola al punto giusto, scritta da Izzy Stradlin in cui si canta del classico pensare sempre all’amata, ovunque e comunque.

Sweet Child O’ Mine: uno dei pezzi più famosi del gruppo è questa canzone d’amore scritta da Axl Rose per la moglie di allora, Erin Everly.

Un pezzo nato quasi per gioco con il famosissimo riff di Slash a cui si sono uniti subito tutti gli altri. Dulcis in fundo il testo di Rose, scritto come una lettera, che evidenzia la poesia del momento sorretta dall’ispiratissima chitarra di Slash.

You’reCrazy: veloce e cattiva, praticamente l’antitesi della traccia precedente, dove l’amore lascia spazio al disprezzo ed al dolore. Questo perché “you’re fuckin’ crazy”.

AnythingGoes: ipnotica e folle il brano che Rose e Stradlin suonavano ancora ai tempi degli Hollywood Rose. Rapido e schietto, si parla di sesso con non poche distorsioni dal punto di vista strumentale. Curioso.

RocketQueen:lungo brano finale, poco più di sei minuti, che chiude in bellezza il disco in cui Axl canta ancora principalmente di una ragazza.

A proposito di questo la parte inaspettata è il sentire dei gemiti femminili ad un certo punto della canzone che riassume lo stile della band e del disco intero.

 

Giudizio sintetico: tra i capolavori della band, un album che ha fatto la storia e che continua ad ispirare. In poche parole non stanca mai e, come il buon vino, invecchia magnificamente

Copertina: il tatuaggio che Axl Rose sfoggia sull’avambraccio raffigurante una croce con i teschi dei cinque alle estremità ed al centro (Rose)

Etichetta: Geffen

LineUp: Axl Rose (voce), Slash (chitarra), Izzy Stradlin (chitarra), Duff McKagan (basso) e Steven Adler (batteria e percussioni)

 

Vanni Versini – Onda Musicale

 

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— Onda Musicale

Tags: Slash, Axl Rose, Steven Adler, Duff McKagan, Guns N' Roses, Izzy Stradlin, Vanni Versini, Appetite for Destruction
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