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Quando la canzone è scritta per sbaglio: ecco 10 esempi

Chissà quante volte sarà successo che una canzone sia stata scritta per sbaglio. Magari all’inizio non piaceva nemmeno al suo autore, oppure è stata modificata direttamente in sala di incisione.

C’è molto di più nello scrivere una canzone classica di quanto la maggior parte delle persone possa pensare. Per quanto qualcuno possa affermare di aver avuto un colpo di genio al suo ingresso in studio, è necessario mettere molto cuore e anima in quello che si sta facendo prima di riuscire a creare qualcosa in grado di resistere ai giudizi del tempo. Inoltre, a volte, le idee migliori arrivano quando meno te lo aspetti ed è esattamente quello che vogliamo raccontare in questo articolo in cui, per l’appunto, analizzeremo la genesi di alcuni brani nati per sbaglio. O quasi.

Spezzoni o scarti di incisioni precedenti

In effetti, spesso, la maggior parte di questi brani non erano affatto pensati per far parte della discografia della band, essendo originariamente solo brevi frammenti o spezzoni (spesso scartati) di canzoni precedentemente incise dalla band. Tuttavia, qualcosa deve essere successo durante il processo di registrazione, per cui – in un modo o nell’altro – alla fine sono stati scelti anche se la band (forse) non ricorda nemmeno come sia successo.

1. Rock and Roll – Led Zeppelin

Da sempre i Led Zeppelin hanno avuto un rapporto di amore-odio con la stampa e i critici erano spesso ferocemente spietati nei loro giudizi in quanto pensavano che fossero troppo derivati ​​​​dai musicisti che li avevano preceduti. Come dimostra il brano Rock and Roll (contenuto in Led Zeppelin IV del 1971non c’è niente di male nell’ispirarsi al passato e magari fare anche meglio. La band aveva percorso molta strada da quando era una semplice blues band del circuito londinese e stava dirigendosi a grandi falcate verso alcuni brani epici come Stairway to Heaven e Battle of Evermore. Durante alcune sessioni di registrazione il batterista John Bonham – detto “bonzo” – ha modificato il caratteristico ritmo di batteria di Keep a Knockin di Little Richard. Ad un certo punto Robert Plant è arrivato con una nuova serie di testi, quasi improvvisando i vari pezzi prima di inventare una delle jam più improvvisate dell’intera carriera degli Zeppelin. Come suggerito dal titolo, la canzone si basa su una delle strutture più frequenti del rock and roll, il blues in 12 misure in accordo di LA.

Il chitarrista Jimmy Page ha più volte affermato che la struttura della canzone è nata mentre si cercava di completare (invano) la stesura di Four Sticks. In un momento di ispirazione, Page ha cominciato a suonare, e Plant ha scritto i testi. In soli 15 minuti la canzone era quasi completata.

2. Bohemian Rhapsody – Queen

Bohemian Rhapsody è una di quelle canzoni che si avvicina alla perfezione. Per quanto Freddie Mercury possa aver pensato ai movimenti di qualcosa del genere, è una delle poche canzoni che sembra essere sempre esistita. Il che è piuttosto strano considerando che Freddie scrisse la maggior parte del brano nella sua casa situata a Kensington (nella zona ovest di Londra), nei primi mesi del 1975. Il produttore del brano, Roy Thomas Baker, raccontò come Mercury, dopo avergli suonato la sezione iniziale di ballata al pianoforte, si fermò e disse: “E questa è la parte dove arriva l’opera!“. Lo stesso giorno, i due andarono a cena insieme, e fu in quest’occasione che il Freddie chiese seriamente se avrebbe potuto scrivere un brano dalla struttura diversa dal solito. Il chitarrista Brian May ha confermato come la band abbia subito accolto positivamente l’idea di Mercury, ritenendola intrigante e originale. In molti si sono interrogati sul reale significato del titolo del brano, in realtà, il nome “Bohemian Rhapsody” evoca la particolare struttura musicale della canzone stessa, considerata non convenzionale (la rapsodia).

Le registrazioni del brano iniziarono il 24 agosto 1975 e durarono circa 20 giorni. Alla fine il risultato fu assai soddisfacente per tutti, dal momento che il brano fu curato nei minimi dettagli (l’album A Night at the Opera risultò tra i più costosi di sempre nella storia della musica). In alcune parti, le voci dei Queen furono sovraregistrate diverse volte, pare addirittura per un totale di circa 180 parti vocali, cosa davvero incredibile per quei tempi; non disponendo gli stessi studi di nastri capaci di contenere tutte le tracce necessarie per l’incisione del brano, si fu costretti a sperimentare un nuovo tipo di supporto, in cui si dovettero tagliare e incollare manualmente più sezioni, appunto, di nastro.

Il testo è stato interamente scritto da Freddie Mercury e, secondo Lesley-Ann Jones (uno dei biografi dei Queen), è il mezzo utilizzato dal cantante per dichiarare la propria omosessualità. Per i componenti della band è sempre stato un mistero il vero significato del testo, rappresentando la complessità del cantante. Il brano contiene numerosi riferimenti religiosi e al passato di Mercury.

Durante le registrazioni Freddie aveva sicuramente dei piani per questo brano, solo che tutto è andato in tilt durante il processo di scrittura perchè ha avuto delle difficoltà ad assemblare la musica, le parole e la parte operistica della canzone. Ha pensato che l’unica soluzione era di mettere tutto insieme ed ha collegato le diverse sezioni solo con alcuni lick di chitarra. Una scelta che avrebbe potuto creare non pochi problemi a più di una band ma non ai Queen. Il risultato è una delle più belle canzoni di tutti i tempi.

3. Jesus of Suburbia – Green Day

Quando i Green Day hanno iniziato a creare il seguito del loro deludente album Warning, nessuno ha intravisto davvero l’arrivo di American Idiot. Quando la band ha terminato gli ultimi ritocchi a quello che doveva essere il seguito, i master tapes sono scomparsi (forse rubati o semplicemente perduti) e i ragazzi hanno deciso di ricominciare da capo. Mike Dirnt ha deciso di affrontare la cosa con l’umorismo. Arrivato in studio da solo Mike ha scritto un frammento di 30 secondi di una canzone di cui tutti stavano ridendo, forse un riferimento ai nastri perduti. Successivamente, sia Tre Cool che Billie Joe Armstrong volevano scrivere qualcosa di proprio, creando un mix di melodie. Quello che inizialmente era stato quasi un gioco (per stemperare la tensione) in poco tempo è diventato qualcosa di molto più serio, al punto da essere considerato dai componenti della band come l’incipit per costruire un’opera rock completa basata su quell’idea. Jesus of Suburbia è stato l’autentico capolavoro dei loro sforzi, con Billie che ha preso frammenti di quelle che avrebbero potuto essere grandi canzoni da sole e le ha fuse insieme in un’epopea di 9 minuti pezzo.

Da questa canzone è stato tratto un videoclip di lunga durata, censurato da MTV in alcune sue parti poiché alcune scene furono ritenute troppo crude e impressionanti. Molti hanno considerato il video di questa canzone un cortometraggio. Del videoclip, diretto da Samuel Bayer, esistono tre versioni: una da 12 minuti completo di dialoghi, una da 6 minuti con protagonisti gli attori Lou Taylor Pucci e Kelli Garner ed un’altra da 9 minuti.

4. Even the Losers – Tom Petty

Se dovessimo chiedere a qualcuno degli Heartbreakers (la band di Tom Petty) qual è stata la registrazione più difficile che abbiano mai realizzato, probabilmente tutti risponderebbero indicando il disco Damn the Torpedoes (del 1979). Mentre la band stava preparando tutte le canzoni, Even the Losers era ancora allo stato embrionale con Tom Petty che aveva solo i versi della melodia senza alcuna idea per assemblare testo e musica. Anche al momento in cui la band ha iniziato a registrarla Tom non aveva ancora scritto nulla per il ritornello e non aveva detto a nessuno questo dettaglio. Durante la registrazione, arrivati al fatidico momento di cantare il ritornello Tom ha cantato “Baby, even the losers Get lucky sometimes Even the losers Keep a little bit of pride They get lucky sometimes“, il che ha funzionato bene ed è piaciuto a tutti. Quando è stato chiesto a Tom in seguito, un commento sull’accaduto, egli si è detto semplicemente sbalordito da come l’intera faccenda fosse stata improvvisata, soprattutto perché quel testo sembrava concludere l’intera canzone senza che lui se ne rendesse conto. Tom è stato senza dubbio un grande cantautore, ma in quella circostanza potrebbe avuto un aiuto dalla Dea Bendata. Anche se, come si dice spesso, la fortuna premia gli audaci. E Tom Petty lo era.

5. Columbia – Oasis

Le registrazioni dell’album Definitely Maybe furono piuttosto travagliate. Dopo aver registrato dei demo negli studi dei Real People a Liverpool nel 1993, gli Oasis si ritrovarono nello studio di Monnow Valley di Monmouth, vicino agli studi di Rockfield, all’inizio del 1994 per registrare il loro disco di debutto. Le registrazioni cominciarono sotto la guida del produttore Dave Batchelor – che Noel aveva conosciuto durante il tour con gli Inspiral Carpets – il quale adottava una tecnica di lavoro che non piaceva al gruppo: faceva registrare gli strumenti separatamente, un metodo che secondo la band faceva perdere alle canzoni la loro energia. 

Queste le parole del chitarrista Paul Arthurs (uno dei fondatori della band):

Non andava. Era la persona sbagliata per quel lavoro. Molto più anziano di noi, tanto per cominciare. Conosceva Mick Jagger personalmente. Suonavamo in questa grande stanza, eccitati dal fatto di suonare in questo studio, a suonare come avevamo fatto sempre. Lui diceva: “Venite ad ascoltare”. E noi: “Non suona come suonava in quella stanza”. Cos’è quello?”. Era debole. Troppo pulito. Ci fece fare Slide Away per due giorni. Diceva: “Continuate a farlo, continuate a farlo”. Non c’era atmosfera.”

Quando hanno iniziato a fare ascoltare “Columbia” (ancora non completata) ai loro amici, gli Oasis sono stati incoraggiati a scrivere alcune parole sulla traccia, in quanto gli ascoltatori pensavano che fosse solo una jam dal vivo su cui stavano lavorando. In realtà si trattava di una cover che veniva usta spesso per aprire le loro esibizioni dal vivo. Viene quindi deciso di lavorare si quella base. modificandola in modo da evitare eventuali accuse di plagio. Alla fine è nato un brano bello e originale.

6. Life in the Fast Lane – Eagles

Quando gli Eagles sono entrati in studio per realizzare Hotel California, non c’era più tempo da perdere. Dato che gli ultimi dischi erano andati leggermente meglio con ogni nuova uscita, questo era il momento in cui la band doveva partorire un disco classico. A qualunque costo. Non c’era più assolutamente spazio per sbagliare e la band ha sfoderato una prova davvero eccellente, in particolare il chitarrista Joe Walsh. Entrando nel dettaglio delle sessioni, Life in the Fast Lane non doveva essere una canzone, ma solo una sorta di “riscaldamento” di Joe Walsh prima di iniziare a suonare. Il brano è sostanzialmente basato su un esercizio con le dita prima di suonare, e Glenn è rimasto stupito da quanto il riff fosse accattivante, pensando che sarebbe stato benissimo all’interno di un pezzo rock “old style“. La parte musicale era terminata e la band ha potuto dedicare del tempo alla stesura del testo. Quasi per caso, Glenn si è ritrovato nell’auto di uno dei suoi amici spacciatori mentre si stava recando ad una partita di poker, mentre l’autista – scherzando sul titolo della canzone – serpeggiava nel traffico sull’autostrada. Dopo alcune modifiche, Life in the Fast Lane è passata dall’essere una canzone qualunque ad essere una delle tracce più importanti della prima metà del disco. Non male per un brano che non esisteva nemmeno all’inizio.

7. Cignus X1 – Rush

Nel mondo del prog rock, ciò che i Rush sono stati in grado di realizzare da un punto di vista strumentale sembra – a tratti – sovrumano. Solo una band come i Rush avrebbe potuto scrivere una canzone magica come Cygnus X1, brano di chiusura del loro album Farewell to Kings. Durante le sessioni di Moving Pictures, la band stava tornando a casa (a Toronto) quando Neil Peart ha iniziato a percepire lo strano ritmo del codice Morse mentre l’aereo stava atterrando. Neil ha cercato di memorizzare questo suono fino alle prove successive e, insieme a Geddy Lee, inizialmente pensa di farci un pezzo strumentale in un momento di pausa in cui Alex Lifeson è momentaneamente fuori dallo studio. Riascoltando la loro creazione sono riusciti a trasformarla in uno dei loro brani strumentali più avventurosi, riuscendo quasi a catturare la sensazione di trambusto che si percepisce all’interno di un aeroporto.

8. I’ve Got A Feeling – Beatles

Verso la fine della loro storia era ormai chiaro a tutti e quattro che l’unico binomio in grado di creare qualcosa di interessante era quello Lennon e McCartney. Infatti, per quanto rispettosi fossero durante le prove, sia John che Paul erano diventati gli unici (o quasi) autori di canzoni nei Fab Four, spesso presentando le loro creature musicali – ormai ultimate – al resto della band. Durante la realizzazione del documentario Get Back, si nota Paul entrare con la struttura di base di I’ve Got a Feeling, praticamente costruita su una struttura di accordi piuttosto semplici. Mancava solo di aggiungere il testo ma John Lennon aveva in mente di aggiungere il frammento di una melodia chiamata Everybody Had a Hard Year, che (secondo lui) si adattava perfettamente agli accordi che aveva portato Paul. L’intelaiatura di questo brano – basato su due accordi – è speculare a quella di A Day in the Life. Così come nel capolavoro di Sgt Peppers, formato dalle parti iniziale e finale di John che racchiudono la sezione mediana di Paul, questa volta la struttura portante è di Paul McCartney, così come sono sue la prima e l’ultima parte, e nel segmento centrale si incastra alla perfezione il segmento proposto da Lennon. Questo pezzo costituisce l’ultima collaborazione fra John e Paul.

9. Pour Some Sugar On Me – Def Leppard

Al momento della sua uscita, Hysteria dei Def Leppard si stava rapidamente trasformando in uno dei dischi più costosi mai realizzati nel Regno Unito. Nel frattempo la band ha affrontato il terribile incidente d’auto del batterista Rick Allen e ha alternato diversi produttori. La pubblicazione del disco è stata quindi molto travagliata e ha richiesto circa tre anni. Tuttavia, verso la sine delle sessioni mancava ancora la canzone principale, anche se quasi tutto il disco era praticamente completato. I ragazzi decisero allora di fare una pausa e prendersi un bel caffè insieme. E’ in quel momento – prima di uscire dalla stanza – che Joe Elliott (il frontman della band) prende una chitarra acustica e inizia a cantare il ritornello di Pour Some Sugar On Me, che cattura l’interesse di Mutt Lange (il loro produttore discografico). Viene a tutti l’idea di non perdere altro tempo e di registrare nel più breve tempo possibile quella traccia, anche se non entusiasma appieno i vertici della produzione. Tuttavia, la forza di questa canzone – da sola – li porterà a raddoppiare il loro successo. Infatti, il brano ha raggiunto la seconda posizione nella classifica Billboard Hot USA nel 1988. Una versione live della canzone è stata inserita nel videogioco musicale Guitar Hero: Warriors of Rock.

Per Pour Some Sugar on Me furono realizzati due differenti videoclip. Il primo dei due mostra la band che suona all’interno di una casa fatiscente, situata a Dublino, che viene demolita da alcune palle demolitrici e da un corpulento operaio edile di sesso femminile, armato di martello. I membri dei Tesla compiono un’apparizione speciale in mezzo alla folla. Questa prima versione fu realizzata prima che il brano diventasse un successo negli Stati Uniti, e infatti fu trasmessa solo nel Regno Unito. Il secondo, e più famoso video, mostra la band mentre esegue il brano dal vivo, utilizzando filmati di concerto dal vivo che sarebbero poi stati pubblicati nel VHS Live: In the Round, in Your Face del 1989. Inoltre, la seconda versione del video è caratterizzata da un esteso e distorto intro al posto di quello che appare nella canzone contenuta nell’album: “Step inside, rock this way…“. La maggior parte delle raccolte dei Def Leppard utilizzano questa versione presa dal video.

10. Like Spinning Plates – Radiohead

Radiohead sono un gruppo musicale rock alternativo inglese formatosi nel 1985. Fino al 1992, quando cambiarono nome, erano noti come On a Friday. Hanno venduto circa 40 milioni di dischi in tutto il mondo. Nella loro carriera hanno attraversato – come molte altre band – il periodo della sperimentazione che coincide con l’uscita (nel 2001) del disco Amnesiac. Più o meno nel periodo in cui la band stava lavorando alle sessioni che avrebbero dato vita a Kid A e Amnesiac, avevano pianificato di includere la canzone I Will prima di decidere che aveva bisogno di essere sistemata un po’. Nel tentativo di capire cosa funzionasse meglio, la band ha deciso di suonare l’intera traccia al contrario e hanno finito per decidere che il tentativo andava benissimo. Invece di andare avanti con quella impostazione, il frontmand della band Thom Yorke ha pensato che sarebbe stato meglio scrivere un’intera canzone in quel modo, inventando una nuova melodia vocale che si è poi trasformata in Like Spinning Plates. Il motivo per cui l’intera canzone sembra fluttuare nell’aria è perché si sta ascoltando la canzone originale dei Radiohead che è stata suonata interamente al contrario.

— Onda Musicale

Tags: Green Day, Queen, Led Zeppelin, Radiohead, Eagles, Tom Petty, Neil Peart
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