Una firma. Cinquemila sterline di anticipo. Quattro ragazzi estasiati che escono dagli studi della EMI (leggi l’articolo) saltando per la gioia dopo aver firmato il loro primo contratto.
Poco, è bastato veramente poco per dar vita a quella che sarebbe diventata la band più influente della storia della musica, i Pink Floyd. Da quel giorno, era l’1 febbraio del 1967, sono passati ben 50 anni, che hanno visto i quattro ragazzi britannici, Syd Barrett, Roger Waters, Rick Wright, Nick Mason, poi David Gilmour subentrato allo stesso Barrett, ridisegnare la musica, studiarla, innovarla, farla uscire da schemi, anticipando i tempi.
A Londra ormai avevano già un buon seguito, a fronte di un investimento economico consistente, l’idea era quella di realizzare un prodotto professionale. Elektra e Polydor si fecero avanti per provare a mettere i Floyd sotto contratto, alla fine fu la EMI a scritturarli, con la Columbia, facendo leva anche su un consistente anticipo (5mila sterline).
Dopo la firma con la EMI, i Pink Floyd abbandonarono il repertorio delle cover e l’11 marzo, in Gran Bretagna, pubblicarono il loro primo singolo, Arnold Layne, che raccontava la storia di un feticista, come spiegato da Roger Waters in seguito. (leggi l’articolo)
Ma il 5 agosto arrivò addirittura il primo 33 giri, ‘The Piper At the Gates Of Down’, album formato in gran parte da pezzi scritti da Barrett, come Astronomy Domine e Insterstellar Overdrive.
Il disco, racconta il libro ‘Il Fiume infinito’ dei Lunatics, “fu registrato allo studio 3 della Emi, situato nel complesso di sale che dal 1970 saranno ribattezzate Abbey Road grazie al successo dell’album omonimo dei Beatles”.