Recensioni e Interviste

“Lingonberry” è il secondo, esplosivo, album dei Deaf Lingo: l’intervista esclusiva

foto band

Il disco è una bella sorpresa per chi non li conosceva; un’ottima riconferma per chi già li apprezzava. Sono milanesi ma escono con un’etichetta svedese. Hanno le idee chiare e tanto da dire. Eccoli intervistati in esclusiva per Onda Musicale.

Sandro Specchia, Yuri Ferrari, Gabriele Zaramella, Mauro Ronchi, ovvero i Deaf Lingo. Sta per uscire il vostro nuovo album. Se doveste recensirlo in anteprima, cercando di essere imparziali, come lo descrivereste?

Il migliore disco rock della storia. Bello ma soprattutto bello!

Avete pubblicato una manciata di singoli nel percorso che porta a questa nuova uscita. Come avete selezionato i brani? In cosa consiste l’importanza dei singoli nell’era della musica digitale? Oltre alla possibilità di presentare un brano per una playlist Spotify, ci sono altri punti a favore di questa strategia?

Per noi è un mondo nuovo, ci siamo affidati in tutto e per tutto alla nostra etichetta che ci ha consigliato quali singoli fare uscire e come gestire i social e le piattaforme di streaming. Non so se ci sia una strategia sotto tutto questo, da parte nostra speriamo solo che la nostra musica arrivi ai fan del genere.

Il vostro sound richiama influenze disparate. Alternative rock, punk, indie rock… Da dove derivano? Quali sono i gruppi che mettereste in un ipotetico calderone per ottenere i Deaf Lingo del 2022?

Siamo cresciuti ascoltando musica punk, dal proto-punk anni 70 alle band californiane anni 2000, passando da vari sottogeneri come l’hardcore, l’indie rock e l’emo-core. Negli anni, da ascoltatori,  ci siamo avvicinati a diversi generi, abbiamo scoperto nuove band e ritrovato in alcune rock band del passato grande ispirazione. Nel nostro sound puoi trovare influenze di band come Misfits, Pixies, Queens of the Stone Age, Nirvana, Dinosaur Jr, Thin Lizzy, Weezer, Green Day ma anche artisti più recenti e meno conosciuti quali Thermals, Ty Segall, Jay Reatard, Wavves e Mike Krol.

Quello in arrivo è il vostro secondo album. Cosa è cambiato rispetto alla vostra uscita di debutto?

Sono cambiate molte cose, il modo di scrivere le canzoni è diverso, prima era quasi un progetto da cameretta; ora componiamo la maggior parte dei pezzi in sala prove. Abbiamo cambiato anche l’approccio allo studio di registrazione. Infatti il primo disco è stato registrato su un vecchio registratore a 8 tracce, in quest’ultimo lavoro abbiamo deciso di entrare in uno studio vero e proprio.

Come siete arrivati a collaborare con la svedese Lovely Records? Come mai non collaborare con un’etichetta italiana? Credete non ci sia spazio e attenzione sufficiente alla musica cantata in inglese in Italia?

È stato un caso. Avevamo il disco pronto e abbiamo scritto a diverse etichette, italiane e internazionali. Lovely records è stata la prima a rispondere con una proposta concreta. Si sono fidati di noi e noi ci siamo messi nelle loro mani. Per noi è stata la prima volta con un’etichetta di questo calibro, siamo molto contenti e non vediamo l’ora di continuare con questa collaborazione!

Venite dalla zona di Milano, un bacino piuttosto vasto sia per le produzioni musicali sia per il pubblico potenzialmente interessato. Quali sono i punti di forza e quali le criticità per una band delle vostre dimensioni in questo contesto?

Non credo che la provenienza faccia molta differenza, se hai qualcosa da dire stai certo che qualcuno se ne accorgerà. Una delle nostre band preferite sono i Maneskin e come sapete vengono dal sud Italia. Basta una buona dose di rock and roll e sudore per spaccare in questo fottutissimo mondo \m/_ rock on!

Non siete ragazzini, ma avete alle spalle un certo percorso. Come giudicate le tendenze musicali giovanili (trap, rap, indie-pop, per esempio), che sono decisamente diverse da quelle che vi hanno formato negli anni in cui vi siete avvicinati alla musica?

Innanzitutto grazie mille per averci dato dei vecchi, ti avviso che alcuni di noi non hanno ancora fatto i 30. Scherzi a parte non credo ci sia molto da dire; sono tendenze musicali; alcune cose le ascoltiamo anche noi. Fa parte dell’evoluzione musicale; noi facciamo un altro genere perché come dicevi tu, probabilmente veniamo da un’altra epoca. Ci piace fare LA ROCK e credo ci venga abbastanza bene. Onestamente non credo di essere in grado di scrivere un pezzo trap.

Di cosa parleranno i testi del vostro nuovo disco “Lingonberry”?

Il primo pezzo è strumentale, non parla di niente perché non ci sono effettivamente delle parole. A seguire in ordine di ascolto: sventure adolescenziali con droghe leggere, relazioni tossiche, sbattersene delle aspettative sociali, burnout lavorativo, amici che se ne vanno via dalla città, fobie sociali, feste in piscina improvvisate, odio verso i ricchi e problemi a fidarsi delle persone.

Quali programmi avete per promuovere l’album? Avete concerti e tour in arrivo?

Abbiamo in programma una data il 6 maggio a Milano e non vediamo l’ora! Abbiamo un’altra data da qui fino alla fine dell’estate in Romagna, stiamo cercando qualsiasi situazione per suonare e promuovere il disco; quindi, amici che siete all’ascolto, se vogliamo fare festa contattateci!

I Deaf Lingo sono su Instagram e su Facebook.

— Onda Musicale

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