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Hanno pubblicato un video live in studio e stanno affrontando una serie di live: intervista esclusiva con i Krifi Wag

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Foto band

La band padovana sta promuovendo il loro recente EP; un progetto interessante che abbiamo voluto approfondire, in esclusiva per Onda Musicale, con Simone, membro dei Krifi Wag.

Quali sono gli elementi di continuità con la tradizione rock e quali elementi potrebbero considerarsi come contributi personali (se non innovativi) al genere da parte dei Krifi Wag? Ciò che più ci collega alla tradizione è in primo luogo la formazione, da poco completata con l’aggiunta di un’altra chitarra; quindi ora siamo in quattro con chitarra e voce al centro del palco, insomma archetipicamente rock!

Nei contributi personali la visione, scelte stravaganti e bizzarrie unite da coerenza; in aggiunta la diversità nei brani, miscelate in un sound comune e riconoscibile; la precisione del tessuto armonico con senso quasi barocco nel dare uguale importanza ed indipendenza ad ogni parte che risuona chiara e libera.

In più l’idea di fare un bel casino anche su palchi grandi e che l’idea di andarci ci gasi tantissimo senza spaventarci, fa sì che ci piaccia ritenerci una band Arena Rock.

“Mormoric”

Avete da poco pubblicato un video live-in-studio, “Mormoric” (qui il nostro servizio esclusivo). Come mai avete deciso di cimentarvi in una session dal vivo in studio?

È stato un modo di adattarci alla situazione di stallo data dalla pandemia, e per non fermare la nostra ricerca di allestire uno show coinvolgente utilizzando lo studio come prova generale per i concerti cercando di prepararci al meglio e rendere l’atmosfera percettiva che ci siamo sempre immaginati. Inoltre volevamo dare qualcosa ai nostri fan prima di un eventuale lavoro in studio; i pezzi di KW sono nati con l’unico intento di suonare dal vivo perché è bello farlo, anche se nel disco hanno il loro più primario e fedele aspetto forse più “ordinato”, proprio perché noi traiamo molto dalle energie del pubblico; per questo tiriamo fuori il meglio di noi stessi con le persone davanti.

Perdiamo inevitabilmente la compostezza che si trasforma invece in energia donata ai pezzi; in sede di studio c’è un attenzione diversa dedita alla percezione solamente sonora. L’estetica del disco dà infatti luce incredibile alle composizioni, perché ogni cosa è al suo posto; senza le nostre sagome in prima linea, l’ascolto passa alla dimensione in cui sono nate le canzoni e che tutt’ora me le fa piacere, intima e riflessiva.

Il live in studio

Nel live in studio dei Krifi Wag sono presenti anche “Strange Mosquito” e “Living Loving Mad”, oltre alla già citata “Mormoric”. Che storie raccontano questi tre brani?

Mormoric parla della disperazione dell’essere umano incastrato in una routine senza sbocchi di crescita che allo stesso tempo riflette sull’importanza di continuare ad essere sé stessi contro ogni difficoltà. Strange Mosquito parla di due argomenti diversi; le strofe sono un macro sguardo in prima persona verso l’esterno che ci circonda e freddamente ci mette alla prova, mentre il ritornello è davvero intimo ed è quasi strano parlarne.Si tratta di una visione verso l’interno che, nel cercare conforto in una certezza, trova invece ancora degli ostacoli oscuri. Living Loving Mad è semplicemente un memento a tranquillizzarsi durante momenti di sbandate abbracciando ciò che il nuovo tempo ha da darci, dimenticando presto il passato.

Come fare musica oggi

È possibile il giorno d’oggi fare musica liberamente ispirata alla propria creatività o è difficile essere slegati dalle influenze che circolano con estrema facilità tramite i social media, le playlist delle piattaforme digitali o addirittura i cosiddetti talent show?

Non è difficile essere slegati dalle influenze odierne; molte volte si verifica quasi il contrario, e cioè che non essendo legati ai cliché del momento preservando un’individualità, sia possibile percepire diffidenza o una scarsa o dubbia inclinazione da parte di un pubblico molto assuefatto, nonostante la consapevolezza di asserire una proposta al posto gusto nel momento giusto.

Quanto è importante secondo i Krifi Wag, da musicisti, andare ai concerti dal vivo e assistere alle esibizioni di altri musicisti?

Moltissimo, le vibrazioni da impianto si trovano solo a un concerto e le pubbliche relazioni sono essenziali per creare una rete di artisti. Ad esempio in una città, non dovrebbero esserci rivalità ma stima e forza reciproca che si incrocia in flussi seppur completamente diversi.

Ci sono generi musicali completamente distanti dalla vostra produzione che però apprezzate e in qualche modo hanno un impatto sul vostro modo di vivere e fare musica?

Assolutamente sì, e l’impatto sul nostro sound è più notevole di quanto possa essere un’altra band rock. Questo punto è interessante proprio perché cardine importante della filosofia compositiva dei brani. Ad esempio ultimamente abbiamo inserito una ritmica samba in un pezzo in cui non ce lo si aspetterebbe per nulla dove magari le chitarre intrecciano una melodia Ballade e il basso prende dalla Dance, dalla Disco. Le ritmiche hanno la fenomenale capacità di creare sensazioni completamente diverse e molto varie alla stessa musica: per questo ne cerchiamo sempre di nuove senza dimenticare però da dove siamo venuti.

L’attività live

State affrontando una serie di date dal vivo in questi mesi. Come è stato portare avanti una band in un periodo difficile come quello (si spera) appena passato?

Un’esperienza che ci ha messi a dura prova, lo sconforto e l’incertezza costante, impossibilità di trovarci (un Erasmus!) sono stati ingredienti duri a digerirsi. Ma non abbiamo mai avuto intenzione di mollare ed anzi è per questo che ora siamo qui più pronti che mai a spaccare il mondo. Comunque in mezzo ci sono state delle soddisfazioni e delle note positive create per assurdo anche dalla situazione, ed eccoci ricollegati al senso di Living Loving Mad, scritta comunque molto prima della pandemia.

Programmi futuri

I Krifi Wag hanno in vista nuove uscite?

Si, Strange Mosquito, primo estratto da un Ep che è solo la prima parte del disco “Red Carpet”.

Saranno album o singoli?

Per ora singoli, in vista di un uscita totale in autunno o chissà forse a fine estate.

Qual è il formato più congeniale nella situazione attuale per la musica indipendente?

Il digitale è sicuramente il più potente ma anche il vinile è molto forte rispetto ai cd, che hanno purtroppo perso d’interesse; tuttavia secondo me prima o poi ritorneranno, io continuo a prenderli.

— Onda Musicale

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