Recensioni e Interviste

“Apophenia” è la nuova canzone degli storici The Crooks, la nostra intervista

Sono da venticinque anni una delle band più apprezzate della scena punk rock e glam punk italiana.

Il singolo di The Crooks “Apophenia” anticipa un disco, “Mediacracy”, in arrivo il prossimo autunno. Un concept album di cui ci siamo fatti raccontare qualcosa in più dalla band stessa!

Il vostro singolo si chiama Apophenia. Cos’è l’apofenia?

FAB: Rispondo io perché il testo è colpa mia. Il termine Apophenia è stato coniato nel 1958 da Klaus Conrad, che la definì come una “immotivata visione di connessioni” accompagnata dall’attribuzione a essi di una “spropositata significatività”.

In sostanza possiamo definirla come l’attitudine di un individuo nel riconoscere schemi o connessioni tra informazioni che non hanno una significativa correlazione logica. Praticamente le base del complottismo patologico ahah!

ETTE: Sì, io prima che Fab arrivasse col testo non sapevo assolutamente dell’esistenza della parola Apophenia, quindi l’esperto è lui!

Avete qualche esempio in cui è capitato a voi di essere soggetti ad apofenia?

FAB: Sì, certo! Tutti ci possiamo finire invischiati! Nel pezzo infatti raccontiamo che Tony, ovvero il protagonista della storia che metaforicamente usiamo per raccontare il messaggio del disco, si rende conto che sta facendo elucubrazioni infinite per autoconvincersi che la colpa della sua apatica infelicità sia sempre degli altri.

Pensando al modello della nostra società in cui si è sempre portati al protagonismo dell’apparire, Tony riflette sul fatto che questa tendenza potrebbe derivare dall’umana insicurezza e dalla paura di mettersi in discussione. Si rende conto quindi che trovarsi alibi e perder tempo a “incolpare qualcun altro” di ciò che non ci piace non ci fa migliorare né imparare nulla; come vedi è molto facile cascarci anche senza sfociare nel patologico.

ETTE: Io faccio continuamente collegamenti insensati fra vari argomenti; ma almeno non credo di essere un caso effettivo da manuale di malato, perché sono perfettamente conscio che sono magari fantasie; il problema sorge quando uno si convince che veramente certe cose siano collegate!

Cosa si prova a essere ancora in sella dopo venticinque anni di carriera?

FAB: Per quanto mi riguarda, posso dire che provo le stesse cose di venticinque anni fa, con parecchia consapevolezza in più di ciò che significa stare in una band. È come avere quattro fidanzate ahah; praticamente tutti hanno uno scopo comune ma diverse vie per fallire.

ETTE: In sella mi pare una parola grossa; diciamo che almeno non ci hanno completamente disarcionato. Tipo che ho ancora il piede in una staffa mentre il cavallo galoppa trascinandomi per terra tra mille imprecazioni.

Qualche soddisfazione ce la siamo tolta; altri traguardi sono ancora da raggiungere e spero che con questo disco qualcosa riusciremo ancora a dirlo. Il futuro non è scritto, come disse quello!

“Invidiate” le band più giovani o le vedete come uno stimolo per rinnovarvi?

FAB: Cazzo, certo che invidiamo la loro carta d’identità! E sì, sono uno stimolo, ‘sto mondo ha davvero troppi stimoli.

ETTE: Di sicuro gli invidio pure io l’anagrafe e l’energia, nonché il peso sulla bilancia! Con le band di giovani ci lavoro tantissimo, perché ne produco parecchie ogni anno nel mio studio e per l’etichetta indipendente che ho messo su con il mio socio.

Per me sono uno stimolo fondamentale nel mio lavoro e una fonte di informazioni nuove e ascolti nuovi che da solo non credo scoprirei.

C’è un sacco di musica bella e originale là fuori; ma non è dove la trovavamo noi quando eravamo ragazzi. Per questo disco ho anche rubacchiato qua e là da cose che ascolta mia figlia.

C’è qualche band tra le nuove leve che vi piace particolarmente?

FAB:Ultimamente son fuori di testa per i Treshed, una band italiana. Non so quanto siano “nuove leve” ma sicuro la band non ha venticinque anni sul groppone; suonano da paura e pezzi pazzeschi.

Stesso discorso per gli Infiltrados, i cui componenti non sono certo di primo pelo visto che sono nostri coetanei e due di loro hanno militato nei Crooks; però sono relativamente di recente formazione e hanno pubblicato pochi giorni fa il loro primo disco che spacca durissimo.

Citerei anche gli Weekend Cigarettes che sono decisamente più giovani e con sonorità decisamente più recenti, anche se non contemporanee; e questa la considero una cosa positiva.

ETTE: Ce ne sono molte! Nel nostro giro Rubber Room e Boogie Spiders sono cresciuti parecchio e mi piacciono, come anche gli Eternit e gli Shonan.

Io ascolto anche molte band che con quello che suoniamo noi Crooks non c’entrano molto; tra le straniere dico i Black Midi, pazzeschi!

Come si pone Apophenia nei confronti del vostro prossimo disco Mediacracy? 

FAB: Apophenia è la penultima traccia del disco. Quest’album ha pezzi davvero molto diversi tra loro e quindi è difficile fare una graduatoria stilistica e compositiva.

Dire così può sembrare una bieca banalità; ma quando ascolterete tutto assieme vedrete che potrete capire cosa intendo.

ETTE: L’abbiamo scelta come primo singolo perché ha sicuramente le caratteristiche di un pezzo “orecchiabile”; ma nel disco non occupa una parte più importante di altre canzoni…per me sono tutte singoli!

È una buona rappresentazione del sound che ascolteremo, o ci sarà molta varietà?

FAB: Direi di no, ogni pezzo ha una storia compositiva e un sound tutto proprio. Stavolta non ci siamo quasi posti limiti o paletti… fino a un certo punto ovviamente. Per esempio non mi sono azzardato a presentare agli altri un pezzo reggae.

ETTE: Mah, come sound dà sicuramente l’idea di quello che troverete nel nuovo album, ma solo in parte, perché come dice Fab c’è veramente molta varietà nelle canzoni nuove; si va dal punk rock melodico al glam rock anni ‘70 al powerpop americano.

Tutto ovviamente senza dimenticare il nostro stile. Mediacracy è un concept album; quindi le canzoni sono un po’ un viaggio sonoro psichedelico in cui si alternano sensazioni e visioni in base alla storia.

Com’è nata la collaborazione con Nando di Senzabenza ai cori?

FAB:Dovevamo andarci a prendere un aperitivo al pub sopra lo studio ed eravamo in ritardo; così è venuto dentro, io stavo cantando quel pezzo e ha detto “ci starebbe bene quest’armonizzazione qui nel ritornello” e noi gli abbiamo detto solo “vai dentro e falla”.

ETTE: Esatto, era lì in studio con noi per caso; ha avuto delle belle idee, quindi perché non approfittare?

Nel disco ci sono altre collaborazioni importanti anche con artisti stranieri con cui negli anni abbiamo avuto dei rapporti di amicizia e stima reciproca; di solito cementati grazie a sbronze colossali durante dei tour. Ma per ora niente spoiler! Nando è stato la classica ciliegina sulla torta, e che ciliegina!

Avete qualche aneddoto o storia in particolare che vi lega a Nando?

FAB: Lo conosciamo da davvero troppi anni per citarne uno solo. Tieni conto che io ho suonato il basso con i Senzabenza per il tour promozionale del loro Pop from Hell; tra l’altro disco straconsigliato, in cui in ogni traccia ha suonato un bassista diverso tra i componenti di gruppi della scena italiana, ovviamente anche il nostro Lello.

ETTE: Oltre a essere amici da una vita, Nando aveva già cantato in un nostro disco nel 2007, quindi c’era un precedente; esiste anche uno split in vinile con noi, Senzabenza, Rappresaglia e Latte+ e per quanto riguarda Pop from Hell io ho suonato la chitarra e Lello il basso in un pezzo e la mia etichetta ha pubblicato il disco.

Direi che cose che ci legano ce ne sono parecchie in effetti!

Cosa rappresenta la copertina coloratissima di Apophenia?

FAB: È un estratto di una parte della coloratissima copertina di Mediacracy!

ETTE: La parte di copertina che abbiamo scelto per Apophenia rappresenta un uomo prigioniero dentro a un telefono cellulare; abbastanza significativa come immagine per il testo della canzone e il tema del concept.

Ci raccontate l’episodio in cui i Green Day vi hanno citati “con simpatia su NME”?

FAB: Durante il servizio fotografico dell’intervista per il lancio del loro disco Father of all…Billie Joe Armstrong ha pensato di indossare simpaticamente una nostra T-shirt. Tutto qui.

ETTE: Nel 2012 per varie combinazioni astrali i Green Day hanno fatto un secret show a Milano suonando dopo un nostro live insieme ai Primadonna; una band californiana il cui cantante, Kevin Preston, suona anche nei Green Day e che erano a Milano nel mio studio in quei giorni perché gli ho prodotto un singolo.

Nell’occasione, oltre ai classici scambi di convenevoli, gli abbiamo regalato la nostra maglietta come ricordo. Sette anni dopo, Billie Joe l’ha indossata per il set fotografico di NME in promozione ufficiale del nuovo album!

I casi sono due: o non ha una cazzo di maglietta a casa o gli eravamo piaciuti ahah. Probabilmente la prima…

Cosa vi aspettate dalla stagione estiva alle porte?

FAB: Sicuramente il da me tanto odiato caldone ahah! Seriamente? Speriamo che si riesca finalmente a riprendere davvero a suonare come prima del 2020.

ETTE: Stiamo facendo un po’ di live di riscaldamento; il che è anche facile visto appunto il caldo, per sgranchirci le ossa dopo tanto tempo; per provare dal vivo i pezzi nuovi tastando il polso del pubblico. Speriamo di farne abbastanza; anche se c’è un discreto imbottigliamento dopo il covid, in attesa dell’uscita del nuovo album in autunno e delle date per promuoverlo al top!

— Onda Musicale

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