E’ uscito giovedì 19 maggio 2022 “Vorrei“, il nuovo singolo del progetto Van Dyne, un nuovo capitolo che segue l’esordio con “Luna Park” per la band di Bologna.
Si tratta di un brano che suona come un fiore che appassisce, è un quadro rimasto incompleto, è il desiderio di volerlo completare pur sapendo di non avere i colori giusti per continuare. È un brano scritto durante gli ultimi mesi di una relazione e rappresenta una piccola catarsi sentimentale racchiusa in uno degli episodi forse più immediati e diretti del primo EP della band.
E ne abbiamo parlato direttamente con loro.
Come sono nate le sonorità che contraddistinguono i Van Dyne? Spontaneamente o studiate a tavolino?
Dopo aver militato per anni in formazioni post-rock, noise o comunque generalmente sperimentali, avevamo voglia di mettere su un progetto in cui esplorare qualcosa che ci era quasi del tutto estraneo finora, ovvero il pop e la forma canzone. Quindi da un lato c’è stata una volontà abbastanza definita di intraprendere un percorso preciso, d’altro canto però c’è stato anche un lungo periodo esplorativo in cui abbiamo iniziato a tirare fuori le idee più disparate prima di trovare un sentiero percorribile che ci piacesse. Quindi diciamo che abbiamo scelto deliberatamente di orientarci verso la forma canzone ma non abbiamo mai studiato a tavolino i suoni con cui costruirla.
Bologna è una città che ha una forte tradizione cantautorale. Ha a che fare anche con voi?
Il cantautorato ci ha influenzati sicuramente, ma direi a prescindere da Bologna, anche se qui sono nati e cresciuti alcuni dei cantautori sicuramente più influenti della musica italiana. Abbiamo tutti ascoltato fin da piccoli tanta musica di quel tipo, citerei su tutti De André, De Gregori, Battiato, Ivan Graziani ma anche la seconda generazione di cantautori: Carmen Consoli, Vasco Brondi, Colapesce. Tuttavia forse è stato Battisti quello che di più ha influenzato i Van Dyne sul piano compositivo anche se sicuramente in modo inconscio.
Siete tutti dei lettori? Riuscite a confrontarvi anche sulla letteratura, oltre che sulla musica?
Siamo tutti degli avidi consumatori di arte in generale e anche di letteratura. Ci capita molto spesso di scambiarci i libri che abbiamo appena letto o semplicemente di darci dei suggerimenti su cose che potremmo leggere o che andrebbero lette. Condividere almeno in parte un certo background formativo è molto importante, sia sulla letteratura che sulla musica e sul cinema. È un po’ come imparare a parlare la stessa lingua.
Un appello: in quale festival o contesto italiano vi ci vedreste bene a suonare?
Per quest’estate, a livello organizzativo, siamo arrivati un po’ in ritardo per i festival ma è sicuramente una strada che vorremmo percorrere, magari l’anno prossimo. Suonare ai festival, soprattutto per le band emergenti, è il modo migliore per fare ascoltare la propria musica ad un pubblico ampio che magari si trova lì per ascoltare altre 4 o 5 band che suoneranno dopo di te. È difficile sceglierne uno in particolare, ci sono molti bei festival in Italia. Diciamo magari una bella apertura al Ferrara Sotto Le Stelle o al Mi Ami o all’Ypsigrock!