A trent’anni fa risale il concerto dei Pearl Jam “MTV Unplugged” (tracce: Oceans, State of Love and Trust, Alive, Black, Jeremy, Even Flow, Porch).
Questa ricorrenza mi ha dato l’occasione di riflettere su un aspetto della band che mi ha sempre incuriosito: la loro coscienza politica. Non parliamo del tradizionale attivismo, lo stesso Eddie Vedder sostiene di non voler trasformare la sua scrittura in un comizio. Nonostante ciò, i loro testi indagano spesso questioni a volte scomode ma indubbiamente necessarie.
Parlando del grunge, Eddie ne identifica il punto di forza nella sincerità
Il pubblico segue le band di Seattle perché sente che si tratta di qualcosa di onesto, che viene da dentro di loro, senza filtri politically correct. Spesso agiscono con impulsività rischiando dissensi, a discapito di un’immagine neutrale che garantirebbe loro maggior successo.
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Per i Pearl Jam il successo non è mai stato un obiettivo
La band ha spesso rifiutato ospitate televisive, interviste su Rolling Stone, produzioni di videoclip di brani troppo acclamati. Dall’inizio della loro carriera portano avanti una continua battaglia contro le hit, i compromessi, le campagne pubblicitarie. Parliamo dello stesso atteggiamento che durante il concerto per MTV ha portato Eddie a scriversi sul braccio «Pro Choice», il movimento a difesa della libertà di scelta della donna riguardo all’aborto. Un evento simile si ripete il mese successivo: ospite con tutta la band al programma Saturday Night Live, Eddie indossa una t-shirt con il disegno di una gruccia (attrezzo che si usava negli aborti clandestini) e durante Porch, così come al concerto per MTV, intona:
C’è qualcosa che mi passa per la testa, le donne dovrebbero avere il diritto di scegliere.”
Sullo stesso argomento, Eddie pubblica un articolo su Spin, dal titolo Reclamation, in cui racconta la storia di una quattordicenne irlandese (l’aborto è illegale in Irlanda), violentata dal padre di un amico. Alla ragazza fu vietato dalle autorità di raggiungere la Gran Bretagna per subire un aborto, fu costretta a non lasciare il Paese per nove mesi.
Le sue parole:
Si tratta di diritti umani. Se fosse stato coinvolto il corpo dell’uomo e dovessimo decidere il suo destino, non ci sarebbe alcun problema. Non nella società odierna dominata dal maschio.”
I Pearl Jam hanno quindi iniziato fin da subito a usare i vantaggi della loro posizione per dedicarsi a cause politiche o di beneficienza, ad esempio con il concerto gratuito al Magnuson Park di Seattle, per cui hanno sborsato di tasca loro centomila dollari per promuovere l’iscrizione dei giovani alle liste elettorali.
I loro dischi contengono critiche politico-sociali, politico-familiari, inni alla guerra contro le autorità. Come la presa di posizione contro l’uso delle armi da fuoco espressa in Glorified G, o l’invettiva contro gli abusi di potere della polizia e le discriminazioni basate sul colore della pelle in W.M.A., in principio chiamata Policeman, poi mutata nella sigla W.M.A., interpretata dalla band con vari significati: White Man American (uomo bianco americano), White Male Asshole (maschio bianco stronzo) o White Male Armed (maschio bianco armato).
Ma Eddie si esprime anche su questioni più intimistiche, familiari. Un esempio è la storia raccontata in Why Go della sua amica Heather, rinchiusa dai genitori in una clinica psichiatrica per aver fumato erba.
“Questa cosa tra le assicurazioni e gli ospedali sta prendendo piede in tutta America, le consulenze che mettono su sono solo un pretesto per costruire delle… prigioni, dove possono metterti quando non vai d’accordo con i tuoi genitori, dicendoti che c’è qualcosa che non funziona, mentre in realtà quelli che non funzionano sono loro”
O, il loro brano più famoso, Jeremy, sul sedicenne texano Jeremy Wade Dalle che l’8 gennaio 1991 si sparò con un fucile davanti ai suoi compagni di classe, dopo un rimprovero insistente dell’insegnante. Eddie è particolarmente sensibile a questo tema a causa della sua storia personale, per questo motivo le liriche di Jeremy sono intense, la musica è rabbiosa e le dinamiche alternano in continuazione piani e forti; la voce di Eddie si arrochisce nel ritornello e nei vocalizzi finali, mentre la sezione ritmica si fa violenta per poi finire in un decrescendo.
La fine di una vita
È essenziale che un genitore, se ha preso la decisione di avere un figlio, sia pronto a offrire a questa nuova vita una possibilità, e sia disposto a fare qualsiasi cosa per incoraggiare il bambino e permettergli di brillare.”
A trent’anni da questi eventi, sabato scorso al concerto di Imola, Eddie ha ribadito una delle sue posizioni:
Quello che vi chiediamo è di supportare la libertà di scelta. Nessuno, né il Governo, né i politici, né la Corte Suprema dovrebbe impedire l’accesso all’aborto, al controllo delle nascite e ai contraccettivi.”
Dischi politici, quindi, sociali, familiari, contro l’abuso di potere e a difesa dei diritti umani. Nei loro testi, nonostante ciò, le situazioni non si risolvono. Perché, anche se sono vaghe, anche se non sono al cento per cento autobiografiche, riflettono la vita reale in continua evoluzione – un’evoluzione non sempre positiva.
“Come scrittore non mi concentro solo su me stesso, ma osservo tutto quello che mi circonda. L’ho sempre fatto, fin da bambino. Anche allora tentavo di scrivere canzoni, come una forma di evasione, anche se quando citi fatti personali non si tratta più di fuga. È un modo per venire a patti con la realtà.”
Fonti:
- Simone Dotto, Pearl Jam – Still Alive. Testi commentati, Arcana, Roma, 2014
- Francesco Rosati, Pearl Jam. 1991-2006. Atto di rivolta, Editori Riuniti, Roma, 2006
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