Tre anni ormai ci separano dallo scoppio della Pandemia, un momento davvero tragico e che ha segnato tutti inesorabilmente.
Il mondo si è fermato, la musica ha smesso di viaggiare, è come se qualcuno avesse messo in pausa una canzone. È bastato poco per capire come certe sensazioni ed emozioni fanno parte del nostro quotidiano, sono la nostra energia! In quei momenti difficili molti settori sono stati schiacciati da questo blocco, inevitabile, e per molti giorni anche incalcolabile. La musica in tutte le sue vesti è sicuramente stata penalizzata, molti degli addetti ai lavori e gli artisti stessi sono stati massacrati da questo improvviso stop.
Ma la musica è grande ed è creatività e questa cosa non si può contestare, tanto che molti progetti, artisti e musicisti hanno avuto modo di reinventarsi e reinventare un nuovo approccio ad essa. Oggi vogliamo parlare dei Tango Spleen Orquesta che in piena pandemia hanno avuto modo di realizzare un nuovo album “Vamos a la Distancia”, un album ben fatto e scorrevole all’ascolto. Il quinto della loro discografia e della loro storia. Capitanati da Mariano Speranza, i Tango Spleen Orquesta sono ormai tra le migliori realtà musicali nel genere, non solo per tecnica e composizione, ma anche per le innumerevoli e illustri collaborazioni intercorse in questi anni che li hanno portati a calcare palcoscenici rinomati con i nomi più importanti della danza del tango.
Vamos a la Distancia è un album che percorre alcuni dei momenti della vita di Astor Piazzolla, compositore argentino che nel 2021 ha celebrato il suo centenario. L’intero lavoro è stato seguito magistralmente da Ivano Giovedì e a collaborare e rendere magistrale l’intera opera è giusto menzionare straordinari musicisti che hanno preso parte a questa incredibile festa: come invitato speciale il violinista argentino Luciano Casalino; Vanessa Matamoros contrabbassista venezuelana; Elena Luppi alla viola; Francesco Bruno al bandoneon; Anna Palumbo alle percussioni e il capitano di questo equipaggio ovviamente il compositore e musicista argentino Mariano Speranza.
Ad aprire questa inebriante danza è Michelangelo ’70, un brano d’impatto, pura energia che da il ritmo giusto all’ascolto, ispirata all’omonimo Nightclub di Buenos Aires dove Piazzolla si esibiva spesso e volentieri. Con Calles i toni si ammorbidiscono, la sensazione è morbida e le melodie avvolgenti, come se si fosse cullati in 4:20 di dolcezza, è un evocazione del genere della milonga criolla tanto usata da Piazzolla. Una cascata di note al pianoforte aprono le porte ad Adios Nonino un bellissimo brano articolato di Piazzolla, trai suoi più iconici, che lui stesso definì tra le migliori melodie mai ideate, scritto nel 1959 e reinterpretato in maniera sublime.
Seguono Milonga Schupi e Milonga del Trovador due brani completamente opposti, il primo ritmato e assolutamente eclettico, una bomba energica, il secondo più mite e nostalgico, unico brano cantato dell’album, con testo di Ferrer e interpretato da Speranza al microfono, tutto a ritmo di milonga.
Prosegue il giro il brano Ciao, con carattere romantico, un vero e proprio saluto, può essere percepito in maniera nostalgica ma i toni man mano diventano sempre più colorati essendo più presente il comparto ritmico e percussivo che a tratti lo rende più vicino al Jazz. A seguire Oblivion, un brano davvero incredibile, lo si ricorda per essere parte della colonna sonora del film Enrico IV scritto da Speranza nel 1982.
Dos Aguas e Poeme ci portano quasi in dirittura d’arrivo, senza mai perdere di vista l’emozione e la narrazione che questo disco vuole regalare. Due brani completi e ben realizzati passando da forme di tango più dilatate a strutture più minimali e semplici. Conclude questo bellissimo album Fracanapa, brano di Piazzolla scritto nel 1963, un brano che è sempre stato presente nei live dell’autore argentino, un pezzo immancabile del suo set. Un brano ritmico e complesso, che mette in luce anche il carattere intramontabile del tango, un mondo suadente fatto di nostalgia e passione travolgente.
Chiudiamo questo articolo menzionando anche l’artista argentino Luis Felipe Garay autore della copertina dedicata e realizzata appositamente per questo lavoro.