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Roger Waters incendiario in un’intervista alla CNN

foto artista

Ospite di Michael Smerconish, Roger Waters è stato intervistato in occasione delle due repliche a Philadelphia, il 5 e 6 agosto, del “This Is Not A Drill” tour.

La politica assoluta protagonista della conversazione, con Roger Waters che esprime con veemenza le sue radicali convinzioni

I temi dell’intervista

L’origine della guerra in Ucraina e il ruolo degli Stati Uniti; il fondamento storico della “cinesità” di Taiwan; il ruolo dell’Unione Sovietica nella liberazione dell’Europa dal nazismo durante la Seconda Guerra Mondiale. Questi alcuni dei temi trattati nel corso della conversazione.

“L’attivismo è la chiave di tutto”

Per introdurre l’intervista, il giornalista riporta una recente dichiarazione di Jonathan Wilson a Ultimate Classic Rock. Apprezzatissimo cantautore e produttore, Jonathan Wilson è chitarrista e cantante nella band di Waters; a proposito del carattere politico dello show “This is Not A Drill”, Wilson ha dichiarato: Non per fare confronti, ma gli spettacoli dei Rolling Stones o dei membri dei Beatles sono più un viaggio nella memoria che espressioni di attualità. L’attivismo è la chiave di tutto.”

Rock e politica

E siccome l’intervista verte proprio sul rapporto tra musica rock e politica, Michael Smerconish chiede a Roger perché introduca lo show con l’invito rivolto agli spettatori che non ne condividano la visione politica ad andarsene…al bar (“you might do well to fuck off to the bar rig”).

Con calma, Waters risponde che è il modo migliore per cominciare perché incoraggia il pubblico che partecipa allo spettacolo. “Hanno ascoltato tutto ciò che ho scritto fin da quando ho cominciato a comporre nel 1965. Conoscono la mia visione politica. Sanno che cosa c’è nel mio cuore e perché sono qui. Che chi non condivide se ne vada al bar non è una cattiva idea.”

E aggiunge:

Invece, col pubblico in sala c’è un senso di comunicazione; diventiamo una comunità con tutti i nostri fratelli e sorelle di tutto il mondo. Se c’è un messaggio in This Is Not A Drill, è che dobbiamo comunicare gli uni con gli altri.

Il giornalista lo incalza: “Ma li vuoi in sala quegli spettatori che ti urlano di cantare i grandi successi?” “No, non li voglio in sala”, risponde Waters.

“Bisogna pagare per ascoltare i tuoi messaggi?”

La conversazione comincia ad accendersi. Smerconish chiede se il pubblico debba pagare per ascoltare messaggi.

Waters risponde che il messaggio che lui lancia è uno solo ed è sempre lo stesso. Per spiegarlo, cita alcuni versi di “Echoes” (dall’album “Meddle” dei Pink Floyd – 1971): Strangers passing in the street / By chance, two separate glances meet / And I am you and what I see is me” (“Due estranei passano per strada / Casualmente, si incrociano due sguardi separati / Ed io sono te e quel che vedo è me stesso”).

“Questo è il mio messaggio e non è mai cambiato. Riconosco l’umanità dei russi, dei cinesi, degli ucraini e dei palestinesi.”

L’origine della guerra in Ucraina

“Metti aggressori e aggrediti sullo stesso piano? Nel nuovo spettacolo, mandi sugli schermi un elenco di “criminali di guerra”, compresa un’immagine del Presidente Biden con la frase “ha appena cominciato”. Che cosa intendi dire?”

“Joe Biden accende il fuoco in Ucraina. È un grave crimine. Perché gli Stati Uniti non incoraggiano Zelensky a trattare?” afferma Waters. “Ti sbagli”, interviene il giornalista. “Stai dando la colpa a chi ha subito l’invasione!”

E ancora Waters: “Andiamo all’inizio di questa storia. Che è cominciata nel 2008, con la spinta della NATO ad arrivare fino ai confini della Russia. Nel corso dei negoziati sul ritiro dell’Unione Sovietica dai paesi dell’Est, a Gorbaciov era stato promesso che non sarebbe avvenuto!”

Il ruolo dell’URSS nella liberazione dell’Europa dal nazismo

“Quindi metti in dubbio il ruolo degli Stati Uniti quali liberatori?” domanda il giornalista. “Non avete alcun ruolo di liberatori”, s’infiamma Waters. “Durante la Seconda Guerra Mondiale siete entrati nel conflitto solo a causa di Pearl Harbor. Eravate isolazionisti fino a quel giorno triste e devastante.”

“Grazie a Dio gli USA intervennero”, reagisce Smerconish; “Grazie a Dio i russi avevano già vinto quella sanguinosissima guerra. Non dimenticare che morirono 23 milioni di russi per proteggere te e me dalla minaccia nazista.”

“Vuoi dire che i russi hanno imparato la lezione dalla guerra e non hanno invaso l’Ucraina, giusto?” ribatte il giornalista della CNN.

Roger: “Ti consiglio di leggere di più, Michael. Prova ad immaginare che cosa farebbero gli Stati Uniti se i cinesi mettessero missili nucleari in Messico e Canada.”

“Secondo la comunità internazionale, dal 1948 Taiwan è Cina”

“Mentre parliamo la Cina è troppo occupata a circondare Taiwan”, risponde Smerconish.

“Taiwan fa parte della Cina. È assolutamente accettato da tutta la comunità internazionale fin dal 1948. E se non lo sai, vai a leggere. Non leggi abbastanza!” contrattacca Waters, sempre più appassionato.

“Abbiano risolto qualcosa, oggi?” prova a stemperare la tensione Smerconish, uno dei giornalisti di punta della CNN. “No; bè, sì, invece sì. Mi spiego: no perché tu credi alla tua propaganda di parte” afferma ancora Waters, con decisione. “Tu la definisci propaganda?” “Non puoi parlare di Taiwan e di diritti umani se non hai letto abbastanza” continua Waters, al culmine di un vero scontro verbale.

La difesa dei diritti umani

Smerconish: “Roger, a proposito di diritti umani, in cima alla lista di chi non li rispetta c’è la Cina. Perché nella tua visione c’è sempre il mondo occidentale?”

Waters: “I cinesi non hanno invaso l’Iraq e ucciso un milione di persone nel 2003. Non ricordo, aspetta… quale paese hanno invaso i cinesi e hanno ucciso e fatto macelleria?”

Smerconish: “Ma non ha senso quello che dici, non ha senso!”

Waters: “Leggi, leggi, hai bisogno di leggere.”

Smerconish: “Il mio problema è che passo troppo tempo a leggere le tue dichiarazioni. Grazie dei consigli.”

Waters: “Grazie per aver parlato con me. È sempre un piacere.”

Smerconish: “Davvero? Va bene. O mio Dio… È sempre un problema con te.”

Waters: “Per favore non dirmi questo.” Smerconish: “Che cosa?” Waters: “O mio Dio…”

E l’infuocato scontro verbale si conclude con una stretta di mano.

Che si condivida o meno il revisionismo storico sul ruolo degli USA  e dell’URSS nel contrasto al nazismo o le altre posizioni illustrate in questa intervista, non si può non riconoscere a Roger Waters il coraggio di stare al centro delle questioni – “Live in the round”, come recita il sottotitolo dello show.

Il coraggio dell’artista intellettuale di andare a spiattellare scottanti questioni in faccia al colosso CNN e in faccia ai “The Powers That Be”, ai potenti d’America, come sta facendo con il “This is Not A Drill” tour.

A proposito, qui e qui altri nostri articoli sul nuovo show di Roger Waters.

— Onda Musicale

Tags: Pink Floyd
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