Come i New Trolls prima e i Delirium poi, si apre anche per la band di ‘Vacanze Romane’ la diaspora dei componenti di ieri e di oggi.
Genova, la Superba? Così la ribattezzò il sublime poeta Francesco Petrarca nel 1358. Fatte le debite proporzioni chi scrive, invece, preferisce chiamarla Genova la Litigiosa. Musicalmente parlando, e a ragion veduta.
In principio – in quel di terra ligure – a discutere furono i New Trolls. Che dall’ultimo Sanremo del 1997 in poi, si sono anagraficamente disciolti come un gelato al sole diventando progressivamente La Storia, La Leggenda, Ut, Of, Il Mito e via discorrendo: più gruppi, sì (un caro e doveroso saluto alla memoria di Vittorio De Scalzi, il cui congedo da questo mondo è recentissimo), ma tutti per lo più con almeno un membro storico all’interno. Scelta intelligente e strategica, a conferire credibilità e fondamento alle svariate line-up da allora a oggi avvicendatesi.
Lo schema, poi, si è ripetuto. Seguono a ruota i Delirium, che Ivano Fossati lasciò dopo aver consacrato immortale alla memoria la mantrica e magica ‘Jesahel’. Mai capoluogo di provincia partorì complessi sì mitici e altrettanto inquieti, almeno sotto il profilo del naming, per dirla con quell’inglese che fa tanto figo e oggi pare andare per la maggiore a discapito di quell’italiano che, seppur in un’epoca ipertecnologica e datizzata, sempre meno soggetti correttamente parlano e scrivono.
Matia Bazar: soltanto una questione di nome?
Mai avrei pensato invece che, sorte simile, avrebbero avuto anche i Matia Bazar: gruppo di cui torno a occuparmi, in veste di giornalista e critico musicale, dopo ben quattro anni, da quando ne scrissi bene l’ultima volta, nel 2018. Perché, se nel caso di specie di cui sopra, le due predette formazioni sono state giudizialmente inibite dall’impiegare reciprocamente il nome completo, nel caso della band di ‘Vacanze Romane’ le cose si complicano. E mica poco.
Da una parte l’ensemble nouveau guidato da Fabio Perversi: che in Italia (e, a quanto pare, come si apprende dal web, solo per essa) si chiama Matia Bazar. Mentre, per l’estero, stesso nome apparterrebbe a una società che ne detiene i diritti oltreconfine.
E che, per rappresentare l’artista sul palco, ha scelto di affidarsi invece a…“Nientepopodimenoché” – per dirla con il noto regista Rai Michele Guardì, quello de ‘I Fatti Vostri’, che di questa gustosa locuzione ne fece persino anni addietro un programma televisivo di successo – Carlo Marrale, uno dei fondatori nel 1975, e Silvia Mezzanotte.
Oggettivamente, vale a dire la storica voce maschile e autore della maggior parte degli evergreen del gruppo, ora in coppia con la cantante che tutti maggiormente ricordano dopo Antonella Ruggiero. Uniche ad aver vinto in epoche distinte il Festival della Canzone Italiana: la prima nel 1978, la seconda nel 2002 proprio, ironia della sorte, con Perversi in formazione.
Attualmente, quindi, nel Belpaese chi vuole ascoltare il mondo ‘Matia Bazar’ può scegliere essenzialmente, per lo più, fra tre opzioni: Antonella Ruggiero, l’iconica e inarrivabile interprete (magistralmente accompagnata dal Maestro Roberto Colombo, firma dei migliori dischi della band ligure). Quella che sperimenta di più, rivelando imprevedibile intelligenza e sensibilità creativa oltremisura: colei che, nei propri spettacoli, dedica sempre un momento rispettoso, intenso e suggestivo denso di autentica riconoscenza al nome glorioso che l’ha resa famosa.
Poi c’è Silvia Mezzanotte, da sola e in duo con il già citato Marrale, che di fatto sono l’unica formazione che ha davvero un piede nel passato: quello di Carlo, il solo fondatore superstite ancora in attività sui palcoscenici, mentre la cantante è la voce indiscussa dei grandi successi degli ultimi vent’anni, tanto per il pubblico che per i media. Fatto innegabile: ‘Brivido Caldo’, ‘Questa Nostra Grande Storia d’Amore’ e ‘Messaggio d’Amore’ sono un tris sanremese consecutivo in crescendo universalmente note.
Silvia Mezzanotte e Carlo Marrale: ci vorrebbe un nuovo disco…
Ma l’intesa fra i due necessita comunque, a mio modesto avviso, di sfociare in una direzione ben più ampia. Magari un bel vinile? Un oggetto raffinato per pochi (ma buoni!) intenditori con dentro pure pochi inediti, però ben fatti: soltanto in nome della buona musica. Fottendosene, mi si passi l’espressione schietta, della piega di (dis)‘gusto’ presa dalle radio, e senza dover per forza ammiccare ai trend del momento tanto in voga negli airplay. Rinunciando a sterili timori, come la stessa Mezzanotte ha recentemente dichiarato al TgCom di ‘Mediaset’, ben conscia che l’etere difficilmente oggi passa artisti italiani nel senso puro del termine. Va bene ciò che è stato, ma si vive comunque pur sempre anche di presente. E questo vale anche per i due artisti sin qui menzionati.
Guardando i video su YouTube, si comprende e respira appieno il clima di simbiotica empatia che i due artisti condividono: e verrebbe quasi da rimproverare aspramente, e altresì tirare le orecchie, al buon e imprevedibile Marrale di essere rimasto all’ultimo, sua sponte, fuori dalla formazione Matia con cui dal 2000 il gruppo ligure è ripartito alla grande dopo il traumatico stop dovuto all’improvvisa scomparsa del bassista e poeta di sempre Aldo Stellita. Magari allora ci fosse stato, oggi il futuro avrebbe avuto una direzione diversa. Tutto è possibile.
Come un frutto delicato che giunge lentamente a maturazione prima di essere completamente apprezzato, Silvia Mezzanotte ha dimostrato di saper osare molto più ora, da solista, che al tempo della sua presenza nei Matia Bazar. Con i quali è stata per lo più interprete di prodotti discografici meno sofisticati (in assenza di maggiore sperimentazione, pur confermandosi nel perimetro del belcanto) e più commerciali (scelta probabilmente imputabile anche alla presenza autorale di Piero Cassano, con cui anche agli esordi i Matia degli Anni ‘70 si collocarono in un contesto decisamente più popular, ‘Solo tu’ docet); ma comunque tecnicamente sempre curatissimi e ben proposti, sia in sala d’incisione che dal vivo, fatto comunque rilevante.
Laura Valente e Roberta Faccani, la grinta innanzitutto
Una scelta certamente più semplice e popolare rispetto alla maggior complessità della scrittura alla base della poderosa virata pop-rock attuatasi con il brillantissimo pianista-compositore Sergio Cossu e al microfono Laura Valente, scoperta da Alberto Salerno e moglie del compianto Pino Mango: non da tutti egualmente compresa (su di lei obiettivamente ha pesato il confronto con l’irraggiungibile predecessora), la cui vocalità suona decisamente straordinaria più sugli inediti pensati apposta per lei, sulle sue proprie corde, che sul repertorio storico, comunque sempre ben riproposto in chiave personale. ‘Radiomatia’ resta in tal senso un disco apprezzabilissimo.
Idem, poi, in anni più recenti con Roberta Faccani – unica cantante del gruppo a eseguire live ‘Ti Sento’ in tonalità originale, checché se ne dica, con un acuto finale da brivido senza interruzioni da far invidia anche alla Ruggiero per purezza e potenza – voce del disco ‘Profili Svelati’ uscito all’indomani del primo Sanremo 2005 targato Paolo Bonolis.
Un album concentrato di ritmo ed energia che nulla ha a che vedere con il mondo ‘Matia’ tradizionalmente inteso. Un prodotto positivamente spiazzante, per chi ama le sorprese. Ma a cui va indiscutibilmente, obiettivamente riconosciuto il pregio di aver saputo osare, spostando lo sguardo per spaziare in nuove direzioni rispetto al passato. Una vocalità prorompente, quella della virtuosa artista anconetana che, almeno sui grandi classici del gruppo, avrebbe quantomeno richiesto un pizzico di moderazione in più, pur essendo decisamente e artisticamente fuori dagli schemi, originale e imprevedibile.
I Matia Bazar di Fabio Perversi (versione 2022)
Poi, ci sono i nuovi Matia Bazar di Fabio Perversi. Quelli di adesso. In pista pubblicamente dalla scorsa primavera, e più precisamente da metà maggio 2022, dal loro debutto nel pomeriggio di Raiuno. Che puntano a essere giustamente riconosciuti nel ruolo (del resto, si chiamano così!), ci mancherebbe: sacrosanta pretesa, ambizioso e difficile obiettivo. Che, però, sui social e sui manifesti si siglano, con tanto di specificazione in rosso, Matia Bazar ‘Official’. Perdonatemi, che bisogno ce n’è? Queste cose, di solito, le fanno le cover band, ma tant’è.
E qui un fatto curioso. Gli Aristocratica, ormai da anni tribute ufficiale dei Matia che anche nella voce della brava Roberta Petteruti (stimata solista prestata al mondo della tv che rievoca con esecrando rispetto e altrettanto genuino stile il ‘Sound Ruggiero’ senza sterili emulazioni), si esibiscono spesso con il tastierista Mauro Sabbione: che, seppur meteora di breve durata nella line-up ufficiale degli anni Ottanta, fu tra gli artefici della svolta elettropop che caratterizzò il miglior periodo del gruppo di ‘Ti Sento’. C’è stato per poco, ma c’è stato. E si è fatto sentire. Lasciando il segno: eccome! ‘Aristocratica’, ‘Vacanze Romane’, ‘Il Video Sono Io’ ed ‘Elettrochoc’, tanto per citarne alcune, sono comunque tutte perle del suo periodo.
Con l’ingresso dell’eclettico e avanguardistico Sabbione, il gruppo si è smarcato dal periodo Cassano fatto di immediatezza e gustosa melodia all’italiana, piazzando di fila tutta un a serie di album divenuti altrettanti cult per collezionisti, e pietre miliari punti di riferimento mondiale per musicisti.
Ecco perché gli ‘Aristocratica’, una cover band senz’ombra di dubbio attenta e lungimirante, lo reclama spesso con sé, il caro Sabbione. Collocandosi, così, sulla scia delle varie formazioni scaturite dalla diaspora di New Trolls e Delirium. Stesso discorso per il duo Marrale-Mezzanotte: ove c’è sempre un pezzo di storia in carne e ossa delle origini che li accompagna tutti.
I Matia Bazar di Fabio Perversi (versione 2018)
Lodevole, dunque, e rispettabilissimo da parte di Fabio Perversi il voler continuare l’opera dei Matia dopo la scomparsa di Golzi secondo una promessa – a suo dire – condivisa con il leader storico prima di morire: ma, allora, quale miglior modo per farlo magari insieme a Silvia Mezzanotte, che più volte ha pubblicamente dichiarato di avergli proposto una reunion insieme a Carlo Marrale? Perchè ha rifiutato? E a che pro? Infine, perché allora sui social dei suoi nuovi Matia, nonostante il continuo rimembrare ai media di aver raccolto l’eredità artistica dell’ottimo Giancarlo con il beneplacet della famiglia, neanche un minimo ricordo il 12 agosto scorso, giorno della sua dipartita per il Cielo, come invece hanno fatto giorni fa anche alcuni fra gli ex Matia Bazar?
Fabio Perversi, musicista di razza e di grande abilità e capacità, spesso ha dichiarato alla stampa, prima di comporre la formazione ‘Matia Bazar’ del 2018 (quella con tre musiciste e due musicisti, lui compreso), di aver provato a contattare gli storici del gruppo: mi domando, a questi ultimi due ha chiesto? E, se sì, perché mai avrebbero dovuto rifiutare? Loro sostengono infatti, per bocca della stessa Silvia Mezzanotte e il dato è di pubblico dominio, di averlo cercato a volerlo coinvolgere nella loro attuale progettualità. Un alone di mistero avvolge un quesito che, per le persone di buonsenso, sorge spontaneo.
Magari, a quest’ora, avrebbero anche rifatto tutti insieme un altro Festival di Sanremo. E a beneficiarne, prima ancora dei diretti interessati, sarebbe stata soprattutto la musica italiana: cui si sarebbe certamente aggiunta un’altra, interessante pagina di storia. Un vero peccato per i cultori delle sette note di qualità, ma confidiamo in tempi migliori.
Mio malgrado, oltre che la mole (aborrisco scientemente ogni tipo di dieta, sono una vorace forchetta), per mia fortuna degli elefanti possiedo anche la memoria. Ma non per questo mai mi definirei un uomo di peso e di spessore, se non altro per un fatto meramente fisico. Come insegna Leopardi, ‘Chi sa ridere di sé è padrone del mondo’.
Matia Bazar, quando le donne erano tre
Come affermato in principio di articolo nel 2018, dalle colonne on line di Recensiamomusica.com sapientemente diretto dal valente Ilario Luisetto, accolsi e commentai molto bene la prima formazione Matia post era-Golzi, in cui Perversi era affiancato dall’attuale vocalist con ben due donne alla sezione ritmica e un bravissimo chitarrista. Poteva essere, certo con non poca difficoltà da parte di un mondo mediatico riluttante e di una platea sorpresa che faticavano entrambi a riconoscerli come ‘Matia Bazar’ per via del forte impatto dell’inaspettata novità, il primo passo verso una direzione davvero nuova. Una formula che avrebbe potuto pagare nel medio e lungo periodo, guardando con intelligenza agli attuali trend musicali senza perdere il filo di un discorso iniziato ormai più di 45 anni fa.
E rivolgersi nel tempo ai giovani, proiettando la band nel futuro, dando più spazio al presente che al passato. Poi, l’abbandono di quel progetto interessantissimo (francamente, ne ignoro i motivi, e personalmente me ne dolgo altresì parecchio), la pandemia. E riecco, questa volta, riapparire Fabio Perversi con tre nuovi titolati amici musicisti, decisamente più agée (forse, ipotizzo, per questioni d’immagine promozionale e televisiva), con cui ritrovarsi a suonare insieme, come si legge su un numero di Famiglia Cristiana di fine luglio 2022. Certo è che Mara Venier gli vuole molto bene, avendogli fatto da ‘madrina’ per la loro nuova partenza su Raiuno a ‘Domenica In’ prima, e a ‘Una Voce per Padre Pio’ dopo. E questa è già una bella cosa.
Un ottimo manager come Danilo Mancuso che ha creduto in loro, serio professionista di lungo corso nonché da sempre autorevole rappresentante di grandi nomi del pop italiano (a lui si deve altresì la geniale reunion dei mitici Ricchi e Poveri – genovesi inquieti anch’essi, ma quantomeno ben più saggiamente, strategicamente astuti – al Sanremo 2020 targato Amadeus), un buon singolo su testo ritrovato postumo dell’ex batterista bordigotto, a dar manforte la mano compositiva di Piero Cassano, immenso autore, qualche radio minore che lo suona (e poi, almeno per il momento, nell’etere un silenzio tombale, c’est la vie…).
Come quinto elemento (in tutto cinque, come nel 1975) ancora una volta, ufficialmente dal 2018 a oggi, Luna Dragonieri: bella donna, la voce c’è, tecnicamente brava. Ma, a mio modesto e personalissimo parere, ancora in cerca di una propria, personale, riconoscibile identità in questa difficilissima veste.
Affascinare salendo di tonalità nel mondo Matia significa fare di tutto, tranne che ricorrere alla via più breve. Al registro lirico di soprano leggero, che lei indubbiamente detiene: è proprio questa la complessità richiesta per destreggiarsi all’interno di partiture dense di eteree, leggiadrissime e sinuose movenze, e il bello per chi ascolta.
Matia Bazar: quale futuro?
C’è poi un altro fatto: così composti, oggi oggettivamente i Matia Bazar parrebbero seguire le orme dei Nomadi, il gruppo più longevo della canzone italiana, ove certamente anche qui c’è sempre un bravo tastierista alla guida.
Solo che si chiama Beppe Carletti, è il Fondatore della prima ora ed è sempre rimasto presente: collante coerente fra i vari cambi di rotta del gruppo. Dovuti certamente alle intemperanze dei vari membri susseguitisi nel tempo, ma anche ai cicli naturali dell’esistenza: che, prima o poi, chiama tutti a rapporto. Nessuno escluso.
Fabio Perversi, invece, indubbiamente ottimo e altrettanto entusiasta polistrumentista, è vero che è nei Matia da 25 anni, come spesso afferma nelle varie interviste che rilascia alla stampa.
Ma, nonostante questo, sia su disco che sul palco, ascoltando attentamente anche su YouTube più volte le nuove riletture dei grandi classici sia in studio che in concerto, senza la guida preziosa del duo di mostri sacri Golzi-Cassano così finemente attentissimi ai dettagli, si ha quasi la percezione chiara di come occorra decisamente più tempo e inventiva per riuscire a rodare in maniera ottimale la nuova band. Quella che si avverte è proprio l’assenza di un componente degli esordi a far da collante e da traino fra ieri, oggi e domani.
L’atteggiamento generale invece, promozionalmente parlando, parrebbe di primo acchito più voler precisare, reiterare e sottolineare urbi et orbi come la nuova vocalist si muova sul pentagramma sulle stesse tonalità della voce della prima ora (non in tutti i brani, però, ‘Ti sento’ in primis, ascoltare per credere, e questo credo lo sappia bene anche lo stesso Maestro Perversi: di cui, francamente, ascolterei con piacere anche qualche inedito del nuovo corso). Quasi fosse una sfida all’ultima nota, o all’ugola che vola di più in cima allo spartito, e anche oltre. Una pura gara di estensione. Di gamma di suoni.
Essere Matia Bazar, me lo si consenta, credo sia ben altro
E’ molto, molto di più: desidererei continuare a credere che sia ancora così, oggi come allora. E i ritorni alle origini presuppongono indefessamente, per quanto auspicati e auspicabili, per quanto se ne possa parlare o se ne possa dire a destra e a manca, per il principio di non contraddizione di aristotelica memoria, almeno la presenza di una figura originale: in senso proprio, e in senso stretto.
Ai Matia Bazar Official, come amano chiamarsi sia su Facebook che su Instagram, e in questo pubblicamente li assecondo e rispetto con sincera deferenza, auguro benevolmente e francamente tutto il meglio.
Specialmente in quanto hanno in capo una grandissima responsabilità artistica. Il compito, almeno, di mantenere il livello di quanto di bello e di buono sin qui fatto dalle formazioni precedenti, ultima quella giunta sino all’estate del 2015 (e che si fermò l’8 Agosto, coincidenza singolare, con l’ultimo concerto al ‘Cilento Outlet’ di Eboli, città in cui tradizione vuole che nel 1979 pure Cristo si sia, almeno cinematograficamente, fermato) in capo al compianto Giancarlo Golzi: al cui indiscusso successo hanno contribuito, ciascuno per propria parte, sia Fabio Perversi, sia colei che nel 2016 vinse ‘Tale e Quale Show’ di Carlo Conti sulla prima rete televisiva di Stato con una magistrale interpretazione di ‘Brava’ di Mina rimasta nella storia.
Ricordandosi bene, però, un assunto imprescindibile. La cosa, secondo il sottoscritto, ben più importante: così come un brand non sempre fa un’azienda anche un marchio, talvolta, potrebbe non bastare a fare un gruppo. Scandurra non bara.
E intanto…(A)’Round Midnight’: Oggi è già domani…Intorno a mezzanotte, dall’album ‘Melò’ del 1987. Solitamente gli antichi adagi, specie ancor più quando si fanno canzone, il più delle volte hanno sempre ragione. Specie quando sono persino profetici, precorrendo i tempi.
Poi, nella vita, c’è posto per tutti. Ed è giusto che sia così. Così sia.
Di Maurizio Scandurra