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Woodstock, la setlist: Country Joe McDonald

Woodstock è stato il più grande festival del rock. Nella sua seconda giornata ha portato sul palco alcuni dei nomi più importanti di tutti i tempi. Country Joe McDonald sale sul palco per la prima delle sue due performance.

Chi è Country Joe McDonald?

Joseph Allen McDonald, nato a Washington, DC, il giorno di capodanno del 1942, ha avuto la vita segnata dalla politica. I suoi genitori gli diedero il nome di Stalin, e i suoi primi contatti con le attività politiche iniziarono presto, a sostegno dei sindacati. Proprio i sindacati e i lavoratori agricoli, plasmarono le sue idee e le sue azioni per il resto della sua vita.

Inoltre Contry Joe fu anche esposto alla musica del sud della California, dove viveva. Il blues e il jazz furono tra i generi che amava di più, suonandoli con il trombone e con la chitarra all’epoca del liceo.

I primi vagiti musicali

Nel 1962, di ritorno dal militare, vive diversi cambiamenti. Il più importante fu senz’altro la conoscenza di Blair Hardman, con il quale formerà una band piuttosto interessante. Nel 1965 fa rotta per Berkeley, dove, tra attivismo politico e musica, registra un disco insieme ad Hardman, con brani originali e cover di Dylan e Paxton.

Si esibiva da solo ma presto cominciò a farlo con ben due band, la “The Berkeley String Quartet” e la “The Instant Action Jug Band”, quast’ultima con il futuro compagno di avventure Barry Melton.

Diventato redattore capo di una rivista di politica da lui fondata, decise di parlare del “problema della conversazione” (ovvero delle difficoltà di comunicazione fra le persone) attraverso un disco.

Insieme a Melton (voce e chitarra elettrica), Carl Shrager (washboard e kazoo), Bill Steele (contrabbasso) e Mike Beardlsee (voce), fondò i Country Joe & the Fish. L’EP inciso venne intitolato “Rag Baby Talking Issue No.1” e comprende il brano che ha costantemente identificato la band, ovvero “I-Feel-Like-I’m-Fixin’-To-Die Rag”.

Sul palco del Festival

Dopo aver pubblicato un nuovo EP, e dopo aver cambiato formazione più di una volta, i Country Joe & the Fish firmarono un contratto discografico che li portò a pubblicare ben quattro dischi prima del 1969. Quindi vennero chiamati a suonare a Woodstock.

Interessante notare che Country Joe McDonald, che già si stava stancando della vita da band, venne fatto salire intorno alle 13 del secondo giorno di festival, dopo i Quill, da solo. In realtà pare fosse riluttante all’idea, ma, per un motivo o per l’altro, si convinse e suonò per circa trenta minuti.

Il primo brano, “Janis” (dedicato all’ex fidanzata Janis Joplin), non scaldò il pubblico. E neanche il secondo, “Donovan’s Reef”. In effetti il pubblico arrivava da due eventi notevoli: una pioggia incessante durante tutta la notte e un concerto poco convincente dei Quill, pochi minuti prima. Scaldare gli animi non dev’essere stato facile. Ma erano hippies, e cosa piace agli hippies? Lamentarsi della guerra, ovviamente.

E Joe era bravissimo a cavalcare il dissenso, soprattutto se si trattava di diritti civili o di pacifismo. Un suo brano, che verrà riproposto con i Fish il giorno dopo, si intitola “The Fish Cheer” e, normalmente inizia con lo spelling della parola FISH, come fosse fatto da un gruppo di cheerleaders.

Ecco, al posto della parola FISH, Joe decide di far urlare al pubblico la parola FUCK, declinandola verso la guerra in Vietnam e iniziandola con una frase che ha del memorabile:

Ascoltate gente, non so come vi aspettiate di fermare la guerra se non potete cantare meglio di così. Ci sono circa 300.000 di voi stronzi là fuori, voglio che iniziate a cantare!”

Fu un tripudio.

Da quel momento la carriera di Country Joe McDonald da solista decollerà (mollando i Fish), grazie anche all’ormai santissimo documentario di Wadleigh. Tra l’altro questa canzone, che si può ascoltare tutta, ha anche i sottotitoli con la meravigliosa “palla rimbalzante”, in quello che è a tutti gli effetti un karaoke.

Country Joe McDonald è ancora impegnato nell’attivismo politico ed è uno dei più impegnati sostenitori dei veterani del Vietnam.

Dice di sé:

Non riuscirò mai a raggiungere l’obiettivo della mia vita, quello di avere pace e amore sul Pianeta Terra, ma farò la mia parte per andare avanti il più a lungo possibile. E quando me ne sarò andato ci penserà qualcun altro. Si saprà che ho dato il mio contributo, per quanto riguarda la musica e la cultura della mia generazione, non solo politicamente, anche se ho aggiunto un elemento politico, sociale, morale quando non ce n’era uno.”

Alla prossima con Santana!

— Onda Musicale

Tags: Woodstock
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