Questa (stucchevole) polemica arriva dalla Spagna, dove Laura Pausini (circa 70 milioni di dischi venduti e 226 dischi di platino) è stata ospite di una trasmissione televisiva di Antena 3, El Hormiguero, insieme ai prossimi coach di La Voz, la versione spagnola del talent show The Voice, in onda anche in Italia.
Durante la puntata, il conduttore Pablo Motos ha chiesto alla nota cantante italiana, originaria di Faenza, di intonare Bella Ciao, canzone partigiana ormai conosciuta in tutto il mondo per essere stata utilizzata (anche) come soundtrack per la fortunata serie televesiva La Casa de Papel.
La Pausini si è rifiutata, sostenendo che Bella Ciao «è una canzone molto politica» e lei non vuol cantare canzoni politiche. (leggi l’articolo) Apriti cielo! La deputata spagnola socialista, Adriana Lastra, ha subito collegato «colei che per viltade fece il gran rifiuto» (parafrasando Dante) all’indicibile sospetto:
Il suo collega europarlamentare, Ibán García, ha rincarato la dose, alludendo al fatto che il terzismo della Pausini si traduce in: «Né con i democratici, né con i nazisti». Dunque, per lei “è uguale“, pari sono. Ovviamente, la cosa è rimbalzata sui social, alimentando la tempesta perfetta in Spagna e di “rinculo” anche in Italia, proprio a ridosso della prossima tornata elettorale.
Laura Pausini è stata costretta a precisare:
Non canto canzoni politiche di destra o di sinistra. Che il fascismo sia un imbarazzo assoluto sembra ovvio a tutti. Non voglio che nessuno mi usi per la propaganda politica.”
Non ha cantato Bella Ciao per non farsi strumentalizzare ed è stata strumentalizzata per non aver cantato Bella Ciao
Una vera trappola: di fronte alla (ingenua?) richiesta del conduttore spagnolo, qualunque risposta sarebbe stata divisiva e avrebbe prestato il fianco a una lesione dell’immagine della cantante.
E’ doveroso riflettere sulla realtà moderna
La comunicazione politica è polarizzata perché lo è la società in cui siamo immersi. A radicalizzarla lavorano i social network; il tasto “mi piace” cliccato dai follower trasforma ogni contenuto in una rassicurazione al proprio ego, mentre ogni presa di distanza diventa onta e occasione di scontro. Così ogni dibattito, anche lontano dalle tornate elettorali, cristallizza le posizioni di bandiera in temi indisponibili.
O sei “in” o sei “out”. Ne consegue, per forza di cose, che le narrazioni politiche diventino muscolari, utili solo a negare le tesi del competitor. E dire che quelli che morirono cantando Bella Ciao lo fecero perché volevano cambiare (in meglio) le cose.
(di Luigi Chiarello – italiaoggi.it)