Recensioni e Interviste

Saimon Fedeli si racconta al nostra giornale. Ecco l’intervista

Come mai hai scelto questi tre pezzi come singoli che anticipano il disco?

Il primo, (Capita capita) per l’energia, il secondo, (Finisce così) per quella sottile nostalgia che esprime, il terzo, (Sola) per quell’incastro perfetto tra una musica allegra e un testo amaro seppur ironico.

Qual È la stanza vuota a cui ti senti più legato?

Forse direi La verità. Perché racconta dell’attimo prima della disillusione. Dell’attimo prima di quando si smette persino di ricercare un senso, e non restano che il vuoto e la rinuncia. E’ una stanza in cui ancora ci si riesce a domandare il perché delle cose, nella quale si è ancora in grado di capire che l’infelicità spesso è solo un alibi per non osare, non vivere, non credere, non abbandonarsi.

I brani sembrano tutti legati da un fil rouge, ma quando hai scritto i pezzi era voluto o è una cosa che hai notato strada facendo e che è nata in modo spontaneo?

Me ne sono accorto molto tempo dopo, quando la mia vita si è improvvisamente riempita di fame, sete e bellezza. Solo quando mi sono ritrovato in tutta quella densità ho capito che quelle che avevo percorso fino a quel momento erano Stanze Vuote. E naturalmente il nuovo album attualmente in lavorazione non potrà che intitolarsi Stanze Piene.

Qual’è il tuo sogno nel cassetto?

Riuscire davvero a comunicare attraverso la musica. A condividere. A creare uno spazio di empatia tra me e  gli altri. Anche fosse solo per il tempo di una canzone. Un luogo di libertà dove potersi abbandonare e sentirsi in risonanza con gli altri.

— Onda Musicale

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