Il lungo viaggio di un cyborg, destinato alla vita eterna. Nuovi mondi, il futuro che arriva dritto dalla tanta letteratura che ha provato a disegnare l’uomo e il pianeta che vivremo… e poi il rock, di tante linee vintage, di epiche generazioni in bilico tra melodie pop e soluzioni alternative.
E dove finisce la nostalgia arriva l’elettronica che non deve mancare. L’esordio dei campani Black Whale si intitola “Spaceship” e in rete il video di animazione di “Machine” rende a pieno il messaggio, lo stile e il gustoso mix internazionale che hanno saputo realizzare.
Un esordio che arriva oggi e dunque è inevitabile partire dal tempo che viviamo: distopie e futurismi che si avverano. Quanto avete preso dalla letteratura di fantascienza del passato?
Nonostante l’immaginario fantascientifico abbia un milione di sfumature con la sua letteratura, c’è un libro che in realtà mi ha folgorato nel periodo dell’università, parlo di “Ma gli androidi sognano pecore elettriche?” di Philip K. Dick. Ho scoperto poi in seguito che questo libro ha ispirato “Blade Runner”, un film che mi appassiona e che riguarderei anche 1.000 volte. Per non parlare di DUNE ed il secondo capitolo Blade Runner 2049. All’interno della band sono il principale appassionato di sci-fi ed ho tentato di contagiare gli altri. Devo ammettere che lentamente si sono convinti della forma che stava prendendo il progetto, fino alla soddisfazione completa.
Secondo voi arriveremo alle macchine come uomini?
Tra esoscheletri, AI e robot, possiamo dire di essere prossimi a trovarci un androide in casa. Il progresso non mi fa paura, è l’utilizzo che si fa di una tecnologia a determinare il suo valore e le conseguenze. Se un giorno l’uomo sentisse il bisogno di innestarsi con la macchina, immaginerei un unico motivo: di farlo per migliorare la sua vita.
“Machine” sembra essere anche e soprattutto l’incipit di una storia allegorica. Chi è per davvero YanV7 nella vita nostra di tutti i giorni?
YanV7 rappresenta l’uomo che sovrastato dal dolore rinuncia a tutto in cambio di una speranza futura di sollievo. In questo concetto rivedo il nostro modo di vivere oggi. In un tempo di sofferenza globale, la ricerca del sollievo personale passa attraverso dei palliativi tecnologici che ci aiutano a convivere con un mondo che sembra essersi dimenticato della solidarietà e del bene.
Bellissimo il video… come mai avete scelto questo tipo di narrazione? Sembra tornare ai tempi dei cartoni animati in qualche modo.
La storia di YanV7 è venuta naturalmente, con un flusso di idee che in seguito Quepod Lab ha trasformato in disegni ed animazioni. Sono un fan di Cowboy Bebop e Trigun, mi piaceva l’idea di coniugare i concetti dell’EP con una trama spaziale in cui era coinvolto un cyborg.
Parliamo del suono: americano nel mood cross-over ma inglese nei dettagli digitali. Dunque?
Ci sentiamo ispirati anche dal rock elettronico a cavallo tra gli anni 80/90, sicuramente di stampo britannico come Depeche Mode, Tears for Fears ed altre band che hanno fatto scuola contaminando il rock con synth analogici (nel nostro caso rivisitati in digitale). Sentivamo l’esigenza di uscire dalla dimensione power trio aggiungendo quel richiamo agli anni 80 che ha completato il nostro sound.
Oggi che tempo è per fare un esordio discografico?
Se provi a guardare il film “Tempi Moderni” di Chaplin (parliamo di 80 anni fa) al protagonista (un operaio) succede di tutto. Lui, nonostante le avversità resta buono, calmo e addirittura ottimista, perché non vuole sentirsi un pezzo dell’ingranaggio. Ecco. Vorremmo che gli esordi discografici fossero ancora tutti così, vorremmo che un esordio resti, che non sia una cosa di passaggio, che venga vissuto a pieno. Parlare di esordio discografico non ha quasi più senso, con le piattaforme di streaming il gioco è cambiato e la musica emergente forse è quella che ci rimette di più. Abbiamo pubblicato il nostro primo EP e siamo felici, certo, ma siamo anche in corsa per la preparazione del prossimo che speriamo sia pronto tra qualche mese! Un discorso del genere, qualche anno fa sarebbe sembrato assurdo, impensabile, addirittura da idioti. E invece no, al tempo della musica instagrammata c’è la necessità di fare le cose velocemente. Da un lato sentiamo la necessità di adattarci, dall’altro sentiamo l’esigenza di comunicare solo quando c’è davvero qualcosa da dire.