Recensioni e Interviste

Daniele Faraotti: qualcosa che farà pop…

Ci sono dischi che impegnano l’ascolto oltre misura, fuori dalle normali abitudini. Quelle stesse abitudini che fanno comodo al commercio e quindi alla macchina che diffonde il “verbo” – addomesticato anche lui.

E questo nuovo lavoro di Daniele Faraotti non è da meno, promettendo anzi imponendo dettagli impegnativi dietro ogni angolo di questo “Phara Pop Vol.1”, come abbiamo anche parafrasato nel titolo di questa intervista. Dalla copertina, allegorica, visionaria ed eccentrica… sin dentro il suono e la sua (de)strutturazione: ogni cosa ha il potere narrante, ogni progressione melodica che qui non cerca l’estetica ma una vera e propria liberazione di parola.

Si ascolti in libertà, dimentichi di fili, riferimenti, concept” ci dirà lui… Eccovi un disco che va ascoltato con la devozione che compete ad un’opera classica. Siamo decisamente lontani da ogni abitudine… crolleranno i massimi sistemi.

Un progetto che ha davvero poco in linea con le normali dinamiche e forme. Dalla scrittura al supporto. Dal vinile doppio (visti i costi di oggi) all’ascolto, lungo, complesso, impegnativo. Un progetto che salva in qualche modo. Partiamo da una domanda assai semplice: come nasce un simile viaggio, così lungo e complesso?

Ma che proposta è, quella in linea con le normali dinamiche e forme? È una non proposta evidentemente. “Mi stai disturbando !” Così mi scrive un giornalista in un messaggio privato – aggiunge poi: di solito mi addormento ascoltando le proposte che ricevo. Ho dovuto ascoltare “Kid A” un po’ di volte prima di apprezzarlo. Lo ascolto ancora talvolta. Un progetto che salva certo mi inorgoglisce, però non credo che “Phara pop” riuscirà a salvare alcunché.
È un lavoro costante. Lavori un po’ tutti i giorni e se non lavori ci pensi. Pensi a quella canzone in particolare. Il testo deve essere rivisto, l’arrangio sta in piedi per miracolo. Non mi pare poi così complicato. Mi occupo di questo. Certo, io queste canzoni proprio non le posso più sentire: scritte, arrangiate, suonate, cantate, mixate, masterizzate… sai quanti ascolti? Miiii, pensa se dovessi anche partire per un tour di concerti…e le prove? Sarò più obbiettivo tra dieci anni, quando le avrò dimenticate.

Ti abbiamo scoperto con “RadioMagia”, poi abbiamo conosciuto il precedente lavoro “English Aphasia”. Secondo te perché ci sono lavori che non trovano mai la luce della scena importante? La differenza e l’originalità fanno ancora paura?

Domanda che mi è stata fatta molte altre volte. Rispondo sempre allo stesso modo. Hai tu, fruitore, il tempo e la voglia di metterti lì ad ascoltare “Phara Pop” per un po’ di volte senza saltare da una track all’altra sbuffando perché non trovi quella canzone che avresti voglia di ascoltare? Beh, potrebbero farlo i media il lavoro sporco. Se la radio diffondesse una ventina di volte al giorno ad esempio la canzone “Frugale” pensi che qualcuno si farebbe conquistare dall’inciso simil synth che fa parte del ritornello? Pensa te, questa canzone ha persino un ritornello. Qualcuno vorrebbe mai investire su questa musica? E se poi questa musica (non solo la mia) prendesse piede? Una musica che di musica si occupa. Tutto l’indotto che fine farebbe? Te lo immagini X-Factor? Col pubblico che vota memore di belle vocine? Mmmmmmh, che film è questo?La musica è il mio daimon… ho chiosato già altre volte in questo modo… quello che faccio lo condivido…

Disco che nasce dalla provincia. Dobbiaco la citi spesso nelle descrizioni, gli amici, i ricordi. Su tutto gravita un senso di nostalgia se vogliamo. Perché?

Perché se sei vivo, hai nostalgia. Si può avere nostalgia del profumo dell’aria. Una orribile canzone viene diffusa da una radio in lontananza… è una canzone di 10 anni fa… ti sei appena svegliato e quelle note ti trasportano come per magia nella casa dei nonni al mare… le lacrime cominciano a scendere copiose. Che meraviglia i nonni.

Affermi che nel disco ci sono altri plagi oltre ai tre autori che citi… confesso però di non averli catturati. Ci dai una mano?

Borges in “DeZo e Dan”, sempre tratto dal libro dei sogni.

Col senno di poi esiste secondo te un filo conduttore di tutto questo lavoro?

Ma certo che esiste. Il filo conduttore sono io. 20 canzoni – un doppio album da ascoltare – più filo conduttore di così. Si ascolti in libertà, dimentichi di fili, riferimenti, concept etc…

— Onda Musicale

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