Recensioni e Interviste

Novadeaf: condannando la violenza con un slam-rock

Le tinte rimandano inevitabilmente a quel slam-rock inglese che più che alle distorsioni deve molto anche al gioco raffinato di synth e colori digitali.

E se vogliamo questo è il vero grande cambiamento nella direzione artistica di Federico Russo, voce e leader del progetto Novadeaf, probabilmente ad oggi unico depositario e protagonista principe di ogni scrittura. Ed è infatti lui che scrive e arrangia in prima personale questo lavoro dal titolo “Bellicus”. Tinte classiche anche ripescate dalla grafica di copertina decisamente glam si mescolano a liriche dentro cui la celebrazione del conflitto come condizione umana inevitabile troppo spesso. E poi la delicatezza che si mescola all’energia sembra proprio una dinamica poco prevedibile e molto figlia dell’uomo moderno.

Se prendessi “The Warchild” mi perderei nella morbidezza del suono e nei dettagli del video. Dal piccolo nasce ogni cosa in fondo… cosa ne pensi di questa mia chiave di lettura?

“Il piccolo, il quotidiano, l’intimo è la base, da cui tutto ha origine quindi sì, sono d’accordo”.

Com’è stato realizzato nello specifico? Sembra quasi un documentario…

“È nato da un’idea folle che abbiamo avuto io e il regista, Jacopo Vescio, in un momento in cui eravamo terribilmente in ritardo e a corto di spunti. All’inizio l’idea di raccontare la giornata-tipo di una coppia di scarafaggi ci è sembrata una sciocchezza ma poi abbiamo iniziato a trovarci sempre più livelli di lettura e alla fine ci ha conquistati. Devo dire che Jacopo ha fatto un lavoro registico straordinario, non so quanti altri sarebbero stati in grado di costruire una narrazione con così pochi mezzi a disposizione. Il tono realistico, da documentario appunto, è stato una sua idea. Io all’inizio puntavo ad atmosfere più surreali, gotiche, colori accesi, grandangolo, un po’ da fantascienza anni ’50 ma Jacopo mi ha convinto che in quel modo il prodotto finito sarebbe risultato più dozzinale. Aveva ragione”. 

La violenza dentro questo disco ha tante facce diverse… tu come la leggi e quale faccia scegli per rappresentarla?

“È vero, la violenza ha tante facce. È dentro di noi e prende ogni giorno mille forme. Quello che possiamo fare è portarla in superficie per comprenderla, e se proprio non riusciamo a esorcizzarla possiamo almeno provare a capirla e mitigarla”.

La tua è stata anche una rivoluzione di suono e non soltanto di nome… posso chiederti perché e da dove nasce?

“Anche se il nome del progetto è rimasto lo stesso, Novadeaf in origine era una band di rock alternativo. Solo con “CARNAVAL”, album del 2015, è diventato il mio progetto solista. La rivoluzione è stata soprattutto nel passare da arrangiamenti pesantemente chitarristici ad adottare sonorità molto più variegate: sono arrivate le tastiere, i synth, gli archi, le drum machine. Comporre da solo, in un certo senso, mi ha permesso di liberare la mia creatività”.

E che curiosa questa copertina: glam come il suono… ma perché questi richiami al mito classico?

“Quella che si vede in copertina è una statua di metà Seicento attribuita a Fanelli che raffigura Davide che sconfigge Golia. Mi sembrava l’immagine più indicata per un album tutto incentrato sul conflitto. L’abbiamo scelta io e la mia amica Francesca Gimelli, una grafica molto brava e competente (è anche autrice del podcast “Diventando Freelance”, consigliatissimo). Poi i grafici della Beng! Dischi hanno preso questa scena antica e l’hanno rivestita di attualità avvolgendola in una estetica vaporwave che trovo davvero efficace. In un certo senso “BELLICUS” è proprio questo: raccontare con mezzi attuali qualcosa di antico quanto l’umanità”.

— Onda Musicale

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