Musica

Zucchero: “Penso che i Beatles non erano virtuosi, così come non lo sono gli U2”

|

Zucchero, pseudonimo di Adelmo Fornaciari (Reggio Emilia, 25 settembre 1955), è un cantautore e musicista italiano.

Annoverato fra i principali esponenti del blues in Italia, nell’arco di oltre trent’anni di carriera Zucchero ha riscosso un ragguardevole successo commerciale, vendendo più di 60 milioni di dischi tra album e singoli; le sue tournée mondiali e le frequenti collaborazioni con artisti affermati a livello internazionale – quali Luciano Pavarotti, Andrea Bocelli, Eric Clapton, Joe Cocker, Miles Davis, B.B. King, Sting e Paul Young – hanno contribuito in misura considerevole a estendere la sua popolarità oltre i confini nazionali.

Sotto il profilo stilistico, la produzione musicale del cantautore emiliano è caratterizzata da una sintesi originale della tradizione melodica mediterranea con elementi derivati dal blues, dal gospel e dal soul, generi tipici del sud degli Stati Uniti d’America.

Il suo lavoro gli ha fruttato numerosi riconoscimenti, tra cui il Premio Tenco alla carriera, due World Music Awards, sei IFPI Platinum Europe Awards, una candidatura ai Grammy e l’onorificenza di commendatore dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana.

“Se mi presentassi in gara a Sanremo non mi prenderebbero perché non sono un influencer.
So che dovrei essere più attuale, ma non ne sono capace”

Zucchero Al Secolo XIX

Zucchero Fornaciari ha rilasciato alcune dichiarazioni ai microfoni de Il Secolo XIX“Mi sento un emiliano. Ma che gira il mondo. Non perdo mai la memoria di quello che sono, non dimentico nemmeno per un minuto la mia Roncocesi. Però mi piacciono anche le sfide, suonare in posti dove magari non si fanno grandi concerti o dove la gente non ci penserebbe mai a spostarsi. Stravaganti come un bellissimo anfiteatro all’aperto nelle Isole Mauritius, o in Sudafrica e Libano”.

Ovunque, però, si esibisce in italiano: “Questo è il bello, in inglese ne farò due, tre al massimo. Ma non immagina cosa si prova, ad esempio, quando a New Orleans, dove il novanta per cento del pubblico è nero, tutti ballano e battono le mani, senza comprendere una parola. Se riesci a finire il concerto con la stessa intensità, ti prendi una bella soddisfazione”.

Su Sanremo Zucchero dice: “Probabilmente, anche se mi presentassi in gara, forse non mi prenderebbero perché non sono un influencer. Non ho niente a che vedere con queste figure. Alle quali non importa nulla di me, quindi sono cambiati i tempi. Lo so che molti mi dicono: dovresti essere più attuale, contemporaneo. Ma non ne sono capace. L’ultima che ho sentito è metaverso. Sulle prime pensavo che intendessero una specie di orso. Poi mi sono reso conto che è una categoria del mondo virtuale. Ma cosa c’entra con me? Io sono nato in campagna e preferivo avere i frigoriferi pieni piuttosto che bei vestiti firmati. Se ora lei mi indica una nuova frontiera, virtuale, non saprei nemmeno da dove cominciare”.

Per fare cultura, in un Paese, vale più la fantasia o la tecnica, magari raffinatissima? “La prima. Un grande musicista magari non sa creare nulla. E può accadere anche il contrario. Il mio amico Bono e gli U2 non sono virtuosi. Anzi. Come non lo erano nemmeno i Beatles, che lo hanno scritto pure nei libri. A me è capitato di circondarmi di colleghi bravissimi con i loro strumenti, ma se gli chiedevi di creare qualcosa, quello che portavano non ti arrivava al cuore. Non devi sapere leggere una partitura, per fare cultura. E comunque non puoi affidarti solo a chi è nato e vive nel mondo classico. Altrimenti per noi, che facciamo canzoni, sarebbe finita”.

(fonte: areanapoli.it)

— Onda Musicale

Segui la pagina Facebook di Onda Musicale
Leggi anche

Altri articoli