Recensioni e Interviste

Intervista a STON e Seabass

Fuori dal 9 dicembre “Underdogs”, l’ep di STON e Seabass anticipato dal singolo “The Pac-man effect”.

Sei brani con beat elettronici a cui si legano sound diversi. Abbiamo brani con un retrogusto rock e alcuni più vicini al pop, ma la base di tutti e un’accattivante elettronica anni ’80.

Ciao ragazzi, qualche mese fa abbiamo intervista Seabass. Questa volta invece voglia conoscere STON. Come ti sei avvicinato alla musica?

Diciamo che, fin da piccolo, la musica mi ha accompagnato in tutte le fasi della mia crescita: mio padre era batterista di un piccolo gruppo e, quando invitava i suoi amici a casa nostra, la musica sicuramente non mancava; mia madre organizzava le serate musicali per le scuole in cui insegnava e faceva parte del coro degli insegnanti; già solo da questo si intuisce che la musica ha avuto un ruolo molto importante nella mia vita: i viaggi in giro per l’Italia e per il mondo fatti con loro sono praticamente segnati dagli album ascoltati in macchina o con il lettore cd portatile; la mia prima “band” (se così si può chiamare) è stata formata nella taverna di mio zio con mio cugino e qualche amico delle elementari, usando la strumentazione di mio padre a disposizione a casa mia; Le prime volte che componevo o producevo da solo o in compagnia di altre persone, i miei genitori erano i primi giudici e lo sono tuttora, a distanza di anni.

Come è nata la vostra collaborazione?

Io e Sebastiano ci siamo conosciuti in ambito teatrale amatoriale: Lui faceva il tecnico luci e componeva la colonna sonora degli spettacoli mentre io facevo l’attore. Dato che anche io sapevo come usare l’impianto tecnico e componevo musica, molto spesso il regista ci faceva collaborare per sistemare l’equalizzazione o perfezionare i brani musicali. Da lì, abbiamo cominciato a collaborare anche fuori dall’ambiente teatrale per dei progetti personali: Sebastiano qualche volta mi chiedeva qualche contributo con la chitarra per dei brani che doveva pubblicare oppure io gli chiedevo qualche pezzo con il synth per dei brani che stavo concludendo. Quando è arrivata l’occasione con Underdogs, abbiamo veramente unito le forze per portare all’ascoltatore qualcosa di speciale.

Il brano preferito di STON e quello di SEABASS?

Non ho un brano preferito, in quanto dipende dal genere che attualmente sto ascoltando. Tuttavia, se devo scegliere dei brani che hanno inciso di più sul mio percorso musicale, sicuramente ne farebbero parte The Pretender dei Foo Fighters, Growing Up di Peter Gabriel e Morte in Diretta di Salmo.

Il pezzo che ha avuto un travaglio più complicato?

Tra tutti i brani dell’EP, secondo me, Hard to Please è quello che ci ha fatto scontrare di più come artisti (il nome del brano non è un caso). La struttura e la dinamica di questo pezzo è diversa dagli altri perché mette enfasi sia sul mio stile di riferimento sia su quello di Sebastiano, che proprio perché diversi rende difficile il trovare una soluzione che accontenti entrambi e che non faccia sentire la propria parte leggermente sminuita dall’altra. Abbiamo passato parecchio tempo anche solo a discutere sul volume di una traccia, ma da come si può sentire dal brano alla fine siamo riusciti a “trovare la quadra”… o almeno così speriamo.

Perché “Underdogs”?

Il termine “underdogs” è un termine sportivo che indica un atleta, o una squadra, che viene dato per sfavorito dai pronostici. La particolarità di questo termine, che sembra negativo all’apparenza, è che di solito l’underdog di una competizione è sempre il favorito dal pubblico indipendentemente dalle statistiche. Alla fine nella musica indipendente e underground ciò che vuole veramente l’artista è essere un “underdog” che, per quanto non possa tenere testa ad artisti in top 10 o a quelli più conosciuti, vuole puntare sull’esprimere un emozione o suscitare una reazione su chi ha avuto la curiosità di ascoltare il suo brano, quell’effetto sorpresa che ti permette di emergere nonostante tu sia relegato sul fondo delle classifiche. Con questo EP speriamo di aver raggiunto quell’obiettivo.

— Onda Musicale

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