Recensioni e Interviste

Giuseppe D’Alonzo e i suoi “Fantasmi di carta” (intervista)

Giuseppe D'Alonzo

Disponibile su tutte le piattaforme digitali “Fantasmi di carta”, il nuovo album di Giuseppe D’Alonzo. Un disco con un sound blues rock accompagnato da testi cantautorali e profondi.

Fantasmi di carta” di Giuseppe D’Alonzo è un viaggio alla ricerca di ciò che davvero conta. L’amore, l’arte, la natura e tutto quello che ci riporta in contatto con chi siamo nel profondo. Giuseppe D’Alonzo ha dedicato questi brani all’arte e in particolare agli artisti, trasformandoli in figure in grado di salvarci dalla mediocrità. In fondo è proprio nell’arte, che sia dipinta o musicale, che l’uomo ha sempre trovato se stesso e una via di fuga.

“Fantasmi di carta”, come è nato questo progetto?

«In piena pandemia avevo già diverse canzoni in draft, ma ho deciso di iniziare il progetto di questo CD non appena ho scritto la traccia di Fantasmi di Carta. Mi succede spesso così, ho varie idee, ma mi decido a partire quando mi accorgo di aver scritto quello che potrà essere il primo singolo estratto. In genere è un brano che mi emoziona molto e che porta in sé anche l’idea del video. In realtà, poi il primo singolo estratto è stato Gravità con un bel video in stop motion uscito in anteprima il 30 giugno 2022, mentre l’album Fantasmi di carta è uscito successivamente con il video animato di Michele Bernardi. Mi piace quando i miei stessi piani vengono stravolti da piacevoli inconvenienti come la realizzazione di “Gravità”

Come hai scelto la title track?

«Ero indeciso tra Fantasmi di Carta e Gravità, sono due brani così diversi a cui sono tanto legato, ma Fantasmi di Carta mi è sembrato più audace nella scelta stilistica. I brani rappresentano alcuni lati del mio carattere, Rock, sarcastico ma anche dolce, ovviamente il dolce si riferisce a Gravità, tutto il “male” per così dire, è racchiuso in Fantasmi di Carta” , è un brano liberatorio, di protesta

Curiosità: come hai scelto la tracklist, cioè l’ordine dei brani all’interno del disco?

«Premetto che Fantasmi di Carta non è un concept album. Tratta diversi temi sociali, dalla enorme crisi ideologica che l’intera umanità sta attraversando, al disturbo bipolare, al bullismo, al tema della crudeltà in questa società sempre più dura, alle infinite sfaccettature dell’amore, alla malinconia, al significato profondo della nostra esistenza, alle passioni ma soprattutto tratta il tema dell’arte nella società contemporanea. Quindi la tracklist in questo caso non aveva grande importanza, perché ogni brano vive di vita propria. Ho scelto di partire con la title track, cosa che su 6 album avevo fatto una sola volta, per poi proseguire in maniera abbastanza casuale, facendo attenzione a distanziare i due brani strumentali. Lo ammetto questa volta sulla tracklist ero in imbarazzo perché sono tutti brani realizzati di pancia a cui sono quasi egualmente affezionato.

C’è un brano a cui sei più legato?

«Più di uno, oltre a quelli appena citati, Vecchia Berger e La Crudeltà. il primo parla di una difficile relazione con una ragazza bipolare, il secondo tratta il tema della crudeltà osservandola da diverse angolazioni, quella che può portare al suicidio di una povera ragazza bullizzata, ma anche quella che puoi trovare all’interno di te stesso se inizi a scavare. Non sempre si trova amore, pace, passione, all’interno di questa entità sconosciuta, che chiamiamo spesso anima, è possibile trovare anche tanta tribolazione, e anche tanta crudeltà, per fortuna il più delle volte, inespressa. 

Come sei diventato musicista?

«Sin da bambino strimpellavo la chitarra, che poi è diventata una presenza costante nella mia vita. Nasco quindi come chitarrista ma già da ragazzino mi piaceva scrivere canzoni, canzoni che poi ho iniziato a scrivere seriamente più avanti, quando ho formato la Band dei Crabby’s in cui scrivevo prevalentemente in lingua inglese. La maturazione è avvenuta quando ho iniziato a scrivere in Italiano, ho scoperto un modo complesso, vasto e affascinante. I grandi cantautori del passato ci hanno lasciato un’eredità importante che dobbiamo preservare, coltivare e soprattutto non dimenticare.»

Quali sono le soddisfazioni più grandi che hai ricevuto dalla tua carriera artistica?

«Essere premiato da Maurizio Solieri il quale durante la premiazione ha paragonato la mia musica, di allora, a quella dei Fleetwood Mac e dei Jefferson Airplane. Come chitarrista stimo molto Maurizio e il grande lavoro che ha fatto sui brani di Vasco Rossi e non solo, quella premiazione è stata per me la conferma che stavo percorrendo una strada corretta, non commerciale, ma corretta.»

Un musicista con cui ti piacerebbe collaborare?

«La maggior parte sono passati a miglior vita, scherzo ovviamente. Sono sempre aperto a nuove collaborazioni, ne ho fatte diverse con artisti stranieri e italiani, amerei sentir cantare un mio brano da Fiorella Mannoia, è stato sempre un mio sogno nel cassetto, e troverei davvero molto stimolante collaborare con Pacifico.»

— Onda Musicale

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