Recensioni e Interviste

Giuseppe Garau: dai concerti hardcore e punk al video-making – Intervista 

Giuseppe Garau

Giuseppe Garau, detto “Bepi”, è un videomaker torinese impegnato in numerosi progetti, non ultimi la realizzazione di documentari.

Ma in retrospettiva scopriamo che Giuseppe Garau, nel suo impegnarsi dietro la macchina da presa per alcuni videoclip musicali (Bull Brigade, Gab De La Vega, T-Rex squad, in tandem con Giacomo “Josh” Giorgi), ha un approccio che viene dalla musica, in particolare dall’hardcore e dal punk. Garau ha suonato con gli Alone e oggi è membro degli Scheletri.
Abbiamo approfondito questo suo percorso che fonde suoni ed immagini in questa intervista esclusiva.

Ciao, come va? Puoi riassumere per chi non ti conoscesse il tuo percorso, partito nel mondo della musica (e mai del tutto lasciato) e approdato nel mondo del video-making?

«Ciao! Intanto grazie per l’interessamento. Musica e video per me sono sempre stati intrecciati da quando andavo a casa dei parenti e speravo che in TV passassero i miei video musicali preferiti (i miei genitori erano comunisti e non avevamo la TV in casa). A vent’anni ho iniziato a fare il videomaker di professione. E oltre ai primi lavori commerciali uno dei miei primissimi progetti personali era fare le riprese a concerti punk che venivano organizzati in un vecchio posto a Torino che si chiamava United Club. Montavo una videocamera in fondo alla sala e una la tenevo io in mano a bordo palco, era una Canon XH-A1 e girava con le cassettine a nastro Mini-DV (poco tempo dopo arrivò la rivoluzione delle reflex che facevano anche video, 5D prima e 7D dopo).
Dopo qualche anno da videomaker, nel 2013 ho esordito come regista di documentari
»

La musica ha in qualche modo definito il tuo approccio al mondo delle arti visive?

«Sicuramente. Agli inizi venivo ritenuto abbastanza bravo con il montaggio, era l’unica cosa che mi riusciva bene, e il montaggio è fondamentalmente senso del ritmo. Spesso ti capita di montare su un brano musicale e se hai una sensibilità di quel tipo ti sarà molto più facile lavorare, perché hai già una concezione della dinamica e della struttura. È un po’ come ideare la struttura di un brano»

A che tipo di progetti stai lavorando ultimamente? Sappiamo che non ti occupi solo di videoclip… anzi!

«Dall’inizio della pandemia ho lavorato pochissimo. È stato durante questo periodo che grazie a Gigio dei Bull Brigade che me l’ha chiesto e grazie a Josh (cantante di To Kill, Tempest e Face the Fact e anche lui regista) ho iniziato a fare qualche video musicale. Era un mondo che avevo sempre evitato prima, ma devo dire che mi piace, sia per l’ambiente di lavoro sia per le possibilità di sperimentare. Attualmente, invece, sto scrivendo il mio primo lungometraggio di finzione, ma sono un procrastinatore quindi temo che ci metterò un po’»

Abbiamo visto alcuni videoclip uscire, in collaborazione con Giacomo Josh Giorgi (altro personaggio con un piede nella musica e l’altro nel video-making), ai quali hai lavorato o collaborato. T-Rex Squad, Gab De La Vega, Bull Brigade. Come nasce un video clip come questi? Quanto lavoro c’è prima che le macchine inizino a riprendere?

«Ogni video musicale è una storia a sé. A volte il gruppo ha le idee molto chiare, a volte ti da dei riferimenti che piacciono loro mentre a volte ti lascia completamente libero. Realizzarli non è semplice perché rispetto ai lavori che facevo in passato ci sono pochissimi soldi e quindi meno potenziale produttivo, troupe ridotte e a volte inesistenti e bisogna rimboccarsi parecchio le maniche sia in pre-produzione che in produzione. A volte il gruppo ti dà parecchio una mano, altre volte devi sbatterti tu per risolvere problemi di organizzazione, ricerca location, costumi o scenografia. Quando però consegni il lavoro e il gruppo è contento è soddisfacente»

Quanto conta l’estetica di una band / artista nel creare l’immagine giusta in un videoclip?

«Se un gruppo ha costruito (consapevolmente o meno) un forte legame tra la propria musica e un immaginario specifico è sicuramente più semplice approcciarsi al lavoro perché ci sono già delle fondamenta comuni, c’è una strada già tracciata. Altre volte c’è molto più margine per sperimentare nel linguaggio o nello stile e questo non è per forza un problema anzi può rivelarsi un’opportunità»

L’ultimo videoclip uscito che vede la tua firma è quello dei Bull Brigade, “Ansia”. Un testo molto personale e profondo accompagna il brano, che nei suoni, seppur melodici, è duro e pesante. Come è stato lavorare a questo video? Quali sono state le maggiori difficoltà nella creazione dell’immaginario di “Ansia”?

«Quando è uscito il disco dei Bull Brigade, Ansia era l’unico pezzo che skippavo sempre, inizialmente non lo capivo, con il passare del tempo invece è cresciuto parecchio in me fino a che non ne sono stato completamente ossessionato. Credo che il testo di Eugenio in quel brano sia una sintesi di altissimo livello sul momento di salute mentale collettiva che stiamo attraversando negli ultimi anni, ha un vero talento nella scrittura e con poche frasi riesce a tratteggiare un mondo.

Avevamo già girato il video de “L’ultima città” e poter girare anche quello di “Ansia” è stato un onore per me. La preproduzione è stata molto complicata soprattutto per quanto riguarda la ricerca delle location, ne abbiamo valutate molte e ne ho viste parecchie ma ho avuto tantissimi problemi burocratici legati al fatto che le nostre desiderata fossero principalmente ex Istituti di igiene mentale che però sono in condizioni fatiscenti e amministrati dalla ASL che in ultima battuta non ha autorizzato le riprese. Per chi fosse curioso, sulla mia pagina Instagram (@storiadelfantasma) ho pubblicato qualche foto dei vari sopralluoghi.

Sul lato creativo, i Bull avevano le idee chiare, abbiamo fatto qualche riunione insieme in cui abbiamo tirato giù le rispettive idee ed è filato tutto molto liscio, le riprese sono state fatte insieme a Josh in una fabbrica abbandonata. Lavorare con Josh è sempre una sicurezza, è un professionista vero e instancabile. Abbiamo girato con due macchine da presa ma alla fine al montaggio ho usato praticamente solo le sue riprese perché erano molto più belle delle mie»

Quali sono le cose alle quali prestare maggiore attenzione quando si gira un videoclip musicale?

«Se non c’è un playback non è una sfida facile, bisogna raccontare una storia utilizzando solo le immagini. La difficoltà più grande in quel caso direi che è raccontare una storia in maniera chiara e intelligibile e che l’immaginario messo in scena si sposi bene con quello del pezzo e del gruppo. Inoltre viviamo in un’epoca con una enorme quantità di audiovisivi prodotti e non è semplice provare a fare qualcosa di nuovo che possa emergere e attirare l’attenzione del pubblico in una giungla come Youtube»

Quanto punk c’è nel tuo modo di concepire un video?

«Parafrasando uno storico Luttazzi direi “Molto punk, pure troppo”. I mezzi produttivi sono pochi, il budget è minimo e bisogna fare di necessità virtù: quello che gli anglofoni hanno reso cool chiamandolo D.I.Y. e da noi è sempre stata nota come la più casereccia “arte di arrangiarsi”. Va anche detto però che, al netto degli sbattimenti dovuti al dover organizzare tutto da soli senza un produttore, i limiti possono anche essere una opportunità creativa. Sicuramente tanta esperienza nei gruppi punk tra organizzare concerti e trasferte è propedeutico all’organizzazione di una piccola produzione»

Parliamo un po’ della tua band, gli Scheletri. Cosa state combinando? E la band hardcore in cui cantavi, gli Alone, potrebbe mai tornare?

«Gli Scheletri sono l’ultimo progetto musicale al quale partecipo, ho sempre cercato di smettere di suonare ma è una vera malattia alla quale mi sono ormai arreso. Devo dire che è una formazione che mi dà molta soddisfazione: suoniamo quello che ci piace, pensiamo solo a divertirci ed è per me una bella valvola di sfogo espressiva. Probabilmente questa spontaneità si sente all’ascolto perché il primo EP “Ossa rotte” ci ha dato modo di conoscere molte persone e giri nuovi che prima non conoscevamo. Attualmente stiamo facendo un po’ di date in giro e siamo parecchio carichi, a breve registreremo altri quattro pezzi nuovi che stiamo già presentando nelle date dal vivo di questi mesi. Sugli Alone purtroppo non saprei, da un lato sarebbe carino ritrovarsi tutti, dall’altro sono uno che cerca di guardare più al futuro che al passato. Ma nella vita mai dire mai»

A te lo spazio per aggiungere qualsiasi cosa mancasse a questa intervista!

«Ne approfitto per ringraziare te e Onda Musicale per lo spazio e anche per tutti i gruppi che si sono affidati a me e Josh per i loro video. Dopo tanti anni in cui la scena hardcore è un po’ collassata e invecchiando ci sono sempre meno opportunità di vedersi, girare i video è anche una bella occasione per passare del tempo con i gruppi, rivedere facce amiche o conoscere persone del giro che non si erano mai incrociate prima»

— Onda Musicale

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