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Intervista ai Talco, fuori con l’album “Videogame”

Talco
La band sarà presto live in Italia con il “Videogame Tour”.

Il “Videogame Tour” li ha già visti riempire i locali di mezza Europa. Con il nuovo disco i Talco si confermano una delle realtà italiane più attive all’estero. Ma non dategli degli esterofili, semplicemente non conoscono confini! E a conferma di questo, ad Aprile saranno in tour in Italia per una serie di eventi imperdibili. Li abbiamo intervistati per Onda Musicale, in esclusiva per voi.

Come è stato accolto il vostro ultimo album “Videogame” e qual è stata l’ispirazione alla base?

Videogame” è stato accolto molto bene e ti confesso che ci ha sorpreso: certo crediamo moltissimo in questo disco, lo consideriamo uno dei nostri preferiti se non il nostro preferito, motivo per cui abbiamo atteso due anni per poterlo promuovere adeguatamente in un clima di riaperture per il mondo dello spettacolo. Ma non ci aspettavamo che la gente cantasse subito le canzoni ai concerti. Per un gruppo indipendente il “rodaggio dei nuovi brani” è un passaggio inevitabile solitamente. Tutti i nostri album hanno avuto bisogno di un annetto per essere assimilati dal pubblico. “Videogame” sembra aver bruciato le tappe…beh, dai abbiamo recuperato i due anni di attesa!

Attualmente siete in tour per promuovere “Videogame”. Quali sono stati i momenti salienti del tour finora e dove non vedete l’ora di suonare?

Abbiamo fatto un tour in centro Europa a fine 2022, tra Germania, Svizzera ed Austria. È stato un mese molto concentrato perché è stato pianificato ancora in pandemia, con date nuove fissate, altre rinviate per lockdown passati, etc. Direi che la risposta è stata molto positiva specialmente pensando al clima che aleggiava intorno alla musica indipendente europea post-pandemia, totalmente fagocitata dal mainstream e dai grandi eventi. Eravamo circondati da notizie di gruppi che cancellavano tour interi per i costi aumentati, i pochi biglietti venduti etc. Eravamo abbastanza preoccupati della situazione.

Fortunatamente è andato tutto alla grande, siamo partiti con un sold out ad Amburgo e la cosa è andata avanti per tutto il tour. Anche Austria e Svizzera sono state all’altezza e, anzi, credo che i numeri siano cresciuti rispetto al 2019. In questo momento siamo a metà del tour in Spagna e anche lì le prime sei date ci hanno regalato delle sorprese positive e inaspettate.

Un lato negativo che adesso possiamo definire buffo (perché non ha compromesso la riuscita del tour) è stato il constatare che in Germania, da parte dei promoter, non c’era stata la solita promo, nelle strade non c’era un manifesto e in internet poca roba. Ci chiedevamo perché, ma alla lunga l’abbiamo scoperto: puntavano alla cancellazione per ricevere sovvenzioni Covid.

Il tour sta per passare in Italia. Cosa significa per una band come la vostra, abituata a girare tantissimo all’estero e meno a casa propria, tornare a calcare dei palchi italiani, dopo tanto girovagare per l’Europa?

Fondamentale, perché con Trivel stiamo lavorando benissimo e i risultati si vedono. Nel 2022 abbiamo notato che c’è stato più interesse nei nostri confronti e ci ha lusingato molto. Certo ha aiutato molto la data del Punk In Drublic di Carroponte, ma credo che il lavoro sia stato fatto nel mondo giusto soprattutto con Trivel. Abbiamo dovuto aspettare anni per trovare un collaboratore adeguato, e suonando in pianta stabile in Europa, tornare poi in Italia per creare qualcosa che ci gratificasse. C’è voluto più tempo del previsto ma finalmente questo processo vede i suoi frutti. l’Italia è un territorio difficile, la scena indipendente non gode di molta fortuna in questo momento, già era in crisi, la pandemia ha regalato un’autostrada al mainstream per soffocare quel poco che stava sopravvivendo. Ciononostante il lavoro sta ripagando, siamo molto felici di come sta andando in Italia.

Ci saranno varie band in apertura in ciascuna delle date italiane del tour. Avete scelto personalmente chi suonerà con voi oppure non è decisione vostra? E ci sono gruppi da questi che non vedete l’ora di vedere dal vivo?

Sono tutti gruppi che conosciamo, amici, o con cui abbiamo condiviso il palco anche in altri progetti. Ci sono un sacco di realtà nuove che si stanno facendo in quattro per emergere in una scena che ha lasciato detriti, a causa di un vecchio fare egoistico ed autoreferenziale supponente di cui solo ora ci si accorge, in ritardo di 15-20 anni. Credo si debbano solo sostenere realtà come quella de Le Iene, ad esempio, che in un clima del genere stanno costruendo qualcosa di solido. E come loro davvero molte bands.

La vostra musica è un mix di sonorità influenzate dallo ska e dal punk rock. Chi sono le vostre maggiori influenze musicali e come hanno ispirato il vostro sound? C’è qualche band lontana da questi generi che però ha avuto un impatto nel vostro modo di creare musica? C’è ancora qualche gruppo che riesce a stupirvi quando vi capita di condividere il palco con altri artisti? Per esempio?

Considerando che la mia band preferita sono gli Iron Maiden, partiamo subito dal gruppo lontano dal nostro genere. Premetto che non credo nella mancanza di comunicazione dei generi, come molti talebani duri e puri, credo più sull’educazione musicale data dal capire più stili e trovare qualcosa in comune per arricchire il tuo modo di scrivere ed ascoltare musica. Questo mi ha aperto, con tutti i limiti che posso avere, come dici tu, ad un modo di creare musica. Gli Iron sono l’esempio di scrittura più importante che possa conoscere. Da “Iron Maiden” fino a “Seventh Son”, ogni canzone è una hit. E il fatto che alcuni, i talebani di cui prima, li accusino di non staccarsi dal proprio, per me è una virtù e una cosa che ho sempre cercato di far mia.

Vedo un sacco di gente che si masturba davanti a selfie di assoli (vince chi fa la cosa più difficile) su Instagram: una montagna di note precise, per poi non saper strutturare una canzone, o non suonare in gruppo, dove ognuno ha il proprio spazio e la sinergia tra i singoli costruisce la musica. La musica di base (punk, rock, metal che sia) è semplice e quello che ci costruisci sopra e assieme agli altri, poi è il tuo tocco…non capire questo, secondo me, limita molta gente e la carica di invidia e finto spirito critico…perché lui ce l’ha fatta e io no. Cassano ha fatto una carriera limitata, Gattuso è stato un campione. Uno ha scialacquato con la presunzione un dono che gli ha dato madre natura, il secondo non aveva quel dono, ma ha costruito una carriera calcistica incredibile.

Dal punto di vista del punk-rock, la nostra base musicale, direi che i gruppi per me più importanti sono stati, per quel che riguarda l’estero Offspring, No Use For A Name, Nofx, Lagwagon, Rancid, Mad Caddies, Bad Religion. Come gruppi italiani Persiana Jones, Banda Bassotti, Punkreas, Atarassia Grop. Poi c’è l’hc, ma è un genere che suono più coi Danny Trejo.

Sul versante folk la Mano Negra è stata fondamentale per costruire lo stile dei Talco, così come il folk cantautoriale di De Andrè e Battiato. Un po’ di balkan e klezmer, specie ai tempi di Mazel Tov. E chiuderei con il mio punto di riferimento inarrivabile per la scrittura dei testi, assieme a De Andrè: Giorgio Gaber.

I vostri spettacoli dal vivo sono noti per essere energici e coinvolgenti. Cosa sperate che i vostri fan traggano dalle vostre esibizioni dal vivo?

Mi piacerebbe vedere la gente assistere a qualcosa di diverso dagli album, anche se, da questo punto di vista, so di essere anacronistico: ormai le generazioni nuove si esibiscono quasi in playback tranne per quando devono dire “ehy” Com’è” “fatevi un grande applauso” “bro” “su le mani”.

Scherzi a parte, cercare di inserire la patchanka della Mano Negra in un contesto più punk-rock, cercando di personalizzarlo, ci ha sempre spinti a pensare ad un live tutto legato, con poche pause e con qualcosa che suonasse differente rispetto all’album, senza snaturare lo spirito delle canzoni.

Dove vi porterà il tour di “Videogame” dopo le vostre date italiane di questa primavera?

Abbiamo una stagione estiva intensa di festival molto promettenti, siamo molto entusiasti di quello che siamo riusciti a programmare. Oltre a questo stiamo cercando di fare qualcosa fuori dall’Europa, magari tornare in Messico, o in Giappone. Sicuramente l’autunno e l’inverno 2023 torniamo nei club in Europa, mi piacerebbe anche tornare in Svezia, Norvegia e Finlandia, abbiamo bei ricordi dal Punk In Drublic 2022. Molte cose sono già state fissate, altre sono in via di programmazione….ci stiamo riabituando a programmare, dopo due anni in cui non ne avevamo la possibilità.

Le date del “Videogame Tour”:
  • 20.04 Lugano (Svizzera), La Foce
  • 21.04 Torino, Bunker
  • 22.04 Mezzago, Bloom
  • 24.04 Bologna, Locomotiv
  • 25.04 Marghera, TBA (nessuna prevendita)
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