I Krifi Wag hanno appena pubblicato “Red Carpet – Volume 1”, un nuovo album che cattura e intriga, ma lascia anche aperta la porta (l’indizio è evidente nel titolo) ad un seguito.
I Krifi Wag si raccontano al cospetto di questa nuova uscita discografica e nel mezzo del tour promozionale da poco partito.
Red Carpet Volume 1 è appena uscito. Si intende che ci sarà un seguito.
Cosa ha ispirato l’idea di dividere l’album “Red Carpet” in più volumi e quale è la differenza tra i vari volumi?
«L’intero corpus “Red Carpet” rappresenta una prima esibizione di Krifi Wag, raccogliendo i brani che nel nascere spontaneamente hanno delineato la morfologia del progetto. I brani già pubblicati e quelli che invece faranno parte del Vol. 2 sono nati in naturale successione, e la scelta di dividerli in due Volumi nasce dal fatto che ci siamo interamente autoprodotti e che non è semplice ovviare alle spese in poco tempo. Inoltre siamo molto esigenti e con un’idea sonora molto precisa anche questo non ci permette di ragionare in modo canonico e di pensare che anche in un bello studio, un mix di un intero disco si possa chiudere in una settimana lavorando un giorno a pezzo. Ascoltando l’Ep crediamo sia possibile notare delle scelte di produzione non usuali e di certo non dettate dalla frenesia di finire un lavoro.»
Ci sono storie interessanti legate a uno o più brani dell’album che vorreste condividere con i lettori?
«Ognuno dei brani del progetto racconta una storia o veicola un messaggio di crescita personale e presa di coscienza: ci sarebbe da scrivere per ognuno. Un aneddoto già accennato in passato in altre interviste (e che saremmo felici di raccontarvi di persona, magari a un concerto) è legato a “Strange Mosquito”, il cui riff principale di chitarra è stato scritto in un momento di stallo, della durata di pochi minuti, in cui il destino di Krifi Wag si sarebbe deciso in seguito a un fatidico bivio: il riff, nato dalla tensione mista all’eccitazione di fronte all’ignoto che avrebbe seguito quel momento, sarebbe potuto essere un ultimo lascito»
Come descrivereste il processo creativo del nuovo album, sia in fase di produzione che in fase di registrazione e cosa lo rende unico rispetto ai vostri lavori precedenti?
«Tutti i lavori precedenti, comprendenti una demo ascoltabile su bandcamp, si basano sul materiale che in Red Carpet Vol. 1 è finalmente presentato nella sua forma finale. Il processo creativo nasce dall’esperienza personale di Simone, che progressivamente con l’incontro e la conoscenza di Rolando, Tommaso e Pietro rielabora e arricchisce i vari elementi musicali, sia da una prospettiva compositiva che strumentale, sulla base dell’esperienza umana e musicale di ognuno»
In che modo la vostra esperienza come band underground ha influenzato la scrittura e la produzione dell’album?
«Forse nel miscelare varie attitudini al live più che nella produzione musicale. Veniamo tutti da esperienze e generi diversi con precedenti formazioni, dall’hardcore al prog , dalla psichedelia al punk, dal rock alla classica»
Quali sono le principali influenze musicali italiane ed estere che hanno guidato la creazione di “Red Carpet” e come le avete integrate nel vostro stile musicale?
«Il nostro essere eclettici ci ha portato e tutt’ora ci porta a miscelare con eleganza quanto più di bello abbiamo trovato durante la nostra vita. Per cui un elenco sarebbe sia riduttivo che troppo lungo. La concezione barocca di stesura delle parti però accompagna sempre la nostra filosofia. Ogni dettaglio ha la sua particolare importanza e senza i brani non risulterebbero completi. Ascoltiamo qualsiasi cosa purché rispetti il giusto processo storico di creazione delle idee»
Qual è la vostra opinione sulla scena musicale veneta e come pensate che abbia influenzato il vostro modo di fare musica?
«La scena musicale veneta è molto colorita ma ad essere sinceri non ci ha influenzati in particolar modo, seguiamo la nostra strada ed è questo che ci rende Krifi Wag»
Quali sono le principali difficoltà che avete incontrato nel pubblicare la vostra musica in maniera indipendente e come le avete superate?
«La scelta di fare più strada possibile in maniera indipendente è condivisa da tutto il gruppo per una questione di passione e arditezza, dal momento che per noi il nutrimento è diffondere la nostra musica e la nostra performance in modo attivo e sincero. La sfida è quella di comunicare quanto sia fondamentale per noi esibirci, e di trasmettere ciò che vogliamo dal palco, tanto per un ascoltatore già preparato o meno»
Quali sono le aspettative per i concerti che state affrontando e come avete preparato il vostro spettacolo dal vivo per il pubblico?
«La preparazione dei concerti è sempre entusiasmante, dal momento che Krifi Wag esiste e si esprime interamente nella sua dimensione dal vivo. L’aspettativa è quella di sventagliare di brutto, conoscere nuovi amici, costruire nuovi ricordi, e ripetere all’infinito»