La morte è l’unica certezza della vita, eppure qualcuno riesce a schivarla.
Debbie Harry ha sperimentato vari generi musicali, scalato le classifiche di mezzo mondo, fatto fortunati tour internazionali e collaborato con mostri sacri del rock, ma non solo.
L’incontro con Ted Bundy
La frontwoman dei Blondie, band new wave degli anni ’70, è stata una cantautrice, attrice, attivista che ha rischiato di essere una delle vittime del più temibile serial killer di quel tempo: Ted Bundy.
Riguardo l’argomento, Harry cominciò a parlare dell’accaduto soltanto nel 1989, anno in cui il criminale morì sulla sedia elettrica. Nonostante l’incontro accadde circa quindici anni prima, la cantante capì di essere stata molto fortunata
subito dopo la sua esecuzione […] Erano anni che non pensavo a quell’incidente. L’intera descrizione di come ha operato e di che aspetto aveva e del tipo di macchina che guidava e del periodo di tempo in cui lo stava facendo in quella zona del paese si adattava perfettamente. Ho detto: ‘Mio Dio, è stato lui’.
Seppur in molti, investigatori compresi, abbiano sostenuto che l’uomo in questione non fosse Ted Bundy, la Harry ha continuato a difendere la sua posizione inserendola perfino nella biografia di Blondie, “Parallel Lives”, uscita nel 2012.
Era notte fonda e stavo cercando di attraversare Houston Street dal Lower East Side alla 7th Avenue. Per qualche ragione non c’erano taxi e indossavo queste grandi scarpe con la zeppa. Questa macchina continuava a girare in tondo, questo ragazzo gridava: “Vieni, ti do un passaggio”. Alla fine, mi sono arresa e sono salita in macchina. Mi sono resa conto di aver commesso un grosso errore. Per prima cosa, faceva molto caldo in macchina e i finestrini si alzavano quasi fino in cima. Il ragazzo aveva una camicia bianca e lui era molto bello. Poi mi sono resa conto che questo ragazzo aveva il peggior odore che io abbia mai sentito. Poi ho guardato la porta per abbassare il finestrino e ho visto che non c’era né maniglia né manovella. Mi sono guardata intorno e ho visto che la macchina era stata sventrata, non c’era niente lì dentro, mi si rizzarono i peli sulla nuca, così ho infilato il braccio fuori dalla fessura della finestra e sono riuscita ad aprire la porta dall’esterno. Sono stata così fortunata.
Nella versione sopracitata, le anomalie riguardanti lo spaventoso episodio sono aumentate.
Tra mito e realtà
Partiamo col dire che la cronologia tra il quasi rapimento e gli spostamenti di Ted Bundy, non coincide: il serial killer non è mai stato a New York in tutta la sua vita, ha iniziato a rapire e uccidere donne dal 1974 per poi essere arrestato – definitivamente – nel 1978.
La Harry afferma di non essere nemmeno in una band quando avviene l’incidente. Se consideriamo che prima dei Blondie la cantante fece parte degli Stilettos, formatisi nel 1974, ciò ci permette di inquadrare l’evento prima della fine del 1973.
Eppure, è impossibile screditare del tutto la versione dell’ex-frontwoman. Ogni movimento e attività di Bundy non sono mai stati monitorati e documentati in modo scrupoloso poiché lo stesso uomo ha raccontato storie contrastanti, a persone differenti, sul quando e il dove ha cominciato ad essere l’assassino più temuto d’America astenendosi dal divulgare i particolari dei primi crimini.
Ad esempio, allo psicologo Art Norman ha confessato di aver assassinato due donne ad Atlantic City nel 1969, nel frattempo che visitava la famiglia a Filadelfia.
Ed è proprio questa dichiarazione ci fa tornare alla testimonianza della Harry: le ore di macchina che separano New York da Filadafia sono poche, ma come già detto non si hanno rapporti attendibili per collocarlo nella metropoli.
Il racconto della cantante, però, è l’unico che individua l’uomo nella Grande Mela e in cui è presente un’auto totalmente smontata.
Bundy, in realtà, è conosciuto per aver guidato un normalissimo Maggiolino Volkswagen, in seguito esposto all’Alcatraz Museo del crimine orientale, dove l’unica modifica effettuata è stata quella di rimuovere, di tanto in tanto, il sedile del passeggero e posizionarlo su quello posteriore per far entrare meglio il cadavere all’interno.
Nonostante le confutazioni fattesi, Debbie Harry continua a mantenere la sua posizione
Dicono che non fosse a New York in quel momento, ma penso che si sbaglino davvero perché era scappato e stava viaggiando lungo la costa orientale. Penso che nessuno abbia mai veramente indagato su questo. Solo più tardi ho saputo chi fosse. È stato piuttosto spaventoso.
L’uomo, a quel tempo, non era nemmeno sospettato di aver commesso un crimine.
C’è chi le crede, chi no, ma da qualsiasi prospettiva la si voglia vedere, Debbie Harry è stata davvero fortunata e di Ted Bundy ne è pieno il mondo.