Recensioni e Interviste

Mr. Woland – intervista esclusiva Onda Musicale

Mr. Woland band

Dopo aver pubblicato il secondo album “Burn The Streets” again, la band veneta Mr. Woland decide di omaggiare uno dei brani più potenti del disco con un accattivante videoclip ad hoc.

È stata l’occasione giusta per approfondire il discorso con la band e guardare più da vicino questo interessante rock band in questo momento della loro carriera.

Com’è nata l’idea di “Put on a show” e qual è il significato del singolo per voi come band?

Put on a show è la canzone che apre Burn the streets again, il nostro secondo disco uscito per Jetglow Recording nel 2022, portando subito un messaggio forte sia a un livello più individuale, in cui tante persone possono riconoscersi, sia per noi come rock band in questo periodo storico. Il senso è racchiuso nel ritornello: una rivendicazione di ciò che più ci tiene vivo e che amiamo follemente, come salire su un palco per dare spettacolo, a dispetto di tutto. C’è un prezzo da pagare, molto spesso, e può includere cose preziosissime come l’amore, che è il tema portante delle strofe.In più è un pezzo trascinante, dall’inizio alla fine, con un bel basso spezza-ossa e una batteria incalzante che non ti molla mai, oltre al lavoro di muro del suono per le chitarre per dare più atmosfera e oscurità ad un pezzo dall’attitudine molto diretta e punk.

Potete parlare del processo creativo dietro la realizzazione del video musicale di “Put on a show”? C’è qualche scena che vi ha dato particolare soddisfazione?

Il video è nato dalla collaborazione con Marco Fantacuzzi, regista e produttore cinematografico di Padova, titolare di Cinema Key, che attraverso una personale interpretazione del testo ha voluto raccontare una storia d’amore ribelle, capace di superare le convenzioni e le barriere che ci impediscono di realizzarci a pieno. Da una parte può sembrare una fuga dalle imposizioni ma allo stesso tempo rappresenta una corsa verso la libertà, verso l’amore in questo caso ma simbolicamente verso qualsiasi passione o ricerca personale capace di darci felicità. Tra le scene ci è sicuramente piaciuto molto il bacio tra le protagoniste. Più in generale la fotografia del video e tutte le riprese con la Ford Taunus lanciata a tutta birra, sempre a ritmo con la canzone.

“Put on a show” fa parte del vostro ultimo album “Burn the streets again”. Come si inserisce il dinsolo all’interno del contesto dell’intero album?

Tutto l’album Burn the streets again è pervaso da uno senso di oscurità e ribellione, che spesso è dichiarata o evidente, altre volte rimane sullo sfondo in modo più latente. Per questo “Put on a show” ci è sembrato ideale come singolo e come brano d’apertura, dettando gli ordini di scuderia prima di addentrarsi nel cuore del disco, che ha comunque tante sfaccettature. Non ci interessava proporre un concept: è un album di canzoni con alcuni temi forti che ricorrono – amore, ribellione, desiderio di giustizia e libertà, presa di coscienza, guerra, ossessioni e incubi – uniti da un tiro sempre molto intenso e un impasto sonoro caratteristico e riconoscibile.

Quali sono le principali influenze musicali che hanno guidato la produzione di questo album?

Ci sono varie influenze, con qualche piccolo tributo e citazione qua e là: Danzig e Turbonegro senza dubbio, comunque la nostra generazione ha vissuto il periodo di rinascita della musica rock, dal glam al metal passando per il revival punk e alcuni di noi hanno assorbito molto dalla scena hardcore americana. Siamo un miscuglio di influenze, se ha come ritmica portante una chitarra distorta sta sicuro che noi la ameremo.

In che modo pensate che la vostra musica si sia evoluta rispetto ai lavori precedenti?

Rispetto agli esordi e al primo disco Kerigma, decisamente più di pancia e in cui si esprimeva soprattutto l’urgenza di tornare a fare rock&roll ad un certo voltaggio e a certe velocità, “rivelando” allo stesso tempo l’arrivo di Mr. Woland, questo secondo lavoro ci ha visti curare di più sia l’aspetto compositivo, dagli arrangiamenti ai testi, sia tutta la parte di produzione, a partire da registrazione e mixaggio fino al master, che abbiamo affidato a un professionista di talento come Cristian Milani. Di conseguenza la nostra musica ha assunto un po’ più di spessore, sotto tutti i punti di vista, rimanendo però fortemente sanguigna. Siamo in una fase in cui ci piace osare e sperimentare un po’ ma non vogliamo snaturarci.

Quali sono i vostri progetti futuri e come intendete evolvere il vostro sound?

La parte live per noi resta una parte essenziale per il benessere del nostro progetto, quindi cercheremo di suonare il più possibile sui palchi dello stivale e se avremo la possibilità anche all’estero dove da quello che abbiamo respirato quando abbiamo fatto dei concerti, la musica di matrice rock è ancora molto amata e seguita. Poi sicuramente tra qualche mese riprenderemo a scrivere e pensare al nostro terzo lavoro da studio, anche se abbiamo sempre voglia di metterci alla prova, infatti abbiamo anche discusso sul provare a fare un album di cover, una cosa molto fuori dal nostro modo di intendere la musica, vedremo se andrà in porto, per ora è solo una sfida a cui stiamo pensando. Non sappiamo ancora come il nostro sound si evolverà, non mettiamo limiti e vincoli, sicuramente cercheremo come sempre di non assomigliare a qualche band in particolare e non adagiarci solo su strade già battute.

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— Onda Musicale

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