Intervista agli API – Allarme Pensiero Indipendente.
Ciao ragazzi, come è nato il nome “Allarme Pensiero Indipendente”?
«Da una puntata dei Simpson. Cercate su youtube “Lisa allarme pensiero indipendente”. Inizia a porre delle domande sul perché delle cose, automaticamente scatta l’allarme e c’è un intero sistema (in questo caso la scuola) che si attiva per neutralizzare questi dubbi. Non ci domandiamo più perché facciamo ciò che facciamo e se quella è la soluzione migliore per noi e per gli altri. La vita sembra scorrere sulle rotaie di un treno lanciato in folle corsa ed è difficile mutarne il corso…. e qui arrivano gli Allarme Pensiero Indipendente che si domandano “siamo sul treno giusto? È possibile fermarsi, cambiare direzione?”. Molto difficile ma vogliamo dare il nostro contributo. La nostra proposta è di abbellire il treno, di godersela insieme alle persone che viaggiano con noi, abbracciarle e supportarci, di sognare e guardare a ciò che dà qualità al tempo e che ci fa stare bene».
Come vi siete avvicinati alla musica?
«Siamo in 5 e ognuno ha il suo percorso e i suoi episodi personali che gli hanno fatto accendere la luce verso la musica. Ciò che ci accomuna è stato il passaggio dal godere della musica come ascoltatore a quello successivo del “voglio essere io a far godere la gente mentre godo anche io. Piacere doppio».
Parliamo del vostro singolo di debutto “Gretel”, ci raccontate la sua storia?
«Questa è la storia di Gretel: Scritta da Lorenzo durante i suoi 4 mesi vissuti a bordo oceano alle canarie, è stata innescata da un messaggio della ex di cui era ancora innamorato ma con cui non riusciva a trovare un punto comune. Quindi quelle sensazioni sono state riportate di getto nella canzone per tirarle fuori subito, non stare a rimuginare. Gretel è questo: vivere al massimo con quello che uno ha. I sentimenti anche non corrisposti non vanno sprecati. Dare pace, amore ed empatia è sempre corretto. Poi da qui è passata per i cuori e gli strumenti degli altri API ed è diventata una canzone in carne e ossa».
È in arrivo anche un album, possiamo avere qualche spoiler?
«Abbiamo pronte 10 canzoni in tutto. Per ora ogni mese circa faremo uscire una canzone. Ogni canzone una tappa di un viaggio il cui obiettivo è continuare a stare bene, spingere i sentimenti e la musica in alto. Il nostro manifesto riassume tutto “Passeremo il tempo a divertirci, dimenticandoci del male. Vieggeremo al centro del mondo e 20.000 leghe sotto al mare.”
Non so se riusciremo vorremmo che nessuno possa dire che non ci abbiamo provato. Vi diciamo solo un nome “Tropea”».
Come mai avete scelto “Gretel” come singolo di esordio?
«All’inizio non avevamo le idee chiare su quale sarebbe stato il primo singolo. Ogni canzone ci faceva l’occhiolino e sembrava dirci “scegli me”. Poi cominciando a farla sentire alla nostra cerchia Gretel è emersa con prepotenza. “Belle le canzoni ma Gretel….di più”. E hanno avuto ragione, ci sta dando parecchie soddisfazioni e speriamo di riuscire a portare le persone che l’ascoltano nel mondo nuovo degli API. Ci puntiamo molto perché secondo noi a livello emozionale è una canzone molto ricca. Si sente che ha toccato diverse vite e ognuna di queste l’ha resa più profonda».
Avete organizzato un concerto sul tetto in occasione dell’uscita del singolo, come è stata quest’esperienza?.
«A livello di emozioni Meravigliosa Unica Indimenticabile. Per noi e per chi c’era, non è stato solo un concerto, è stata una unione di intenti comune tra 50 persone e le emozioni hanno volato alto. Grazie anche ai feat con 4 artisti/amici. Qualcuno di noi ha continuato a piangere all’improvviso per le emozioni nei giorni successivi. Sono quegli eventi di cui parleremo per sempre. Tra 20 anni se ci incontreremo con uno qualsiasi dei presenti ci diremo senz’altro “Ma ti ricordi il concerto sul tetto?” Era quello che volevamo».
Quali sono gli artisti che hanno influenzato la vostra musica?
«Tutti veniamo dal rock anni 90, siamo figli di Kurt Cobain. Se ascolterete Gretel direte senz’altro “che c’azzecca col grunge?”. Il nostro legame con lui è a livello emotivo, a livello del messaggio e della rivoluzione culturale che ha messo in piedi con la sua musica più che nel senso dello stile musicale».
Prossimi step?
«Abbiamo una serie di concerti che ci sono venuti a trovare quasi automaticamente. Saremo all’Urban Club di Perugia, all’Hard Rock Cafè a Firenze per le finali di Sanremo Rock, in piazza a Città di Castello (Pg) per la festa dei rioni, alla festa privata di un Motorclub e abbiamo in mente tanti bellissimi posti in cui sognamo di suonare e speriamo di metterli presto in calendario e riempirli con gente, musica e voglia di stare insieme e abbracciarsi. Meno visibili ma altrettanto importanti le ore e ore e ore che passeremo in sala prove per continuare a costruire e rendere più bella e accogliente per tutti la casa degli API».