La storia delle origini dei Pink Floyd inizia in modo del tutto simile a quella di qualsiasi altra rock band dell’epoca.
Alcuni ragazzi che la pensano allo stesso modo si incontrano, trovano un comune apprezzamento nella musica che ascoltano e decidono di crearne una propria. È l’inizio di un viaggio che ha reso la band (i futuri Pink Floyd) un’autentica icona musicale.
Tutto nasce sui banchi di scuola
E’ la Londra degli anni ’60 quando il chitarrista Roger Waters, il batterista Nick Mason e il tastierista Richard Wright si incontrano mentre studiano architettura presso un istituto politecnico che ora è l’Università di Westminster. E’ un incontro tranquillo ma destinato a diventare uno dei momenti più significativi nella genesi dei Pink Floyd.
Le parole di Nick Mason nella serie televisiva A Life on the Road di Brian Johnson:
Ci siamo incontrati perché Roger sapeva che avevo un’automobile. Non sono sicuro che sapesse che auto fosse perché in realtà era una Austin 7 Chummy con una velocità massima di 30 Km orari e senza freni! Ma quando mi ha chiesto se potevo prestargliela gli ho detto, ‘No’. È stato un momento importante perché se non fosse stato per quello, potremmo non essere seduti qui ora.”
L’embrione dei Pink Floyd
I tre ragazzi hanno suonato insieme in un gruppo chiamato Sigma 6 con altri musicisti in erba. Il nome Sigma 6 è cambiato più volte, così come la formazione; un “via vai” che ha accolto in particolare un amico d’infanzia di Waters, il chitarrista Syd Barrett. Altri membri del gruppo, che nel frattempo aveva assunto il nome di Tea Set, erano Keith Noble, Clive Metcalfe, Bob Klose e Chris Dennis. Tuttavia, tutti abbandonano quando la band decide di cambiare ufficialmente il nome, chiamandosi Pink Floyd con Barrett che assume il ruolo di frontman e chitarrista solista, Mason alle pelli della batteria, Waters al basso e Wright alle tastiere.
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L’ascesa dei Pink Floyd
Come dettagliato nel libro di Mason, Inside Out: A Personal History of Pink Floyd, il gruppo era una band che suonava spesso al Countdown Club di Londra, esibendosi anche in vari altri luoghi come il Marquee Club, quando furono notati da Peter Jenner e Andrew King. Fu sotto la loro gestione che i Pink Floyd iniziarono a prendere piede nella scena musicale underground londinese. Fu infatti durante questo periodo che la band iniziò a sperimentare luci e suoni improvvisati che iniziarono a rasentare la psichedelia, un allontanamento dalle cover R&B e dallo standard blues ai lavori originali scritti da Barrett.
Queste erano le estati dell’amore, quando l’LSD era più un intervallo allucinogeno che una scelta di vita per molti giovani, i quali trovarono la loro cultura preferita nella fantascienza, nella tradizione pastorale e in una certa tensione dell’immaginazione vittoriana. Attingendo a tali temi, Syd Barrett ha scritto e cantato sulla maggior parte del materiale dei primi Floyd, che hanno fatto uso di nuove tecniche, come tape-loop, feedback e delay eco.
I Pink Floyd cominciarono a suonare sempre più concerti e trovarono una “resident” all’UFO Club di Londra dove costruirono costantemente una base di fan che apprezzava il loro suono innovativo e psichedelico. Ma non tutti erano così ricettivi. In un’intervista del 1967 con il critico musicale Hans Keller su The Look of the Week della BBC, a Waters e Barrett fu chiesto chiaramente perché la loro musica fosse suonata ad un volume così alto. Nella circostana il conduttore disse: “sono troppo musicista per apprezzare questa musica”. (leggi l’articolo)
Di seguito l’intervista (in lingua inglese)
Nel 1967 il contratto con la EMI
I Pink Floyd firmarono un contratto con la EMI all’inizio del 1967 e poco dopo pubblicano il loro acclamato album di debutto, The Piper at the Gates of Dawn e i Floyd iniziarono ad attirare folle. Tuttavia, Syd Barrett stava assistendo al lento declino della sua salute mentale, che peggiorò con l’eccessivo uso di droghe allucinogene. Quando la band iniziò il tour, le sue condizioni erano al limite, quindi reclutarono un quinto elemento, il chitarrista David Gilmour. Barrett si rassegnò al ruolo di membro non performante, relegato esclusivamente a scrivere nuovo materiale per la band. Alla fine venne allontanato senza troppi riguardi. Pare infatti che, una volta, mentre la band era diretta ad un concerto, tutti si accorsero che sul furgone mancava Syd. Qualcuno disee: “Non dovremmo passare a prenderlo?” ma tutti gli altri rimasero in silenzio. E barrett non suonò più con loro.
“Non era capace o disposto a fare ciò che era necessario“, disse Gilmour di Barrett ammettendo in seguito anche un senso di colpa per il modo in cui la situazione venne stata gestita. “Quando sei giovane e ambizioso, sei anche piuttosto insensibile. E’ questo che è successo.” Il loro secondo album del 1968, A Saucerful of Secrets, includeva gli ultimi contributi di Barrett e lo scettro del comando creativo (ma non solo) cadde – ben presto presto – nelle mani di Roger Waters.
I Pink Floyd oggi
Tutti i superstiti dei Pink Floyd hanno proseguito con la loro carriera individuale, non senza numerose bagarre e polemiche via social. Roger Waters, che in questi giorni è in Italia per il suo tour di addio, ha sfornato 4 dischi solisti e ha girato tutto il mondo con concerti spettacolari e dalle forti tinte politiche. David Gilmour ha realizzato 5 dischi solisti e anche lui ha portato la musica dei Pink Floyd in ogni angolo del pianeta, senza tuttavia condirla con contenuti politici. Nick Mason, il batterista tranquillo e considerato memoria storica della band, da qualche anno ha creato un progetto musicale con il quale nei suoi show (meno tenologici di quelli di waters e Gilmour) esegue i primissimi dischi della band.
I Pink Floyd al giorno d’oggi esistono ancora, nonostante qualcuno tenti disperatamente di decretarne la morte. La band è viva e vegeta e con essa i circa 250 milioni di dischi venduti in tutto il mondo.