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Five Hundred: tanti live e finalmente il primo disco in studio. La nostra intervista

Sono dei torinesi Five Hundred e di questo loro esordio “Romantici” che vi vogliamo parlare. Un disco che al gusto anni ’80 e ’90 (e per alcuni aspetti anche qualcosa che poggia i piedi ancora prima) deve davvero molto.

Un trio decisamente interessante, dove melodie e un sex-appeal se la giocano complici col suono e con la forma. Soluzioni sempre davvero centrate e vincenti. Si lasci girare il primo singolo “Gelosia Cronica” per capire quanta forza abbia il progetto: i Five Hundred convincono anche se lungo tutto un disco avrebbero certamente potuto differenziare i dialoghi e la proposta. Il rischio di ripetitività, per quanto bella e colorata dentro un lisergico dancefloor anni addietro, tocca livelli di allerta, come direbbe un giornalista del tempo. Noi comunque saliamo a bordo e mettiamo luce su un disco che, nonostante sia un esordio, ha di suo davvero tantissima chiarezza e credibilità.

Parliamo di produzione: che sia un disco nato “alla vecchia”, prima dai live e poi in studio?

«In realtà no. Per questo nostro ultimo progetto abbiamo voluto lavorare molto sul lato produttivo lasciando da parte i Five Hundred “band” diciamo. In passato abbiamo sempre costruito le canzoni in sala prove, ora le abbiamo fatte in studio».

Nel suono dove vi siete diretti? Avete poi raggiunto la meta o ne avete scoperte altre strada facendo?

«Inizialmente ci siamo diretti verso un suono tendente a The Weeknd e Dua Lipa, ma inevitabilmente durante le giornate in studio abbiamo sperimentato un sacco e ci siamo lasciati andare per seguire il flow creativo. Ovviamente senza “strafare” e tenendo una logica di fondo».

Paolo Caruccio e Denis Chiatellino… contributi essenziali che precisamente hanno portato a cosa?

«Paolo Caruccio è il nostro produttore ed è stato con lui che abbiamo costruito il suono di tutto l’album. Denis Chiatellino è un giovanissimo topliner con il quale ci siamo trovati subito e abbiamo scritto molto durante la produzione dell’album. Questo team funziona alla grande e il prodotto ci piace da impazzire».

Dichiarate: le canzoni dei Five Hundred vogliono essere un antidoto per quei futili mali che colpiscono i giovani d’oggi, quel genere di problemi che dimentichi in una sera in compagnia. Cioè? Secondo voi quali sono i mali dei giovani di oggi? Che poi dovrebbero essere anche i vostri mali…

«Assolutamente sì, sono anche i nostri mali. Con quella nostra affermazione vogliamo dire che le nostre canzoni hanno il compito e vogliono servire per ricordare a tutti i ragazzi come noi che non sono soli; tutti i problemi che sembrano enormi (come il non sentirsi capiti, la rottura di una relazione, essere tristi e non sapere il perché) sono fasi della vita post-adolescenziale che vanno affrontate per uscire più forti di prima».

La vostra personale soluzione contro l’indifferenza che copre ogni cosa oggi?

«Impegnarsi, lavorare senza sosta. Noi scriviamo e suoniamo in primis per noi stessi perché non riusciremmo a fare altro. Tutto ciò che viene dopo è tutto di guadagnato».

— Onda Musicale

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