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Giampiero Margiovanni torna in libreria con “Verrà la notte”

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Giampiero Margiovanni

Riprendiamo la nostra rubrica di recensioni letterarie e lo facciamo con il libro di un autore emergente: Verrà la notte di Giampiero Margiovanni.

Giampiero Margiovanni arriva dall’Abruzzo e nonostante la giovane età è giunto già alla quinta pubblicazione. Alle prime due raccolte di poesie è seguito il romanzo d’esordio, I sogni nelle lacrime, e la raccolta di racconti Ossa. Proprio quest’ultima, edita da Il Viandante come il nuovo romanzo, è particolarmente importante.

Nell’universo surreale e a tratti pulp della raccolta di Margiovanni, infatti, trovava posto un breve racconto che è stato lo spunto di Verrà la notte. Lo stesso autore ha dichiarato:

Verrà la notte è strettamente collegato alla raccolta di racconti Ossa, in quanto il suo prologo è una delle diciassette storie intitolata Il ragazzo del sole che poi ho sviluppato in un secondo momento. In questo romanzo ho voluto raccontare il tormento di questo scrittore, Nicolò Manni, che rinuncia a tutto quello che ha di più caro poiché devastato dai sensi di colpa per il suicidio del suo migliore amico. A causa di ciò si preclude ogni cosa, dal successo, all’amicizia all’amore. La stesura del romanzo è stata abbastanza lunga, ma mi ha dato la possibilità di toccare diversi temi come la perdita di una persona cara, l’amore, ma anche tutto quello che c’è dietro alla vita di uno scrittore al di là dei libri che pubblica.”

Un cenno, innanzitutto, alla trama di Verrà la notte.
La storia è quella di Nicolò Manni – nome che pare contenere già un omaggio a Niccolò Ammaniti, tra i riferimenti letterari di Margiovanni – scrittore prossimo ai quaranta con un passato di grande successo. Manni, però, è sparito dalla scena letteraria da diversi anni, alimentando il mistero attorno alla sua figura.

Nicolò è braccato dall’editore che vorrebbe una nuova opera, dai lettori che aspettano un altro romanzo e dalla stampa che vuole lucrare sul suo enigma. Manni è però perseguitato da un nemico ben più subdolo: il senso di colpa. L’autore è infatti convinto di essere responsabile del suicidio di un amico di gioventù, abbandonato assieme alla vita di provincia da cui è fuggito grazie al successo.

Le pagine che descrivono la discesa agli inferi di Manni sono le più sincere e sentite. L’uomo – che pare il primo e più fiero avversario di se stesso – passa le giornate e soprattutto le nottate (soffre d’insonnia) a bere, fumare erba e cacciarsi nei guai. Qui scattano le fasi più pulp e surreali del romanzo. Tra un’avventura sessuale, pestaggi e riflessioni sulla sua vita bohemienne, Manni trova il modo di ficcarsi in un intrigo criminale che mette a repentaglio la sua stessa vita.

Con la trama ci fermiamo qui; Verrà la notte non è un giallo, ma i colpi di scena ci sono e sarebbe scorretto guastarli. Parliamo un po’ dello stile dell’autore, colloquiale e spesso – volutamente – sopra le righe. Un tipo di scrittura che strizza l’occhio al maestro Ammaniti ma anche ai tipici stilemi americani, una prosa secca e diretta che non fa sconti al lettore.

Anche gli aspetti vagamente surreali aiutano a decifrare i meta-significati dell’opera. Spesso gli avvenimenti sono un’acuta metafora della società, sul bene e sul male e su come i confini tra le due cose siano spesso sfumati. Anche il nome dell’editore di Manni pare suggerire riflessioni. Seller, questo il cognome del personaggio, allude forse ai best-seller, chimera di ogni editore, ma non dimentichiamo che “seller” vuol dire anche venditore.

E che dire di quella notte del titolo, che pare sempre sul punto di arrivare ma che non viene mai, quasi come il nemico de Il deserto dei Tartari.

Verrà la notte è quasi un one man show: Manni è l’attore protagonista assoluto, anche se non mancano diversi caratteri secondari, tutti ben tratteggiati dall’autore. L’editore, un buon diavolo che però pare tenere solo alla sua gallina dalle uova d’oro. Silvestre, il villain, un criminale senza scrupoli ma a suo modo leale. Francesca, la donna ideale – e forse idealizzata – di Manni.

Il titolo, che evoca quasi le suggestioni della celebre Verrà la morte di Cesare Pavese, ce lo spiega ancora lo stesso Margiovanni: “Verrà la notte è la frase che il protagonista ripete a se stesso alla fine di ogni capitolo, come se fosse in una perenne attesa di un qualcosa che deve arrivare, ma che alla fine non arriva mai. E questa sua interminabile condizione lo porta al disfacimento più totale e che ogni volta che sembra riuscire a risalire la china finisce per cadere sempre più in basso.”

Verrà la notte è un romanzo che si legge come un bicchiere d’acqua grazie alla prosa estremamente scorrevole di Margiovanni, ma che non lascia indifferenti. Gli eventi sono una valanga che va ingrandendosi di pagina in pagina, travolgendo Manni e con lui i lettori.

Il romanzo è un lavoro compiuto e senza grandi difetti. Un vero piacere che chi apprezza il genere e il tipo di personaggio da artista maledetto che Manni incarna, amerà sicuramente. Verrà la notte, soprattutto, lascia il lettore con la voglia di continuare a seguire il percorso di questo giovane autore. Uno scrittore a cui auguriamo una vita meno movimentata di quella del suo personaggio, ma che vi consigliamo di tenere d’occhio.

— Onda Musicale

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