Salvador de Bahia. Salvador de Bahia è la capitale dello stato di Bahia, situata sulla costa dell’Oceano Atlantico poco a sud dell’equatore. Fin dalle prime conquiste del Brasile da parte dei portoghesi, Salvador è diventata la capitale dell’America coloniale.
Ancora oggi è considerata la più grande città con popolazione nera al di fuori dell’Africa; Salvador infatti era il primo punto d’approdo per le navi negriere che trasportavano gli schiavi dal Continente Nero all’America. Grazie alle ricchezze ottenute tramite i prodotti delle piantagioni ed il commercio triangolare, la città si sviluppò rapidamente dal punto di vista economico e culturale. Gli innumerevoli schiavi africani che sono stati espatriati in Bahia continuano a vivere nei volti e nei ricordi delle persone di Salvador, i quali purtroppo non hanno ancora smesso di soffrire per le ingiustizie e gli abusi di potere da parte dello Stato Brasiliano.
A Salvador io e le mie sei compagne alloggiavamo nel mezzo della favela di Sussuarana, in un locale all’interno di un appartamento un po’ decadente – come la maggior parte di quelli che si vedono li – che noi abbiamo subito cominciato a chiamare “casa”.
Sussuarana è un grande quartiere periferico che conta circa 10 mila abitanti, molti dei quali vivono in condizioni di povertà assoluta in una zona mal servita da ogni servizio pubblico; le abitazioni sono le tipiche casette in mattoni – molte ancora non terminate per mancanza di denaro – a cui pensiamo quando sentiamo il nome di favela.
Di fronte a noi abitava Padre Artù, il nostro stravagante missionario comboniano. Tutte noi ci chiedevamo cosa facesse un missionario che dedica tutta la sua vita a quella gente che vive emarginata dalla società, dimenticata da tutti e spesso senza un apparente futuro. Si potrebbe pensare che un missionario, in quanto prete, passi le sue giornate predicando la parola di Dio “convertendo gli infedeli” del posto; io conoscendo Artù ho imparato che si fa molto di più.
Lui non si trovava lì per predicare e parlare alla gente degli avvenimenti narrati nel Vangelo o per sopprimere le credenze animiste che ancora fanno parte della cultura afrobrasiliana dei Bahiani.
Artù– come molti altri missionari che poi ho conosciuto o dei quali ho sentito parlare – dedicava tutte le sue energie per mettere in pratica quegli insegnamenti e aiutare concretamente quella gente con ciò di cui avevano realmente bisogno.
Malgrado il fatto che il Brasile sia stato l’ultimo paese a mettere in vigore le leggi abolizionistiche, ormai sono passati comunque più di cento anni dall’approvazione della legge Aurea che nel 1888 aboliva la schiavitù. Eppure ci si domanda se la schiavitù sia finita davvero, infatti questa legge garantiva solamente la libertà dai propri padroni agli schiavi neri, senza però fare assolutamente nulla per integrare nella società quei milioni di persone che per secoli avevano vissuto emarginati e trattati come oggetti da lavoro.
Il primo capitolo della serie “Brasile” è stato pubblicato in data 19 gennaio 2018, (leggi l’articolo) e prossimamente seguiranno gli altri.
Camilla Lorenzini – Onda Musicale