Si potrebbero spendere ore ed ore, così come inchiostro su inchiostro, sull’importanza musicale e culturale di quel ragazzo di Duluth che arrivò a New York per cantare e suonare la chitarra.
Il “ragazzo” in questione altri non è che Bob Dylan, all’anagrafe Robert Allen Zimmerman nato a Duluth il 24 maggio 1941, il quale ieri ha compiuto 75 anni. (leggi l’articolo)
Per omaggiarlo quale scelta migliore, ed originale, di un film/documentario? Specie se l’ha girato, nel 2005, un grande del cinema come Martin Scorsese?
Il documentario in questione parla dell’arrivo di Dylan a New York nei primi anni ’60. Il menestrello del rock ci parla dunque della sua giovinezza irrequieta, la voglia di cambiare, l’influenza del country e di Hank Williams, la poesia di Allen Ginsberg, l’incidente in moto e l’incontro con Johnny Cash e poi Joan Baez.
Tutti eventi che lo hanno portato a diventare uno dei simboli del nascente movimento folk americano le cui basi sono state piantate dal mitico Woody Guthrie, un’altra delle principali figure d’ispirazione di Dylan.
Tutto questo ed altro ancora per capire uno dei nomi tutelari della musica, un genio prolifico, tormentato e ribelle che con la sua voce, la chitarra e l’armonica a bocca ha segnato, e continua ancora oggi, una generazione.
Un Bob Dylan, dunque, raccontato da sé stesso, dai personaggi del periodo, dagli eventi e, soprattutto, dalle sue canzoni immortali.
Titolo: No Direction Home
Regia: Martin Scorsese
Durata: 208 minuti
Interpreti principali: Bob Dylan