A distanza di dieci anni dalla mostra Tra cielo e terra. L’arte sacra lignea di Othmar Winkler 1928-1957, allestita al Museo Diocesano Tridentino, la nostra istituzione ritorna ad occuparsi di un artista tanto apprezzato quanto fortemente criticato, soprattutto per certe sue inconsuete interpretazioni del tema sacro.
La mostra, in programma dal 17 settembre al 14 novembre 2016, riguarderà una delle sue opere più discusse e forse la più originale: la Via Crucis realizzata nel 1952 per la chiesa di Maria Bambina di Trento.
Si trattò di una commissione molto travagliata: basti pensare che i forti contrasti con la committenza furono ricomposti solamente nel 1991, quarant’anni dopo, con la riconciliazione tra Winkler e suor Vincenza Mosca, Provinciale della Congregazione.
Le 16 stazioni (due in più – il Prologo e l’Epilogo – rispetto alle consuete 14) provocarono l’indignazione del clero e l’ostilità del pubblico, incapace di comprendere un’interpretazione forse troppo ‘moderna’ del tema sacro.
L’opera, profondamente segnata dalle contraddizioni e dalle angosce dell’uomo contemporaneo, introduceva aperti riferimenti ad un universo molto distante dalla Chiesa. Nella Via Crucis, inoltre, l’artista trasponeva la propria sofferta storia spirituale, segnata da una radicale presa di coscienza del fascismo, al quale si era avvicinato in gioventù, e da una intima, travagliata conversione “morale oltre che politica”.
Ma ciò che catalizzò le critiche dell’ambiente ecclesiastico fu soprattutto un linguaggio artistico di rottura, molto distante dalla ‘bellezza’ ripetitiva ma rassicurante della produzione sacra del tempo.
Com’è noto, il complesso che da 120 anni ospitava le “Suore di Carità delle Sante Bartolomea Capitanio e Vincenza Gerosa”, dette di Maria Bambina, è stato recentemente acquistato dalla Provincia Autonoma di Trento. Di conseguenza gli arredi liturgici della chiesa sono stati trasferiti in altri luoghi di culto e in parte depositati presso il Museo Diocesano Tridentino.
Tra i beni custoditi provvisoriamente dal nostro museo c’è appunto la Via Crucis. In attesa che si decida la futura collocazione, si è ritenuto opportuno esporre le 16 stazioni scolpite da Winkler, anzitutto per farle conoscere a un pubblico più ampio ed in secondo luogo per stimolare la riflessione sulla produzione sacra, oggi.
Le polemiche che hanno accompagnato la realizzazione della Via Crucis di Winkler vanno ovviamente inquadrate in un preciso contesto, molto diverso da quello attuale. Basti pensare alla partecipazione della Santa Sede con un proprio padiglione alla Biennale di Venezia per comprendere come si sia passati da un’azione di ‘controllo’ ad un’operazione di ‘confronto’ con le espressioni artistiche contemporanee. Un confronto che procede, per la verità, ancora troppo lentamente e che i musei ecclesiastici hanno il compito di stimolare.
L’esposizione, infine, sarà l’occasione per riflettere sul valore del patrimonio culturale per la nostra società e per parlare dell’importanza di un senso di responsabilità condivisa relativa alla sua protezione. In occasione della mostra saranno attivate diverse iniziative di valorizzazione: incontri, approfondimenti e visite guidate, la prima delle quali si terrà domenica 18 settembre alle ore 16.00.
Othmar Winkler (Brunico 1907 – Trento 1999)
Nato a Brunico, in seguito all’abbandono della famiglia da parte del padre si trasferisce a Bressanone, dove viene affidato alle suore. Dopo un periodo trascorso a Velturno per frequentare le scuole elementari, si iscrive al Ginnasio presso i Padri Agostiniani di Novacella. Nel 1926 consegue il diploma della Scuola Professionale per Apprendisti scultori a Ortisei.
Quattro anni dopo si trasferisce a Roma dove frequenta i corsi dell’Accademia di Belle Arti. Entra a far parte degli ambienti artistici e culturali romani, tra cui il salotto di Margherita Sarfatti, senza tuttavia interrompere i rapporti con il mondo tedesco. Nel 1932 Benito Mussolini gli commissiona il proprio busto, a conferma di un percorso artistico ormai ben avviato e spesso tangente al fascismo. Nel 1933 è a Berlino, dove frequenta l’Accademia di Belle Arti.
Qui esegue il ritratto di Goebbels e di Van der Lubbe, presunto autore dell’incendio del Reichstag. Dopo alcuni spostamenti in Austria, Norvegia e Germani per completare la propria formazione e partecipare a iniziative espositive, nel 1939 rientra in Italia. Al termine del primo conflitto mondiale si trasferisce a Sarnonico, dove realizza gran parte delle sue opere scultoree sacre. Una profonda crisi mistica lo porterà a dedicarsi, tra il 1946 e il 1951, quasi esclusivamente alla produzione sacra.
Trasferito definitivamente a Trento nel 1953, abbandona l’uso del legno per dedicarsi al bronzo. Da allora sono parecchie le mostre personali e le partecipazioni a mostre collettive. Riceve diverse commesse pubbliche, come il ciclo di sei bassorilievi bronzei, la Storia della gente trentina, per il Consiglio della Provincia Autonoma di Trento.
La sua ultima mostra personale, Il mondo contadino, si tiene a Lana. Il 23 aprile del 1999, presso il centro Culturale Rosmini, Gabriella Belli e Renzo Francescotti con “Omaggio a Othmar Winkler” festeggiano i suoi 93 anni. Othmar Winkler muore il 22 agosto di quell’anno.