Ogni tanto un’opera, un autore, mi folgora. Questa volta tocca all’artista francese Henri Rousseau (1844-1910). Avete mai visto le sue opere? Cosa può creare la mente!
Dico la mente perché quanto dipinge l’autore non l’ha mai visto, viene da quello che ha sentito raccontare e che la sua mente ha elaborato. Un po’ come è accaduto a Emilio Salgari e in contrasto con quanto sostenuto da un altro scrittore, l’americano Mark Twain, il quale scriveva che chi non viaggia e “vegeta” in un angolo di mondo non può conoscere (né liberarsi dal pregiudizio).
Va allora attribuito alla mente il ruolo preminente nella creazione di una esperienza che non si è vissuta. Parlo di esperienza perché dipingere è una attività coinvolgente, un’immersione piena in ciò che si fa: la capacità di costruire fondali dove si posano le nostre più ardite, agognate, o paurose proiezioni. Rousseau ci ricorda che un uomo non finisce dove finisce la sua presenza e che raramente siamo portati a considerare (e contemplare) il mondo sconfinato di chi abbiamo davanti.
L’arte suggerisce – tra le altre cose – di non stancarsi di esplorare il nostro mondo interiore e con Rousseau abbiamo la prova che l’immaginato è più reale del reale, abbiamo dimostrazione che i passi (e i viaggi) si compiono con la mente innanzitutto; che nelle sue complicate trame c’è una risorsa inestimabile: la libertà di potersi emancipare da qualsivoglia costrizione, morale o fisica che sia. Una sterminata produzione artistica è stata infatti realizzata in condizioni del tutto ordinarie, spesso addirittura estreme, laddove tutto remava contro e mai si sarebbe pensato di veder nascere opere di incredibile bellezza e significato.
Nell’artista francese, le rigogliose forme fatte di colori importanti lussureggiano su tutte le tele e riportano scenari fatti di una natura esotica quanto onirica, molto distante e diversa da ciò che lo circondava. Come un audace pioniere, la mente di Rousseau inventa ciò che non può, ma che tanto lo attrae e lo turba. E anche il soprannome di Doganiere rimanda a qualcuno che vede transitare oggetti, forme, scene da un mondo all’altro. Un passaggio fruttuoso per chi come lui ha saputo permearsi dell’anima nascosta che gli viaggiava fra le mani.
Clara Lunardelli – Onda Musicale