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Breughel, capolavori dell’arte fiamminga alla Reggia di Venaria

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Cinque generazioni di Breughel sono il tema della mostra “Breughel. Capolavori dell’arte fiamminga” attualmente in corso fino al 18 Febbraio alla Reggia di Venaria ( TO).

Dopo la tappa bolognese è questa volta la Sala delle Arti dell’elegantissima Reggia a fare da sfondo alla mostra organizzata da Arthemisia Group e curata da Sergio Gaddi e Andrea Wandschneider, Direttore del Paderborn Städtische Galerie in der Reithalle. Si tratta di una panoramica artistica su tutta la famiglia Breughel che coinvolge un periodo di 150 anni, tra il XVI ed il XVII secolo.

Se volessimo vederelo come un racconto, come la storia di una bottega leggendaria, il “c’era una volta” ha inizio con il capostipite Peter Brughel il Vecchio, pittore nato a Breda nel 1525, la cui attività artistica viene registrata dal 1559 al 1569, anno della sua morte.

La mostra apre infatti con alcune delle sue opere accostate ad altri dipinti, tavole e solo alcune tele, realizzate da altri celebri nomi dell’arte fiamminga del’500. Tra questi compaiono Gerard David, Joos Van Cleve e certamente Hieronymus Bosch. Fondamentale l’accostamento ed il confronto con questo artista e con i suoi Sette Peccati Capitali. Utilissimo per comprendere come inizialmente l’arte di Peter fosse totalmente ispirata a questo personaggio tanto da guadagnarsi l’appellattivo “Nuovo Bosch”. Ma fondamentale è anche comprendere come egli ne abbia preso le distanze creando uno stile personale, non volto alla rappresentazione di virtù e peccati, alla contrapposizione tra male e bene ed all’aspetto puramente morale dei soggetti, bensì ad una raffigurazione della vita di tutti i giorni.

Questa è stata dipinta in ogni suo aspetto, anche il più gretto, la condizione umana viene ripresa in tutte le sue sfaccettature, concetto che inoltre si contrappone anche alla tipica idea rinascimentale italiana del medesimo periodo, secondo cui è la perfezione a dover essere al centro dell’opera.

Questa rappresentazione della quotidianità è una delle peculiarità dello stile di Peter il Vecchio, ma anche dei figli e nipoti (Jan il Vecchio, Peter il Giovane, e Jan il giovane) a cui trasmette non solamente l’amore e l’abilità nella pittura, ma anche la stessa passione per la raffigurazione di ogni aspetto della natura umana. Si racconta che Peter il Vecchio fosse infatti solito camuffarsi da contadino per “imbucarsi” durante occasioni di festa e quotidianità agreste ed osservare quel tipo di vita più da vicino. La danza nuziale, 1610, opera di Peter il Giovane (che si rifà ad un’opera del padre) è un chiaro esempio di questo aspetto brugheliano. I pittori non stanno solo dipingendo dei soggetti, ma la scena è diventa un chiaro e dettagliato  racconto per immagini.

Dal momento in cui si inizia ad osservare questo dipinto, essere trasportati al suo interno è una cosa immediata. Ci si sente da subito parte della festa ove contadini, definiti con line grette e tipiche degli uomini di campagna, festeggiano un matrimonio tra canti e balli. Pare quasi di volteggiare assieme alle coppie che ballano. Niente viene tralasciato di questa scena. Tuttavia non si può raccontare così……bisogna necessariamente vedere l’opera per capire appieno lo spirirto della festa, la vita contadina vista dall’alto e l’arte dei Breughel.

Una quasi ossessione per la riproposizione del dettaglio è un’altro dei punti di forza della bottega Breughel, non solo nei personaggi come nel caso del dipinto sopra raccontato, ma anche nel modo di riproporre la natura sovrana sopra ogni cosa. Alcuni paesaggi esposti nelle sale sono come dei gioielli, tanta è la cura nel dettaglio, il che li rendeva opere già assolutamente ambite dai collezionisti contemporanei che facevano a gara per appendere un Breughel in casa propria.

Fiori di tutti i tipi che quasi riempiono le sale di profumo, sono infatti i soggetti di molti dipinti visitabili in mostra. Un’opera che sicuramente colpirà per la cura del dettaglio è L’allegoria dell’udito realizzata da Jan Breughel il Giovane, per cui sono quasi percepibili svariati suoni che provengono dal dipinto, non solo quelli degli strumenti, ma la natura regina incontastata è la prima a far sentire i propri rumori musicali e musicati.

Si tratta di’un esperienza che arricchisce moltissimo il sapere sull’arte dei Breughel e a cui si può anche associare la visita di altre mostre contemporaneamente presenti alla maestosa Reggia di Venaria, consiglierei in una nebbiosa domenica pomeriggio di questo autunno 2016.

 

Martina Bastianelli – Onda Musicale

 

 

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— Onda Musicale

Tags: Martina Bastianelli
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