«[…] non vogliamo che lo spettatore se ne vada solo più consapevole e virtuosamente indignato o commosso. Vogliamo spiazzarlo, inquietarlo, turbarlo e insieme incantarlo e divertirlo, ché è il nostro mestiere» Marco Baliani e Lella Costa.
Il titolo lo abbiamo trovato, la parola HUMAN sbarrata da una linea nera che l’attraversa, come a significare la presenza dell’umano e al tempo stesso la sua possibile negazione. Umano è il corpo nella sua integrità fisica e psichica, nella sua individualità.
Quando questa l’integrità viene soppressa, o annullata con la violenza, si precipita nel disumano. Umani sono i sentimenti, le emozioni, le idee, le relazioni, i diritti. Li abbiamo sognati eterni e universali: dobbiamo prendere atto – con dolore, con smarrimento – che non lo sono.
La storia del nostro Novecento e ancora le vicende di questo primo millennio ci dicono che le intolleranze e le persecuzioni, individuali o di massa, nei confronti degli inermi e degli innocenti, continuano a perpetrarsi senza sosta.
Con la loro ricerca teatrale vorrebbero insinuarci in quella soglia in cui l’essere umano perde la sua connotazione universale, utilizzare le forme teatrali per indagare quanto sta accadendo in questi ultimi anni, sotto i nostri occhi, nella nostra Europa, intesa non solo come entità geografica, ma come sistema”occidentale” di valori e di idee: i muri che si alzano, i fondamentalismi che avanzano, gli attentati che sconvolgono le città, i profughi che cercano rifugio.
Ma se ci si fermasse qui sarebbe un altro esempio di cosiddetto teatro civile, e questo non basta: non vogliono che lo spettatorese ne vada solo più consapevole e virtuosamente indignato o commosso, vogliono spiazzarlo, inquietarlo, turbarlo, assediarlo di domande. E insieme incantarlo e divertirlo, ché è il nostro mestiere.
«D’armi io canto e dell’eroe che, primo, dalle coste di Troia venne all’Italia, profugo per suo destino». La prima ispirazione è stata l’Eneide, il poema di Virgilio che celebra la nascita dell’impero romano da un popolo di profughi: in una lectio magistralis tenuta nell’aula magna dell’Alma Mater Studiorum di Bologna, MarcoBalianiè partito dal mito per interrogarsi e interrogarci sul senso profondo del migrare.
Poi l’incontro con Lella Costae la reminiscenza di un altro mito, ancora più folgorante nella sua valenza simbolica e profetica: Eroe Leandro, i due amanti che vivevano sulle rive opposte dell’Ellesponto. Prende avvio così HUMAN, dal tema delle migrazioni e dalla volontà di raccontarne l'”odissea ribaltata”.
Ma nel suo farsi vira, incalzato dagli eventi: al centro si pone lo spaesamento comune, quell’andare incerto di tutti quanti gli human beingsin questo tempo fuori squadra.
HUMAN sarà in tournée sui palcoscenici italiani nella stagione 2016/17 per arrivare, nella stagione successiva, alle sedi istituzionali d’Italia e d’Europa in forma di oratorio, nel tentativo di innescare un rito di partecipazione sul significato profondo di UMANITÀ». Marco Baliani e Lella Costa
Una produzione di Mismaonda – Sardegna Teatro
HUMAN
Di Marco Baliani e Lella Costa
Con la collaborazione drammaturgica di Ilenia Carrone
Con Marco Baliani, Lella Costa, David Marzi, Noemi Medas, Elisa Pistis e Luigi Pusceddu
Musiche originali di Paolo Fresu
Regia di Marco Baliani
Teatro comunale di Pergine
Mercoledì 22 febbraio ore 20.45
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