Per molti il Natale è diventata ormai la festa del consumismo e di buoni sentimenti un po’ artefatti. E così, tre scrittori si sono cimentati nell’impresa di rovesciare i canoni della ricorrenza con Nero Natale.
Nero Natale è una mini-raccolta di racconti, quasi un regalo natalizio di tre autori piuttosto affermati: Angelo Marenzana, Anna Maria Pierdomenico e Andrea La Rovere. Quest’ultimo, avrete riconosciuto il nome, è una nostra vecchia conoscenza, essendo un nostro apprezzato autore.
Parlavamo di regalo natalizio, e infatti Nero Natale è disponibile in formato e-book su Amazon ad appena un euro e novantanove. I tre racconti, con tre diversi approcci, tentano appunto di rovesciare la classica visione bianca e candida della festa del 25 dicembre. La prima storia è quella di Anna Maria Pierdomenico, un thriller intitolato Primo appuntamento.
Anna Maria, scienziata prestata alla letteratura, ha al suo attivo due apprezzati romanzi storici, diverse collaborazioni e Donne Pioniere, la sua ultima uscita. Il libro raccoglie settantuno storie di donne che hanno saputo cambiare il mondo, a volte con grandi gesti, altre con piccole rivoluzioni quotidiane.
Il suo racconto è ambientato a Verona, sullo sfondo dei tipici mercatini di Natale, L’atmosfera, però è tutt’altro che festosa come sembra all’inizio. Presto farà irruzione sulla scena Lo Spettro, un serial killer che terrorizza la città scaligera. Una narrazione che si diverte a ribaltare qualsiasi tipo di stereotipo.
Angelo Marenzana, autore di Crimine d’amore e di lama, è invece un autore di punta del noir italiano. Creatore di personaggi come il commissario Bendicò e Maida, ex agente segreto, che indagano sullo sfondo dell’Alessandria dei tempi del fascismo, ha pubblicato per Rizzoli, Mondadori, Fanucci e tanti altri.
Il suo è un noir cupo e sordido, dai toni quasi pulp. La storia di un violento regolamento di conti che si svolge proprio nella notte di Natale.
L’ultimo racconto di Nero Natale è del nostro Andrea La Rovere, già autore del pluripremiato Insonnia e di Incipit, raccolte di racconti apprezzate da pubblico e critica. Inoltre, Andrea ha pubblicato anche Magnifici Perdenti, storie vere – anche di molti musicisti – di grandi talenti che non hanno ottenuto il successo meritato.
La sua storia, La canzone di Gioia, è un vero classico del terrore, in cui le atmosfere gotiche la fanno da padrone. Il racconto è ambientato in una notte di Natale degli anni Settanta, sullo sfondo di un innevato paesino montano abruzzese. Lo stesso Andrea ci ha raccontato che la novella è liberamente ispirata a Song of Joy, canzone di Nick Cave.
Insomma, se anche voi siete stanchi di atmosfere natalizie e di film tutti uguali, Nero Natale può essere il titolo giusto.
I tre autori, sempre insieme, hanno da poco pubblicato anche una raccolta di tre lunghi racconti con protagonista Sherlock Holmes. Le Ciliegie del Diavolo – Tre avventure per Sherlock Holmes, edito da Delmiglio Editore.
Di seguito, vi proponiamo gli incipit dei tre racconti di Nero Natale.
Primo appuntamento di Anna Maria Pierdomenico
Fu l’odore intenso di cannella a colpirla ancora prima che girasse l’angolo e si ritrovasse nella grande piazza piena di luci. Giulia sorrise tra sé e si avventurò in quel dedalo di bancarelle che era diventata Piazza dei Signori. A Verona il Natale arrivava in modo travolgente, riempiendo il centro storico di luci e di addobbi, di commercianti di peluche morbidissimi, maglioni di lana e venditori di cibo mitteleuropeo. Giulia si affrettò proprio per raggiungere lo stand in cui vendevano il gulasch, aveva già l’acquolina in bocca e non solo per il cibo. Ci aveva messo parecchio a decidere cosa indossare per quel primo appuntamento, essere sexy con tre gradi non era esattamente una cosa semplice. Dopo ore di indecisione aveva optato per un vestitino di lana da indossare su dei leggings, stivali e un piumino nero troppo corto per coprirla a dovere. Gli avrebbe mostrato il meglio se lui si fosse meritato di svestirla, cosa auspicabile, dato che lei aveva tutte le intenzioni di divertirsi il più possibile con il bel ragazzo che aveva conosciuto il giorno precedente.
Enrico si rimirò nuovamente nello specchietto retrovisore della sua Audi nera e sogghignò soddisfatto. Dio, se era un vero uomo. Giulia – si chiamava Giulia, vero? – gli sarebbe caduta ai piedi in un attimo. Quella sfacciata aveva piazzato il suo tappetino proprio di fronte alla panca su cui lui allenava i bicipiti e si era messa a fare prima gli addominali e poi gli squat, mostrandogli un panorama di tutto rispetto, e lui si era alzato e l’aveva raggiunta col più classico approccio dell’animale da palestra.
Crimine d’amore e di lama di Angelo Marenzana
Quando mi viene a tiro gli buco la pancia. Lo faccio, giuro che questa volta lo faccio davvero. Sarà il mio regalo di Natale per quel miserabile del barista. Altro che augurargli Feliz Navidad e abbracci e baci come se nulla fosse. Per quel cane di Santiago non ci sarà nessuna Nochebuena e nessun dolce di marzapane per festeggiare la mezzanotte. Lui, Santiago Silva, il proprietario de L’Isla Margarita, un buco di bar tabacchi con un’insegna dove una lampadina su tre è sempre bruciata e dove nessun cliente ha mai vinto il becco di un quattrino al Gratta e Vinci. Io e Santiago Silva siamo venezuelani. Tutti e due. Ma ci siamo visti solo un paio di volte, così, giusto per caso. Niente affari, niente amicizia, perché qualcuno gli ha parlato male di me e lui si è bevuto tutti i pettegolezzi sul mio conto. E mi ha fatto sapere che non vuole aver niente a che fare con gente della mia risma, che lui lavora e suda per far quadrare i conti come fanno le persone oneste e non gli va di campare da cabron senza un futuro. Gli italiani in Venezuela si sono comportati bene, a sentire lui, e noi adesso dovremmo fare altrettanto a casa loro. Lo guardo attraverso il vetro dell’ingresso, con la nebbia padrona dell’intero spalto che mi assale da dietro. Nebbia, solo nebbia, come fosse un giorno qualsiasi. Nemmeno un fiocco di neve per un Natale da tradizione.
La Canzone di Gioia di Andrea La Rovere
Ho sempre amato i giorni tranquilli, banali, quasi. Quelli in cui non succede nulla fuori dall’ordinario, uguali in tutto e per tutto a tanti altri. Quelli che scorrono senza sussulti, che finiscono privi di rimpianti, pronti a far posto a un’altra giornata e a finire subito dimenticati.
E invece, nella mia vita, mi sono toccate tante giornate in cui l’insolito, l’irrazionale, si sono presentati all’improvviso, senza invito.
Sono quei momenti stranianti, in cui non sai come comportarti, diviso tra la sensazione di essere in un qualche squallido film per la televisione e l’imbarazzo di non sapere precisamente come reagire; momenti in cui la realtà pare deformarsi, quasi per adattarsi a un errore nella sceneggiatura – chiamatelo destino, se vi va – della nostra vita.
Al liceo, per esempio, quando un compagno di classe, non certo l’amico del cuore, ma comunque un adolescente come me, con tutta la vita davanti se non per quel pezzo di strada percorso senza scossoni, morì schiantandosi con la Vespa.
O quando, un sabato come tanti, mio padre se ne era andato così, da un momento all’altro, mentre guardava Maigret alla televisione. Non doveva però per forza accadere una tragedia personale, c’erano anche momenti in cui l’insolito si presentava sotto spoglie ancora più assurde, tanto da lasciarti uno sgomento diverso, sospeso tra il sorriso cinico di chi vorrebbe dire di averne viste tante, e quello piegato all’ingiù di chi sa solo che a certe cose non ci si abitua. Mai.
Mi viene in mente del ragioniere Santalmassi, grigio funzionario comunale, vicino di casa per una vita con cui scambiare il più classico dei buongiorno e buonasera; uno di quelli che salutava sempre, per capirci. Un giorno, Santalmassi aveva reso l’anima in pausa pranzo, soffocato durante un gioco erotico portato un po’ troppo in là.
Roba da rimanerci secchi, insomma. Non solo per lui, voglio dire.
E poi ci fu la sera di Natale del 1977, ovviamente, quando avevo ventisette anni e credevo di non aver paura di niente.