Musica

Il disco della settimana: My Generation degli Who

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Questa settimana presenterò il primo disco di una band storica britannica: My Generation degli Who.

Sulla band c'è poco da dire oltre a quello che già è stato scritto, sono considerati in tutto il mondo come una delle migliori rock band di sempre. Capaci di “travolgere” il palco e il pubblico con la loro esplosività nei live ed inoltre elevati ad idoli del movimento Mod. Il loro stile ha influenzato generazioni di musicisti e tuttora fa scuola.

My Generation è stato il primo album da studio, in formato LP, inciso e pubblicato dalla band inglese nel loro periodo R&B; infatti ascoltando le canzoni questa influenza si capisce già dalle primissime note. Per questo sono presenti delle cover di diversi artisti della corrente R&B come James Brown, ovviamente assieme a composizioni originali di Pete Townshend. Le registrazioni del disco iniziarono nell'aprile del 1965 e si conclusero nell'ottobre dello stesso anno.

Proprio nel 1965 gli Who avevano chiamato a far parte della band un giovane talentuoso batterista di nome Keith Moon dopodiché cambiarono il nome dopo essersi chiamati “The Detours” e, per un breve periodo, “The High Numbers”.

Il disco contiene 12 tracce fra cui, come detto in precedenza, le cover delle canzoni di James Brown “I don't mind” e “Please, please, please”.

Ma è con una canzone in particolare che gli Who “spaccano” e scalano le classifiche mondiali: “My Generation” appunto. Canzone che dà il nome all'LP e che è stata elevata ad inno della cultura Mod inglese. Questo movimento che prese piede in Inghilterra agli inizi del decennio '60 era caratterizzato da uno stile ricercato, personale ma comunque con dei fattori comuni (come il taglio dei capelli, la ricerca di abiti sartoriali italiani e l'uso dei giacconi Parka).

My Generation” è stata pubblicata come primo singolo nel 1965 e passò alla storia per l'assolo di basso di John Entwistle, ritenuto estremamente difficile nell'esecuzione (e al quale si ispirarono i bassisti delle generazioni future). Si caratterizza inoltre per un dualismo voce – coro e per un riff dell'intro fatto da soli due accordi molto riconoscibile ed orecchiabile.

L'elemento sicuramente più importante però è sicuramente il testo stesso della canzone che è un vero “inno alla ribellione”, dato anche dall'irriverenza del tono vocale e che senza dubbio è antesignano del genere Punk Rock degli anni '70. Townshend, autore della canzone, dichiarò proprio che “My Generation aveva molto a che fare con gli sforzi per trovare il proprio posto nella società”.

Altra canzone che, secondo me, merita di essere menzionata è “The kids are alright”, anche questa scritta da Townshend. Insieme alla title – track pure questa canzone è stata presa come inno dal movimento mod.

Il brano si sviluppa su una progressione di accordi costruiti su una tonalità di Re. Pete dichiarò che essi non erano altro che un riarrangiamento ed armonizzazione di una melodia di Henry Purcell (compositore londinese di musica barocca nel 1600). La canzone non ebbe subito un grande impatto sul pubblico ma con l'andare degli anni diventò una delle più celebri degli Who.

Riepilogando: un disco che è un inno generazionale, precursore per certi aspetti del movimento Punk, riferimento della cultura Mod, con canzoni aggressive ed accattivanti e con arrangiamenti storici per il rock. Cos'altro dire di più? Ascoltatevelo bene, accompagnatelo magari con una buona birretta e un po' di fish & chips per calarvi completamente del mood inglese. Buon ascolto!!!!!

 

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Renzo Tomasi – Onda Musicale

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Tags: James Brown/The Who/Pete Townshend/Cover/Keith Moon/My Generation/Renzo Tomasi
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