Da quando ho sentito la news non ho fatto altro che riflettere sul tempo che abbiamo trascorso insieme. Era una brava persona e un mio caro amico. Sono ancora in stato di shock.
Gli ho telefonato due giorni fa (26 dicembre 2015 – ndr.) e non sono riuscito a capire una sola parola di quello che diceva. Ieri (27 dicembre 2015 ndr.), ho ricevuto un messaggio dal suo manager che diceva “Lemmy se ne sta andando e vorrebbe vedere alcuni dei suoi amici”. Io e mia moglie stavamo per uscire di casa, quando è arrivato il messaggio che comunicava che se ne era andato. Mi ha sconvolto profondamente. “Wow”. Deve averne sofferto già da un po’. Sapete, aveva settant’anni e ha vissuto appieno lo stile di vita rock & roll, ma è sempre triste perdere un amico in questo modo.
La nostra amicizia affonda le radici nel passato. Scherzavamo tra di noi chiedendoci «chi se ne andrà per primo?». Lemmy una volta mi disse: «A che serve vivere fino a novantanove anni se non ti godi la vita? È la mia vita e voglio divertirmi». E ha vissuto fino a settant’anni. Per il modo in cui ha vissuto, fumando sigarette, bevendo e tutto il resto, sapeva che non sarebbe arrivato a novantanove anni. Sono molto poche le persone che ci riescono. Molti di noi cadono durante il percorso.
L’incontro
L’ho incontrato quando era negli Hawkwind. Registravamo nello stesso posto, in Inghilterra. E quando ha formato i Motörhead, erano come i pirati del rock business. Ricordo quando ho fatto il mio primo tour solista in America e loro aprivano per noi. Ci siamo divertiti un sacco insieme. Loro facevano festa tutti i giorni. Durante quel tour, una volta ho chiesto a Lemmy: «Dormi mai?» e lui ha risposto: «Beh, non molto». E io: «Quand’è stata l’ultima volta che hai dormito?». E lui: «Fammi pensare… dieci/dodici giorni fa». Era il re delle feste, ma io so bene che non si può andare avanti così per molto. Lemmyin questo era un fottuto mostro.
Quando erano in tour con me, scendevano dal palco, fradici di sudore, si mettevano nel bus e guidavano. Non si facevano nemmeno una doccia. Suonavamo nei college o dovunque potevamo.
Vodka
Vivevano di vodka, succo d’arancia e soda ed andavano in giro tutto il tempo con del bourbon in mano. Non so come diavolo facessero a bere quella roba. Io mi sono ubriacato di Jack Daniel’s solo una volta e mi sono detto: «Sapete una cosa? Non è roba per me».
E a quei tempi ci andavo pesante anche io, ma non come loro. Hanno dato un fottuto nuovo senso alla parola “festa”. Era una catastrofe. Uno dei chitarristi una volta è andato fuori di testa, quella roba che usavano, metanfetamina o quello che cazzo era, era roba potente.
Ad un certo punto, Lemmy è stato a casa nostra. Ricordo che quando è arrivato, vi parlo di quei giorni folli, io ero in post sbornia e volevo solo strisciare sotto un sasso e morire. Lui suonò alla porta e la sua faccia era fottutamente pallida. Sembrava un fantasma che aveva passato cinquecento anni sotto una lapide. Mi ha guardato e mi ha detto:
Vaffanculo. Spero di non avere un aspetto brutto quanto il tuo». Allora ho pensato: «Cazzo, se Lemmy Kilmister mi sta dicendo una cosa del genere, allora me ne torno a dormire». Sono andato a letto e ho annullato il concerto.
Lavoro duro insieme
Però non è stato solo divertimento. Io e Lemmy abbiamo anche lavorato molto insieme. Ricordo quando ha scritto dei testi per me, e io sono andato a casa sua. Quel posto era incredibile. Era più pieno di cimeli e cose che pendevano dalle pareti di un museo. Negli anni gli ho regalato alcune spade e pugnali che avevo raccolto in giro. Era il suo hobby. Eravamo interessati alla Seconda Guerra Mondiale. Ma lui era davvero intelligente e sapeva tante cose di storia. Comunque, gli diedi una canzone che avevo scritto, perchè lui era davvero bravo con i testi, e gli dissi: «Ci puoi lavorare?» e gli diedi anche un libro su un generale della Seconda Guerra Mondiale. Mi disse di tornare dopo due ore.
Quando tornai, non aveva solo scritto un testo, ma tre, e mi disse anche: «Quel libro è una merda». E io: «Quale libro?». «Quello che mi hai dato». Aveva letto un libro in un’ora. Mi chiese se gli piaceva il testo e penso che fosse per Mama, I’m Coming Home. Gli ho detto: «Sì, va bene».
E lui: «E questi altri?». Mi aveva scritto tre testi invece di uno. Ha scritto See You on the Other Side insieme a me: io gli ho dato l’idea e lui ha scritto il testo. Ha scritto Mama, I’m Coming Home, Hellraiser, Desire e I Don’t Want to Change the World: ti scriveva altri quindici versi in pochissimo tempo. Scriveva come se stesse scrivendo un messaggio e non erano solo bei testi, erano testi fottutamente incredibili.
La sua istruzione
Guardando Lemmy, non avreste mai pensato che era un uomo così ben istruito. Le persone a volte ci guardano e pensano che siamo un gruppo di sbandati che non sanno quello che fanno, pensano che siamo cattive persone. Ma non è vero. Lemmy sembrava un vecchio motociclista, invece era molto colto. Sapeva molto di molte cose ed era molto sveglio. Durante il primo tour, aveva con sè solo un paio di calzini e di mutande, tutto il resto erano libri. Quando si fermava a casa mia, stava nella libreria per giorni, leggendo fottutissimi libri. E quando andavo in bagno di notte, lo vedevo ancora lì a leggere. E gli dicevo: «Perchè non vai a dormire?».
Era davvero un caro amico, molto leale. E se aveva qualcosa da dirti, lo faceva. Non ti gridava contro. Diceva semplicemente: «Questa cosa mi sta sul cazzo». Però accadeva molto di rado, era sempre amico di tutti. Aveva un grande senso dell’umorismo. Una delle sue canzoni si intitolava Killed by Death, un titolo fantastico.
California
Lemmy ha scoperto la California un po’ di tempo fa e ci si è trasferito. Viveva a due passi dal Rainbow. Non guidava, però poteva arrivare al Rainbow a piedi dal suo appartamento e ha vissuto lì per gli ultimi venticinque/trent’anni. Nel Rainbow c’è una sedia, che è parte del bar e ha sopra una placca con scritto “la sedia di Lemmy“. Si sedeva sulla stessa sedia ogni giorno. Era di casa. L’ho visto alcuni mesi fa al Roxy. Il mio amico Billy Morrison suonava lì e io ci sono andato per una comparsata. Lemmyera al bar come al solito. Non so se stesse bevendo o se se ne stava semplicemente lì seduto. Era molto magro, ma viveva la vita come voleva lui, con tutte le conseguenze che questo comportava. Gli dissi: «Tutto bene? Hai problemi al fegato?».
Mi parve molto sconvolto. Nessuno pensa mai di stare per morire. Non so perchè lui abbia continuato così a lungo. Per essere onesti, credo che i concerti lo facessero andare avanti. Ha lavorato fino alla fine. Gli davano un motivo per alzarsi dal letto. Recentemente ha suonato in Germania, ma deve aver saputo che era molto malato. Abbiamo fatto dei concerti insieme in Sud America, ad aprile, e ricordo che mia moglie mi disse: «Dovevi vedere Lemmy. Ha perso molto peso e non mi sembra che stia bene». Gli scrivevo costantemente dicendogli di chiamarmi se avesse avuto bisogno di qualunque cosa. Una volta mi ha risposto: “Grazie per la preoccupazione”.
“Mi mancherà molto “
Mancherà a tutti. Per quanto mi riguarda, adesso c’è un buco enorme nell’industria musicale. Era un personaggio, e oggi come oggi non ce ne sono molti nel mondo della musica. Ok, abbiamo Miley Cyrus, ma non ci sono molti personaggi degni di nota nel circuito. Ma lui lo era senza ombra di dubbio. Era un tipo originale. Il suo stile di vita era sesso, droga e rock & roll. Questo era Lemmy. Sapete una cosa? Per me se ne va un eroe. Era un amico fottutamente grandioso. Mi manca già e non lo dimenticherò mai. Non credo che in molti lo dimenticheranno. Era una brava persona, un uomo buono, un mio buon amico. Era un fottuto grande uomo. Se ne è andato troppo presto. Dio ti benedica, Lemmy. Sono onorato di averti avuto nella mia vita.
(Articolo originale pubblicato da Kory Grow su Rolling Stone America – fonte heyjude.it)