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Un disco per il week end: “Enema of the State” dei Blink 182

Stati Uniti d’America di fine anni ’90. Quasi “contrastando” il fenomeno delle boy band si spargono in giro per le radio di tutto il mondo le nuove leve del pop punk quali Sum 41 e Green Day, ma al pari di questi ultimi c’è un altro trio da tenere d’occhio.

I tre ragazzi provengono dall’assolata California e si fanno chiamare Blink 182, band che ha già all’attivo due album come Cheshire Cat” (1994) e Dude Ranch” (1997), anche se hanno dovuto salutare il loro batterista Scott Raynor. Tra i motivi dell’addio si annoverano diverse versioni che spaziano dall’alcolismo fino al desiderio di continuare con i propri studi, ma poco importa visto che all’orizzonte è appena apparso il tatuatissimo Travis Barker!

Il risultato con questa nuova formazione prende la forma del classico successone” della band altrimenti meglio noto come Enema of the State” del 1999. Diamoci un’occhiata:

Dumpweed: il testo, cantato da DeLonge, è praticamente come il ritmo della canzone, ora più calmo ora più scatenato, al pari della ragazza di cui si parla. Se un attimo prima è tutta tranquilla e gentile, l’attimo successivo è un fottuto incubo. Non male come inizio, ovviamente nella classica salsa pop punk californiana dei Blink – 182.

Don’t Leave Me: stavolta il microfono passa a Hoppus che canta di una relazione sentimentale che definire fin troppo incasinata è un eufemismo. Coinvolgente e veloce vi farà schiacciare il tasto “Repeat” anche solo per i trascinanti cori.

Aliens Exist: come i fan della band sanno che cosa sarebbe DeLonge senza la sua fissazione per gli alieni? Beh, che crediate o meno ai fantomatici “omini verdi” questa canzone è un toccasana per tutti. Il testo è molto interessante e per niente scontato come potrebbe sembrare dal titolo. Ascoltare per credere al pari della scatenata batteria di Travis Barker!

Going Away to College: brutta storia il dover separarsi dopo le superiori e partire per il college. Nonostante le sonorità allegre il testo è abbastanza malinconico anche perché si dice che Hoppus l’abbia scritto il giorno di San Valentino mentre, malato, stava guardando il film Giovani, pazzi e svitati in televisione.

What’s My Age Again?: tra le canzoni più conosciute del trio, soprattutto per il videoclip in cui corrono nudi per la città scandalizzando passanti e addirittura canali televisivi. Il brano parla letteralmente della sindrome di Peter Pan e si riferisce agli stessi Blink i quali, nonostante fossero vicini ai trenta, continuavano a comportarsi come adolescenti. Iconica poi la frase non piaci anessuno quando hai 23 anni.

Dysentery Gary: il riff iniziale farà ricordare ai fan della prima ora la famosa Dammit, tratta dal precedente Dude Ranch del 1997, ed anche qui si parla di drammi amorosi con un DeLonge che inveisce contro questo fantomatico Gary che sembra essere il peggiore di tutti. Conclude poi insultando le ragazze e le loro madri quando decidono di tornare da lui, dopo aver incontrato Gary, e preferisce la compagnia del cane.

Adam’s Song: con i suoi quattro minuti è la canzone più lunga del disco, ma è anche una delle più tristi visto che la malinconica chitarra di DeLonge tesse subito il tappeto sonoro su cui si inserisce la voce di Hoppus. La canzone parla infatti dei problemi e della solitudine che spesso, e purtroppo, portano molti giovani ragazzi a suicidarsi. Il bassista si era infatti ispirato ad una lettera che uno di questi aveva scritto prima di togliersi la vita. Sembra inoltre che, nel 2000, sia stato ritrovato il corpo di Greg Barnes impiccato nel garage di casa sua con il brano in ripetizione nello stereo. Il giovane Greg era uno dei sopravvissuti al massacro della Columbine High School dove, purtroppo, perse la vita un suo caro amico.

All the Small Things: alzi la mano chi non ha mai ascoltato questo brano almeno una volta! Vogliamo poi parlare del video? Uno dei più divertenti del simpatico trio dove vengono prese in giro icone del pop come Backstreet Boys e Britney Spears. Il testo, scritto da un ispirato DeLonge, era dedicato alla fidanzata Jen che avrebbe poi sposato. Fatevi un piacere e riascoltatevela, so che già che conoscete perfettamente sia il ritmo che le parole.

The Party Song: la classica canzone che parla delle altrettanto classiche feste nelle case americane che abbiamo già visto in decine di teen comedies come la celeberrima saga di American Pie che ha visto sia le canzoni che gli stessi Blink 182 in un divertente cameo.

Mutt: un perfetto intreccio tra il basso di Hoppus e la batteria di Barker, dove si inserisce la chitarra di DeLonge, accoglie subito l’ascoltatore con la storia di una coppia sgangheratissima. Divertente sì, ma c’è un velo di malinconia in sottofondo.

Wendy Clear: la chitarra di DeLonge tiene ancora saldamente le redini del sound, ma stavolta lascia il microfono ad Hoppus, per una canzone sui vari problemi sentimentali.

Anthem: vorresti divertirti, ma a casa ci sono i tuoi. Che fare? Spaccare come mai prima d’ora! Ottimo finale per questo disco che mostra tutto il lato sarcastico ed ironico dei Blink.

Giudizio sintetico

Probabilmente sarà lì, dimenticato su qualche scaffale con un po’ di polvere sopra e le soluzioni del compito di matematica, perciò ritiratelo fuori ed ascoltatelo come se aveste ancora meno di 20 anni. Non fa mai male!

Copertina

La pornostar americana Janine Lindemulder vestita da infermiera sexy mentre s’infila un guanto di gomma che è meglio non sapere dove finirà…

Etichetta: MCA Records

Line up Blink 182

Tom DeLonge (chitarra e voce), Mark Hoppus (basso e voce) e Travis Barker (batteria e percussioni)

 

 

— Onda Musicale

Tags: Green Day, Blink 182, Tom Delonge
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