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6 aprile 1966: I Beatles iniziano le registrazioni di “Revolver”

“Revolver” è il settimo album del gruppo musicale britannico The Beatles, pubblicato nel 1966 e prodotto da George Martin; viene messo in commercio nel Regno Unito il 5 agosto 1966.

In esso si ritrovano, per la prima volta nella discografia del gruppo di Liverpool, elementi di rock psichedelico che diventeranno predominanti nell’album “Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band” dell’anno successivo. È unanimemente considerato uno dei capolavori dei Beatles nonché uno tra i dischi più importanti della musica pop: la rivista Rolling Stone lo ha inserito al 3º posto della lista dei 500 migliori album mentre la rivista New Musical Express lo posiziona al 2º posto nella sua analoga classifica dei migliori 500 album; compare anche nel volume 1001 Albums You Must Hear Before You Die.

Alla fine del 1965 le esibizioni dal vivo del gruppo erano divenute delle frustranti performance fra le urla assordanti del pubblico in delirio che relegava sullo sfondo la qualità dei musicisti. Inoltre, come avevano affermato esplicitamente Lennon Harrison ancor prima del secondo tour negli USA, cominciava a far breccia nei quattro musicisti la consapevolezza che i loro ininterrotti e ripetitivi impegni live impedissero l’evolversi delle capacità creative.

Nel dicembre 1965

il gruppo si esibì nel Regno Unito per nove date in quella che sarebbe stata la loro ultima tournée in patria. Le tappe sincopate dei tour comprimevano l’energia inventiva concedendo loro poco spazio alla composizione dei brani che spesso era confinata nei ritagli di tempo. Pertanto la scelta di privilegiare l’elaborazione e la registrazione in studio si configurò come naturale e permise al gruppo di sfruttare al massimo la creatività, anche dal punto di vista non marginale delle risorse tecniche. Dopo questi concerti, i Beatles decisero di prendere un lungo periodo di riposo e di rientrare in sala di registrazione a partire dall’aprile 1966. Per ottemperare a precedenti impegni dovettero tornare a esibirsi negli Stati Uniti, ma rifiutarono ulteriori proposte di concerti dal vivo e il concerto del 29 agosto 1966 al Candlestick Park di San Francisco finì per essere il loro ultimo appuntamento in pubblico.

Ricerca individuale

Sebbene la creazione di nuovi brani fosse, almeno nelle linee portanti, sempre meno il frutto di un impegno corale e sempre di più il risultato di una ricerca individuale, si era ancora lontani dal quel progressivo deterioramento dei rapporti personali che avrebbe portato quattro anni dopo all’implosione del gruppo: i Beatles costituivano ancora una formazione affiatata, avviata a raggiungere le vette artistiche del biennio ’66-’67. E tuttavia la loro maturazione personale e artistica li rese consapevoli di essersi incamminati per sentieri diversi: Paul McCartney si era tuffato alla scoperta della musica classica e nello sperimentalismo; George Harrison viaggiava verso il misticismo favorito dall’immersione nella filosofia indiana; John Lennon era concentrato nell’esplorazione e l’espansione dei propri spazi interiori indotte dall’uso dell’acido lisergico; e Ringo Starr – il meno coinvolto in questa ricerca di nuovi percorsi culturali ed esistenziali – fungeva da essenziale trait d’union per controbilanciare eventuali forze centrifughe.

“Revolver” 

Nasce dall’intreccio di questi filoni e la traccia finale, Tomorrow Never Knows, ne è la sintesi più eloquente. Come ebbe a dire il tecnico di studio Geoff Emerick – che giocò una parte rilevante nelle sonorità dell’album

Dal giorno in cui uscì, Revolver cambiò per tutti il modo in cui si facevano i dischi … Nessuno aveva mai udito niente di simile.

Il lavoro costituisce anche il punto di equilibrio nelle dinamiche del duo Lennon McCartney. Se il primo aveva fino ad allora rappresentato l’elemento più autorevole, e perciò a lui era riservata la linea vocale della traccia di apertura e quella di chiusura nella maggioranza degli album precedenti, dopo Revolver Paul avrebbe giocato un ruolo primario nella restante parte della carriera dei Beatles, e non solo dal punto di vista musicale.

Pubblicato nel 1966

A otto mesi di distanza dal precedente album Rubber Soul (il più lungo intervallo fino ad allora intercorso fra la pubblicazione di due album del gruppo), secondo alcuni critici è il disco più bello da loro prodotto. Le soluzioni sonore create da George Martin e dai suoi tecnici, con le sue tecniche sperimentali rappresentano un’innovazione nel mondo della musica pop.

Il contributo di Harrison

È George Harrison ad aprire l’album con Taxman (al contrario di quanto si possa pensare, in questa canzone è Paul McCartney la chitarra solista), in cui esprime il suo disappunto nei confronti del fisco inglese (con buon senso dell’umorismo nero: “declare the pennies on your eyes“). Di Harrison sono anche la mistica Love You To, registrata insieme a un suonatore di tabla, che richiama le sonorità indiane e in cui compare per la seconda volta il sitar (la prima fu in Norwegian Wood, canzone di Lennon contenuta in Rubber Soul), e I Want to Tell You.

The Beatles

Paul McCartney si devono invece numerosi pezzi melodici, quali Here, There and Everywhere (da lui considerata la sua migliore canzone di sempre), Good Day Sunshine, e For No One; ma anche il rock di Got to Get You into My Life, la celeberrima Eleanor Rigby (con ottetto d’archi in sottofondo) e la filastrocca Yellow Submarine, cantata da Ringo Starr, che sarà poi lo spunto iniziale da cui trarrà vita l’omonimo film d’animazione.

Prototipo del rock psichedelico

Ma i brani veramente lisergici, che fanno considerare Revolver un vero prototipo del rock psichedelico, sono quelli di Lennon: I’m Only Sleeping, con nastri di chitarra registrati al contrario; She Said She Said, che si ispira a un trip di LSD; Doctor Robert, in cui si parla di un “dottore lisergico“; e soprattutto Tomorrow Never Knows, pezzo psichedelico per eccellenza, ispirato al Libro dei morti della cultura tibetana. Il pezzo è basato sul solo accordo di do maggiore. Secondo George HarrisonRevolver avrebbe tranquillamente potuto intitolarsi Rubber Soul Volume 2. In effetti l’album è un ampliamento degli aspetti più innovativi del precedente, il primo album dei Beatles più maturi“.

L’edizione statunitense di Revolver

Pubblicata tre giorni dopo l’uscita ufficiale nel Regno Unito, conteneva solo undici pezzi pur presentando una identica copertina; i tre pezzi mancanti (I’m Only Sleeping, And Your Bird Can Sing e Doctor Robert) erano già stati editi nella raccolta pubblicata per il solo mercato statunitense a giugno 1966 e intitolata Yesterday and Today. Revolver fu l’ultimo disco dei Beatles a presentare tracce differenti fra l’edizione Parlophone e l’edizione Capitol.

La copertina

L’illustrazione che funge da copertina per il disco, primo esempio di “arte beatlesiana”, è opera di Klaus Voormann ed è segno evidente di un passo ulteriore verso la psichedelia di Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band. Bassista e artista tedesco, Voormann era amico dei Beatles dai giorni in cui la band suonava al Kaiserkeller di Amburgo e lui era un giovane studente di scuola d’arte. La creazione di Voormann tendeva a mettere in risalto i capelli, che erano un tratto distintivo dei Beatles, e il risultato finale risultò composto dal disegno dei quattro volti eseguito a inchiostro di china assieme a un collage di immagini dei musicisti ritagliate da giornali e riviste e di qualche fotografia originale, con una scelta cromatica in controtendenza dato che il tutto era in bianco e nero in un periodo in cui sulle copertine predominava invece un abbondante uso dei colori. Il viso di Voormann, come anche la sua firma (Klaus O. W. Voormann), sono visibili tra i capelli di George Harrison sul lato destro, sotto le labbra di Lennon.

Il titolo

Il titolo “Revolver“, come anche “Rubber Soul” in precedenza, è un gioco di parole, riferito sia al revolver come tipo di pistola sia al movimento rotatorio (in originale “revolving”) che compie un disco sul piatto di un giradischi. Il titolo dell’album non fu facile da trovarsi. Originariamente era stato scelto il titolo Abracadabra, ma poi i Beatles si accorsero che era già stato usato da un’altra band e lo scartarono.

La proposta di John Lennon

Lennon allora propose Four Sides of the Eternal TriangleRingo Starr scherzosamente suggerì After Geography, un ironico riferimento al recente Aftermath dei Rolling Stones. Altre proposte prese in esame furono Magical CirclesBeatles on SafariPendulumFat Man and Bobby, Rock’n’roll Hits of ’66 e infine, su suggerimento di Paul, Revolver, titolo che mise tutti d’accordo.

— Onda Musicale

Tags: John Lennon, Ringo Starr, Paul McCartney, George Martin, George Harrison
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