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Un disco per il week end: American III: Solitary Man di Johnny Cash

È il 2000 ed è l’inizio di un nuovo millennio con nuove tendenze, musica e questo va a colpire anche l’“uomo in nero” del country per eccellenza, Johnny Cash. Dalla fine degli anni ’90 Cash ha firmato per l’American Recordings, l’etichetta fondata dal barbuto produttore Rick Rubin, dopo anni passati con la Columbia e la Mercury Records.

Rubin non era esattamente un produttore di musica country dato che gli artisti sotto la sua etichetta appartenevano ai mondi più disparati.

C’erano infatti i Run DMC, gli Slayer, i Danzig ed i Red Hot Chili Peppers che non coincidevano con lo stile di Cash, ma questo non ha impedito la realizzazione di fantastici album.

Album più acustici e ridotti all’osso, con chitarra e voce in primo piano, ma anche più riflessivi e più oscuri e con molte cover.

Una delle più famose è la melanconica Hurt, scritta da Trent Reznor dei Nine Inch Nails, contenuta in American IV: The Man Comes Arounde riguardante il suo periodo di dipendenza dall’eroina.

Dalla loro collaborazione, oltre ai premi come miglior performance country dell’anno, sono nati ben otto album di cui un unplugged con Willie Nelson e tre postumi dopo la morte di Cash nel 2003.

Il disco di questo weekend è il terzo della serie American (riconoscibile dalla bandiera rovesciata e dalle varie stelle disegnate a penna) e contiene 10 cover e 4 brani firmati da Cash con non pochi ospiti d’eccezione come il suo amore June Carter Cash, Tom Petty e Sheryl Crow. Ma passiamo alla tracklist:

 

1) I Won’t Back Down: incalzante versione acustica del rockeggiante pezzo di Tom Petty & The Heartbreakers contenuto in Full Moon Fever del 1989.

Cantata assieme allo stesso Petty, che suona anche l’organo e fa i cori, la canzone risulta “stravolta” rispetto alla versione originale, ma la voce ed il carisma di Cash placano ogni animo critico.

Da ricordare che tra gli Heartbreakers presenti nell’album vi è anche il chitarrista Mike Campbell che suona in tutte le tracce ed il tastierista Benmont Tench

2) Solitary Man: cover di uno dei singoli di maggiore successo di Neil Diamond, tra i cantautori preferiti di Cash, in cui i cori sono affidati ancora a Tom Petty.

Il pezzo, che dà anche il titolo all’album, sembra veramente cucito su misura per Cash anche se era un pezzo autobiografico di Diamond. Tra le versioni italiane segnalo anche quella di Mauro Ermanno Giovanardi tradotta in Se perdo anche te

3) That Lucky Old Sun (Just Rolls Around Heaven All Day): un classico della musica leggera, firmato da Frankie Laine, a cavallo tra gli anni ’40 e ’50. La versione semplice con piano, chitarra e voce si rivela, in particolar modo in questo pezzo, la scelta più azzeccata

4) One: una delle cover più riuscite del disco. Non sembra quasi neanche più il pezzo degli U2 contenuto nell’album Achtung Baby del 1991

5) Nobody: Cash, alle soglie del XXI secolo, si spinge a coverizzare un brano che risale, addirittura, al 1906 con un simbolo della musica nera di quei tempi. Egbert Williams

6) I See A Darkness: brano struggente che vede Johnny Cash confrontarsi con il controcanto dell’autore di questo pezzo, Will Oldham.

Questo funziona veramente bene visto che il testo tratta di un dialogo tra amici che si confidano speranze e timori per il futuro

7) The Mercy Seat: Cash ritorna a coverizzare un altro dei suoi artisti preferiti, Nick Cave and the Bad Seeds, che aveva inserito questo brano in Tender Prey del 1988

8) Would You Lay with Me (In a Field of Stone): questa volta la voce del tenebroso “uomo in nero” rende sue le parole della malinconica ballata di Tanya Tucker, una collega del country

9) Field of Diamonds: vengono accantonati i fiati e la voce dell’amico e collega Waylon Jennings con cui Cash incise il pezzo contenuto in Heroes del 1986 per l’approccio tipico del suo ultimo periodo con Rubin.

Ad arricchire il brano, questa volta, è la voce di sua moglie, la tanto amata June Carter Cash che morirà pochi mesi prima del marito

10) Before My Time: primo, e commovente, brano scritto da Cash per questo disco

11) Country Trash: Cash riprende il sé stesso di Any Old Wind That Blows del 1973 scarnificando ancora di più il pezzo dato che ha levato la parte con l’armonica a bocca

12) Mary of the Wild Moor: ripresa a piene mani di un pezzo del duo country dei Louvin Brothers. Pezzo contenuto nel loro secondo disco, Tragic Songs of Life, del 1956

13) I’m Leavin’ Now: la chitarra, con quella sua intro blueseggiante, e la voce del collega Merle Haggard arricchiscono il brano già usato da Cash in Rainbow del 1985

14) Wayfaring Stranger: il violino di Laura Cash è l’inizio di questa versione di un pezzo tradizionale coverizzato anche da Ed Sheeran e Jack White.

Il pezzo, arricchito anche dalla fisarmonica di Sheryl Crow, può ricordare vagamente Dirty Old Town dei Pogues e conclude in bellezza l’album in maniera quasi profetica.

Il testo parla infatti di un viandante straniero che vaga su questa terra soffrendo, ma sa che la ricompensa sarà il rivedere i suoi cari in Paradiso

 

Giudizio sintetico: album imperdibile per tutti gli amanti di Cash e del genere. Da apprezzare, soprattutto, per la produzione di Rubin che ha mantenuto l’album all’osso senza sbavature o approssimazioni di alcuna sorta

Copertina: una foto in bianco e nero, leggermente sfocata, in cui vediamo Cash di lato con la sua chitarra col capotasto a tracolla in un corridoio illuminato. Probabilmente lo studio di registrazione oppure il suo “habitat” per eccellenza, il palcoscenico

Etichetta: American Recordings

Line up: Johnny Cash (chitarra e voce), June Carter Cash (voce), Laura Cash (violino), Tom Petty (orano e voce), Sheryl Crow (fisarmonica e voce), Mike Campbell (chitarra), Benmont Tench (armonium, organo e pianoforte), Merle Haggard (chitarra e voce), Will Oldham (voce) e molti altri

 

Vanni Versini – Onda Musicale

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Tags: Sheryl Crow, Mauro Ermanno Giovanardi, Neil Diamond, Run DMC, Pogues, Trent Reznor, Waylon Jennings, Rainbow, Vanni Versini, Ed Sheeran, Heroes, Willie Nelson, Tom Petty, Jack White, nine inch nails, johnny cash, Slayer, Rick Rubin, U2, Red Hot Chili Peppers
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