David Gilmour, nato a Cambridge il 6 marzo del 1946, non è un uomo, o meglio un’artista, che riesce a stare fermo per troppo tempo ed i suoi recenti concerti in Italia sono una prova più che lampante.
Con i Pink Floyd e con la sua attività solista, il cantante e polistrumentista inglese ha sempre saputo dare il meglio delle sue capacità artistiche e personali. E quale location migliore se non il Circo Massimo?
In un luogo, già storico di suo, rivive la leggenda della musica internazionale che ha influenzato, e continua ancora oggi, generazioni e generazioni.
Una leggenda meglio conosciuta con il nome di Pink Floyd che qui rivive grazie alla voce ed all’incredibile chitarra di Gilmour, la mitica Fender Black Strat (leggi l’articolo)
Infatti, dopo alcuni pezzi tratti da “On an Island” e “Rattle That Lock”, Gilmour ha optato per il meglio del repertorio floydiano.
Brani come “Wish You Were Here”, “Shine on you Crazy Diamond” (entrambe dedicate al compianto Syd Barrett), “Us and Them”, “Time” rappresentano il classico periodo della band ai tempi del bassista Roger Waters.
Dopo la rottura con quest’ultimo con il rappresentativo “The Final Cut” (1983), Gilmour ha selezionato appositamente dei brani dai successivi “A Momentary Lapse of Reason” (1987) e “The Division Bell” (1994), album che portavano la sua inconfondibile firma.
Se l’orecchio ha avuto la sua parte, l’occhio non è stato da meno. Luci e mega schermi hanno riportato la mente degli spettatori del Circo Massimo agli anni ’70 quando i Pink Floyd erano all’apice del loro successo.
L’ennesima prova di grandezza di un’artista inarrestabile che ha ancora molto da dire al mondo.
E il mondo ringrazia.
Stefano Leto – Onda Musicale