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Robben Ford: il blues americano sulle rive del Po

È una sera d’estate a Boretto in occasione dell’omonimo festival quando, finalmente, compare. Stivaletti neri, camicia bianca e fida Telecaster a tracolla, signore e signori, preparatevi per mister Robben Ford e la sua band.

Diretta e precisa come una stilettata, si parte subito conYou Cut Me To The Bone da Robben Ford & The Blue Line del 1992 a cui segue un brano già più recente come Midnight Comes To Soon da A Day in Nashville del 2014.

È poi l’ora di qualche aggiustatina agli amplificatori, rigorosamente Fender, e dei “grazie” e “buonasera” in italiano.

Si comincia poi con la scaletta del nuovo album Into The Sun con pezzi come Under The Rainbow e Rose of Sharon prima dei giri di basso ad opera del talentuoso Brian Allen.

A queste segue la trascinante Cut You Loose sempre dall’album del 2014. Vanno qui fatte due piccole precisazioni.

Per la serata la formazione era un trio composto da chitarra, basso e batteria e, nonostante questo, si è riusciti perfettamente a sopperire alla mancanza delle tastiere che alcuni pezzi prevedevano.

Inoltre, vista la vastità del blues, non è mancato il tributo ad uno dei grandi nomi come il grande chitarrista Freddie King.

Infatti, in onore della sua Texas Cannonball, Robben e soci lo omaggiano con la strumentale Cannonball Shuffle (da Keep On Running del 2003).

Si ritorna quindi al nuovo album con High Heels and Throwing Things in cui, alla fine del pezzo, Brian Allen si scatena con il suo groove.

Tra slap, bending e giri armonici il talentuoso bassista ha dimostrato tutta la sua preparazione tecnica unita ad un indiscutibile feeling.

A proposito di assoli, segue subito quello del “piccolo” Wesley Little per ripartire con energia e stile. In tutto questo Robben era uscito per una piccola pausa, ma ritorna più carico che mai con Earthquake (da Soul on Ten del 2009) e la sua cover Fair Child (da Bringing it Back Home del 2013).

Proprio dello stesso album è la struggente Fool’s Paradise. Viene poi l’ora di una canzone simbolo, quasi a “monito”, del magnifico concerto.

Sto parlando di How Deep in the Blues da Truth del 2007. Segue un salto decisamente indietro nel tempo con Lovin’ Cup tratta da Supernatural del 1999, da non confondere con l’omonimo album del collega Carlos Santana pubblicato nello stesso anno.

Ultimo brano e poi “buonanotte” in italiano. Un concerto di circa due ore che sono trascorse senza neanche che il pubblico se ne accorgesse.

Una prova di abilità unica che ha fatto conoscere buona parte del suo vecchio repertorio assieme alla sua ultima fatica discografica. Well done Mr. Ford.

 

Vanni Versini – Onda Musicale 

— Onda Musicale

Tags: Fender, Carlos Santana, Telecaster, Supernatural, Vanni Versini, Robben Ford, Freddie King
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