Siamo nell’Italia degli anni ’70 ed i gruppi che hanno reso il prog tricolore sono già più che affermati, ma c’è un problema con una delle formazioni più politiche. Sto parlando degli Area, un perfetto equilibrio tra rock, jazz, prog, elettronica e sperimentazione.
L’album in questione, “1978 gli dei se ne vanno, gli arrabbiati restano!”, è più che rappresentativo in questo senso dato che è l’ultimo con lo storico cantante Demetrio Stratos che lascia la band per dedicarsi interamente alla ricerca vocale collaborando anche con il compositore e teorico musicale John Cage.
Stratos, purtroppo, verrà colpito da una malattia e morirà all’ospedale di New York il 13 giugno del 1979 proprio alla vigilia dello storico concerto in suo onore. Una gravissima perdita per il mondo del prog e della sperimentazione.
Il disco, inoltre, è il primo non prodotto dalla storica Cramps Records e, sempre il primo, il paroliere Gianni Sassi e senza il chitarrista Paolo Tofani che aveva intrapreso la via spirituale per diventare monaco.
Detto questo diamo un’occhiata alle tracce che compongono questo “1978 gli dei se ne vanno, gli arrabbiati restano!”:
Il bandito del deserto: brano orientaleggiante dedicato al poeta arabo pre – islamico Shanfara sfoderando tutta l’inventiva strumentale, e soprattutto vocale, che narra la travagliata vicenda del poeta.
Dopo anni di solitudine nel deserto decide di vendicarsi uccidendo cento dei suoi vecchi compagni, ma muore dopo aver abbattuto il novantanovesimo nemico.
Sembra però che la sua vendetta si sia consumata postuma dato che il suo teschi, mal seppellito e sporgente, fa cadere e morire il centesimo nemico.
Interno con figure e luci: la batteria di Capiozzo apre le danze ed il free jazz continua imperterrito grazie alle tastiere di Fariselli e Stratos ed il basso di Tavolazzi.
La voce di Stratos compie poi quei voli che tutti i fan della band, ma anche del prog in generale, conoscono bene mischiandosi perfettamente al tappeto di note tessuto dalle tastiere e dai sintetizzatori.
Come ha scritto la stessa band sul booklet dell’album “il titolo del pezzo è quello anonimo di molta pittura del secolo scorso, perché qui l’alchimia ha compiuto il suo corso: abbiamo avvertito che un’inerzia lo distinguerà sempre”.
Return from Workuta: atmosfere più cupe ed eteree, con non poche influenze dalla musica etnica e dagli studi di Stratos, per un brano che tratta il ritorno da un siblag, il campo di lavoro correzionale, sulle rive del lago Bajkal in Siberia.
Qui Tavolazzi sfodera tutta la sua tecnica jazz con il contrabbasso e Stratos gli va dietro con voce e sintetizzatori per un duetto spettacolare, anche se il tema può risultare inquietante.
Guardati dal mese vicino all’aprile!: sirene psichedeliche aprono il tutto sorrette dalla marcia di Capiozzo e poi è di nuovo jazz ed improvvisazione.
Coinvolgente e dissacrante come il clima che vivevano gli stessi Area dieci anni dopo le rivoluzioni studentesche e sociali del ’68.
Hommage à Violette Nozières: in questo brano si vede l’anima folk del gruppo con un Tavolazzi che, nell’intro, si destreggia con mandola, chitarra acustica e basso.
Una cover è stata eseguita anche da Elio e le Storie Tese che omaggiano la storica band, citando e campionando alcuni spezzoni, anche con la divertente “Come gli Area”.
Piccola nota, il brano parla della criminale francese Violette Nozière che uccise il padre, la madre si è salvata, negli anni ’30. Un caso che suscitò non poco interesse da parte della cronaca giudiziaria del tempo.
Ici on Dance!: l’animo rivoluzionario degli Area riprende la scritta del titolo che comparve il 14 luglio del 1780 nei pressi della Bastiglia per celebrare il primo anniversario della sua presa. Gustatevi i giri strumentali!
Acrostico in memoria di Laio: sei minuti di intrecci pianistici jazz, interventi psichedelici e testo … Ascoltatevelo, non svelerò oltre.
“FFF” (festa, farina e forca): le rullate incessanti del bravissimo Capiozzo sono l’intro di un altro strumentale che converte in chiave moderna il famoso panem et circenses degli antichi romani.
La band sostiene infatti che la festa è uno strumento della politica mentre farina e forca sono quelli della persuasione.
Vodka Cola: le accuse si spingono fino all’Uganda ed agli Stati Uniti passando per America e Giappone. Questo è lo strumentale conclusivo dell’album, di quasi sette minuti e mezzo, che lo chiude in bellezza. Alzate il volume e godetevelo!
Giudizio sintetico: da avere se si è dei fan della band soprattutto perché può essere considerato una sorta di canto del cigno vista la morte di Stratos.
Consigliato anche a chi vuole avvicinarsi alla band, ma anche a tutti gli altri appassionati di prog nostrano
Copertina: una bambina coccola un leone in una sorta di Giardino dell’Eden con dei fumetti senza parole
Etichetta: Ascolto
Line up: Demetrio Stratos (voce, ocarina, tastiere e sintetizzatore), Patrizio Fariselli (sintetizzatore, organo e pianoforte), Ares Tavolazzi (basso, mandola, trombone, tromba, chitarra acustica e contrabbasso) e Giulio Capiozzo (batteria e balafon)
Vanni Versini – Onda Musicale
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