Peter Cincotti nasce l’11 luglio 1983 a New York da genitori di origini italiane (ha un nonno napoletano e una nonna piacentina). Bambino prodigio, inizia a suonare su un pianoforte giocattolo a soli tre anni, e l’anno successivo prende già lezioni di musica.
A nove anni compone i suoi primi brani: in questo periodo, studia alla “Manhattan School of Music“, entrando in contatto con il jazz grazie a insegnanti come James Williams e David Finck. A quindici anni comincia a esibirsi come performer al “Knickerbocker Jazz Club“, alternando parti suonate e parti cantate, mentre poco dopo viene scritturato per “Our Sinatra“, spettacolo di Broadway tributo al grande Frank Sinatra.
Dopo aver frequentato la Horace Mann School, si iscrive al Columbia College, e nel frattempo, si esibisce in diversi locali di Manhattan e a diciassette anni ha la grande opportunità di suonare alla Casa Bianca. Nell’estate del 1999 Peter viene notato da Harry Connick jr, che lo chiama con sé in tournèe: sempre in quel periodo, viene notato anche da Phill Ramone, produttore leggendario, nel corso di un’esibizione al “Feintein’s Regensy Hotel” della Grande Mela, che gli propone un contratto con la casa discografica “Concord Records“.
L’artista italo-americano, così, ha l’opportunità nel 2003, di incidere il suo primo album, chiamato “Peter Cincotti“, che include rivisitazioni di classici jazz come “Comes love” e “Come live your life with me”. Non mancano, comunque, composizioni da lui scritte insieme con sua mamma Cynthia, autrice dei testi di “Are you the one?“, “I changed the rules” e “Lovers, secrets, lies“.
Cincotti, insomma, dopo aver partecipato al Montreux Jazz Festival, dove interpreta il brano di Dizzy Gillespie “A night in Tunisia“, arriva al primo posto della Billaboard Traditional Jazz Chart nel 2002: a soli diciannove anni, è l’artista più giovane a riuscirci come solista.
A ventuno anni pubblica l’album “On the moon” (2004), contraddistinto da un’evidente impronta jazz dalla quale non sono lontane note pop: oltre a brani inediti, sono presenti re-interpretazioni di canzoni del passato come “Some kind of wonderful” e “I love Paris“, oltre alla strumentale “Cherokee” in cui l’artista americano mette in luce le proprie abilità al pianoforte.
Nello stesso anno, esce “My favourite time of year”, disco natalizio con due tracce tratte dal film “Tutti insieme appassionatamente“.
Dopo aver recitato al fianco di Kevin Spacey in “Beyond the sea” ed essere stato protagonista di una piccola parte in “Spider Man 2“, Peter Cincotti torna alla musica con “East of angel town“, un disco di inediti e che è prodotto da David Foster. Molte canzoni dell’album sono scritte insieme a John Bettis, inclusa la traccia che lo apre: “Angel town“, dedicata a Los Angeles e alle illusioni che essa produce.
Si tratta di un disco sofisticato ed eclettico, con sonorità che vanno dal jazz al rock, dal blues al pop. Il brano “December boys” viene scelto come colonna sonora del film omonimo, uscito negli Stati Uniti nel 2007.
Vincitore nel 2008 del “Riccio d’Argento” in occasione della XXII edizione di “Fatti di musica“, rassegna organizzata dal promoter Ruggero Pegna, nel 2011 Peter Cincotti – conosciuto nel nostro Paese soprattutto per il brano “Goodbye Philadelphia”, contenuto nel disco “East of angel town” – registra insieme con Simona Molinari il singolo “In cerca di te“, che ottiene un discreto successo radiofonico in Italia.
Nel 2012 incide l’album “Metropolis” e l’anno successivo Peter Cincotti e Simona Molinari partecipano Festival di Sanremo con i brani “La felicità” e “Dr. Jekyll and Mr. Hyde“.
Lo abbiamo contattato e gli abbiamo rivolto alcune domande alle quali ha risposto con grande entusiasmo.
Cantante, autore, pianista ed attore. Come definiresti Peter Cincotti?
“Definirei me stesso, principalmente, come un cantautore. Vedo cose come suonare il piano, cantare, arrangiare e produrre come degli strumenti – ci spiega Cincotti – che permettono di spostare l’idea dalla mia testa alle vostre orecchie.”
Dopo 15 anni dal tuo debutto, quale è la “situazione della tua carriera”?
“Per me la “situazione della mia carriera” sono i miei album, delle istantanee del punto in cui mi trovo musicalmente nella mia vita. Gli ultimi 15 anni di musica mi hanno spinto, incrementalmente e cumulativamente, al mio ultimo album “Long Way From Home”. Ogni album prima di questo ha superato i propri limiti – prosegue Peter – per farmi arrivare a questo disco. Le “situazioni della mia carriera” nel futuro saranno il prodotto di me che continuo a seguire questo filo ovunque mi conduca.”
Hai origini italiane e, nel 2015, il comune di Cervinara ti ha dato la cittadinanza onoraria. Quanto ti senti legato con l’Italia?
“Mi sento veramente legato con l’Italia – ci dice con orgoglio – è nel mio sangue! Ed è veramente significativo, per me, ricevere la cittadinanza onoraria di Cervinara. Il mio nuovo album è specificamente ispirato all’Italia, in particolare con canzoni come “Palermo” e “Roman Skies”.”
Che cosa ha significato per te la partecipazione al Festival di Sanremo?
“Essere parte di Sanremo è stata una delle esperienze più memorabili che io abbia mai avuto! È veramente unico, rispetto a tutti i Festival nel mondo, e spero di tornarci presto.”
Da qualche anno collabori con Simona Molinari, una cantante italiana con cui divide un’idea di musica tra passato e presente. Parlaci di questa collaborazione.
“Lavorare con Simona – prosegue il cantautore italo-americano – è stato veramente divertente e siamo stati in grado di collaborare in una maniera veramente naturale. Lei è grande.”
La tua carriera è cominciata quando eri un bambino con un piano giocattolo che tua nonna diede a te. Che cosa ti piacerebbe raccontarci a proposito di questo bell’episodio?
“Certamente! Avevo tre anni e la mia nonna mi aveva comprato un piano giocattolo a 10 tasti. Era come una scatola di legno con i tasti, niente parti elettroniche. Mi ha insegnato come suonare “Happy Birthday” su quello e ne sono stato subito dipendente. Credo di esserlo ancora.”
Da qualche settimana è iniziata la presentazione del tuo nuovo album e sei stato in Italia per alcuni concerti. Ti piacerebbe raccontarci qualcosa a proposito del tuo nuovo album, “Long Way From Home”, dopo quattro anni da “Metropolis”?
“Questo tour è una sorta di anteprima, o tour preliminare, per promuovere il mio EP “Exit 105” che contiene cinque canzoni tratte dal nuovo album. “Long Way From Home” è stato pubblicato ufficialmente nel 2017 e non posso aspettare per tornare in Italia ancora ad esibirmi per tutti voi.”
Quali sono i tuoi progetti futuri?
“Il 2017 sarà, principalmente, incentrato sull’andare in tour, esibirmi dal vivo e portare l’album “Long Way From Home”, davvero lontano da casa.”
Stefano Leto – Onda Musicale
{loadposition testSignature}