In primo pianoMusica

I Kraftwerk, il T-E-E e il sogno dell’Europa che verrà

Nel 1977, i Kraftwerk misero un treno nella musica dell’era elettronica con Trans-Europe Express. Il tema portante del disco era la rete ferroviaria di prima classe che attraversava l’Europa degli anni Cinquanta, metaforica visione di un nuovo continente postbellico senza più confini e barriere.

L’ambiente musicale è sempre stato attratto da quello delle ferrovie e dei treni. Dalle melodie boogie-woogie di cent’anni fa, a canzoni come Choo Choo Ch’Boogie di Louis Jordan, con i suoi collegamenti espliciti al ritmo delle ruote sulle rotaie “I love to hear the rhythm of the clickety-clack”, all’inarrivabile Honky Tonk Train Blues scritta da Meade Lux Lewis nel 1927 e portata al successo planetario da Keith Emerson sul finire del 1976.

La Stazione ferroviaria non era troppo distante dal Kling Klang, all’interno del quale componevano i loro pezzi i quattro membri del gruppo, fondato nel 1969 da Ralf Hütter e Florian Schneider. Lo studio Kling Klang si trovava all’interno di un edificio modernista in piastrelle gialle, in un quartiere industriale di Düsseldorf, sufficientemente anonimo da passare decisamente inosservato. Un classico esempio di edificio della ricostruzione postbellica.

Mintropstrasse 16, Düsseldorf: in fondo al cortile, sulla sinistra l’ingresso del Kling-Klang, oggi meta di pellegrinaggi musicali
I Kraftwerk degli esordi non ebbero vita facile.

I puritani del rock, sospettosi di tutto ciò che aveva a che fare con i sintetizzatori e l’elettronica, denigravano la loro presunta mancanza di autenticità espressiva, salvo accorgersi che, a metà degli anni Settanta, i Kraftwerk – con la loro musica modernista orientata al futuro – avevano attirato l’attenzione della critica e del pubblico.

Il loro brano rivoluzionario del 1975, Autobahn, aveva documentato, con il suo tono stralunato, l’esperienza di un automobilista alla guida su un’autostrada tedesca. Due anni più tardi i Kraftwerk cambiarono mezzo di locomozione, salendo a bordo del Trans Europa Express.

In toni neutri e con curata inespressività, cantavano la frase del titolo come automi, manichini elettronici dalle voci modificate con il vocoder.

I loro pezzi erano per lo più strumentali, elettro-sinfonie con frammenti di narrazione parlata, in cui raccontavano uno stile di vita cosmopolita:

Appuntamento sugli Champs-Elysées, lasciata Parigi al mattino, con il T.E.E.

Un videoclip saturo di suggestioni, tra Bauhaus, Art déco e Dadaismo alla Paul Citroen, mostrava quattro uomini in uno scompartimento del treno, vestiti come se fossero in viaggio per un incontro d’affari, seduti a gambe accavallate, fumando, leggendo e rilassandosi; Schneider, elegante nel suo cappello trilby, uno scenario retrofuturista tipicamente kraftwerkiano:

A Vienna ci sediamo in un caffè a tarda notte, collegamento diretto, T.E.E.

I ritmi incalzanti simulavano, in modo semplificato, il movimento delle ruote sui binari, riecheggiando consapevolmente la Station to Station che David Bowie aveva scritto l’anno precedente per annunciare il ritorno del Duca Bianco in Europa, a bordo di un treno. In effetti, a causa della sua cronica paura del volo, Bowie, per far ritorno in Inghilterra dagli Stati Uniti, nel 1976 si era imbarcato su un transatlantico, completando il lungo viaggio per Londra su un convoglio della British Rail.

Alla fine del loro viaggio a bordo del Trans Europe Express, i quattro uomini incontreranno sia Bowie che Iggy Pop (divenuti sodali nella crepuscolare Berlino di allora) nella loro città, Düsseldorf:

Da stazione a stazione, ritorno a Düsseldorf, incontro con Iggy Pop e David Bowie, Trans-Europe Express.

Era la title track dell’album dei Kraftwerk del 1977 e le sue suggestioni notturne attraversavano tutto l’album. Il secondo lato era una suite, con tre brani consecutivi al centro: la canzone stessa, seguita dalla sferragliante Metal on Metal e dal ritmo ipnotico di Abzug, un viaggio di oltre 13 minuti.

Il suono dei Kraftwerk

Il suono dei colpi di metallo in Metal on Metal era stato ottenuto martellando carriole e sbattendo scaffali di zinco. Era il suono “autentico e genuino” della Germania industriale del Ruhrgebiet (la Regione della Ruhr) che i Kraftwerk volevano ascoltassimo. Era una musica con l’Europa al centro.

Inaspettatamente, in breve tempo, la loro sinfonia metallica attraversò l’Atlantico per arrivare a New York e a Detroit, dove i giovani, prevalentemente neri, all’alba della electro-techno, ballarono su Trans-Europe Express e Metal on Metal. Infatti, negli Stati Uniti, nove anni più tardi, il brano fu ripreso da una figura chiave della nascente scena hip-hop, Afrika Bambaataa.

Insieme al suo collega Arthur Baker – utilizzando una comune drum machine Roland TR-808, creò l’innovativo Planet Rock, in cui Bambaataa e altri “rappavano” su una versione di Trans-Europe Express interpolata con un altro brano dei Kraftwerk, Numbers.

Planet Rock: elemento chiave della musica e della cultura hip-hop.

Nei decenni successivi, sul Trans-Europe Express sono saliti in molti. La go-go funk band di Washington DC Trouble Funk, realizzò nel 1984 una versione funky, Trouble Funk Express. Nell’hip-hop made in U.S.A, ha ispirato band come i 2 Live Crew, in Drop the Bomb del 1988. I Jurassic 5 di Unified Rebelution, nel 1995.

Tuttavia, a noi sembra che a questi artisti sia sfuggita l’essenza originale dei Kraftwerk, l’uso espressivo dello spazio vuoto che lasciava campo aperto all’immaginazione.

Perché oggi è importante ascoltare i Kraftwerk?

Rolling Stone ha classificato Trans Europe Express alla posizione numero 250 nella lista dei 500 migliori album di sempre. Nel 2014, il Los Angeles Times lo ha nominato il più importante album pop degli ultimi 40 anni.

E sebbene la cacciata del mitico Nicky Siano, il DJ più famoso del mondo dalla discoteca più famosa del mondo (Siano scelse Trans Europe Express come brano riempipista allo Studio 54 e non tutti compresero l’intuizione) sia poco più di una leggenda metropolitana, ascoltare oggi Trans Europe Express a 46 anni di distanza dalla prima pubblicazione, è quasi un atto politico.  

Perché Ralf Hütter, Karl Bartos, Wolfgang Flür e Florian Schneider nacquero tra le macerie. Figli della distruzione, non finsero di ignorare il passato e cercarono una risurrezione. Nei Paesi Vincitori, nell’America e nel Regno Unito degli anni Sessanta, i giovani potevano sentiti socialmente obbligati a ribellarsi ai loro padri. Nella Germania Ovest le nuove generazioni erano invece moralmente obbligate a farlo.

Danni di guerra sulla Marktstraße, la via del mercato – Düsseldorf, 1947

L’elettronica divenne per i Kraftwerk la medicina perfetta per guarire il passato. I Kraftwerk rinunciarono alla struttura del passato eliminando anche gli strumenti musicali del passato.

Il rivoluzionario Synthanorma Sequenzer: i Kraftwerk possedevano una versione costruita appositamente per loro dalla Matten & Wiechers, su accorgimenti tecnici di Florian Schneider.

Per questo i Kraftwerk resteranno per sempre i più ribelli di tutta la stagione krautrock. Hanno cullato il desiderio di un’intera generazione di tedeschi nati dalla guerra: il desiderio di sradicare il passato. 

Un’Europa ideale

Con i loro leitmotiv semplificati hanno cantato un’Europa ideale, fatta di antichità e di invenzioni moderne. Ed anche un’Europa che restò impassibile di fronte all’orrore della guerra, come in Europe Endless.

L’intera trilogia dei Kraftwerk, infatti, è stata un omaggio alla creatività moderna dell’Europa: Autobahn, Radioactivity ed in ultimo, Trans-Europe Express. Al di là del ritmo sferragliante delle sequenze crescenti dei sintetizzatori, provammo l’assenza di gravità, il senso di vuoto. Scivolammo senza attrito in uno stato di trance.

Trance: una condizione paralizzante, che sembra aver contagiato molti concittadini europei, sordi, rassegnati, a convivere con le notizie di una lacerante guerra “moderna” nel loro “vecchio” Continente. Uno stato in cui l’abitudine scivola velocemente verso l’indifferenza.

I Kraftwerk hanno sognato un’Europa libera, unita e pacificata, da percorrere un giorno in treno, da Oporto fino a Kostroma. Dovrebbe diventare obbligatorio, per tutti i cittadini europei: dovremmo pretendere un’Europa così.

— Onda Musicale

Tags: Kraftwerk
Sponsorizzato
Leggi anche
Chris DeGarmo: ecco un ritratto del talentuoso chitarrista dei Queensrÿche
“One day” l’ultimo singolo dei S.A.M. Project